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Giovani

Nel 2013 il Consiglio Europeo, nell’ambito della Youth Employment Initiative (YEI), ha varato la cosiddetta “Youth Guarantee” per fronteggiare le difficoltà di inserimento lavorativo dei giovani nei Paesi UE garantendo opportunità educative, formative e occupazionali a chi avesse meno di 30 anni. Rinnovata e rafforzata nel 2020 per affrontare i problemi generati dalla pandemia di Covid-19, la misura continuerà anche per il prossimo settennato.

In contemporanea con l’avvio della misura europea, Secondo Welfare ha creato un focus tematico conl’obiettivo di monitorare lo sviluppo delle misure connesse al programma nazionale “Garanzia Giovani e alle sue molteplici declinazioni, nonché prestare attenzione a esperienze significative realizzate in altri Paesi dell’Unione.

Pur continuando a occuparsi delle misure direttamente legate all’iniziativa europea, oggi il focus si interessa in maniera più ampia di vari temi legati ai giovani. L’intento, in particolare, è di monitorare la loro situazione socio-economica nel contesto post-pandemico e le relative misure messe in atto a livello nazionale e locale per sostenerli. Come mostrano numerose ricerche, infatti, i giovani sono tra i soggetti più colpiti dagli effetti del Covid-19 e proprio per questo appare fondamentale riflettere sulle iniziative di primo e secondo welfare che li riguardano.

Partendo dalle ricerche di Eurofound abbiamo analizzato i flussi all'ingresso del mercato del lavoro, mettendo in luce come la "corsa a ostacoli" in cui è impegnata la Garanzia Giovani differisca sensibilmente da paese a paese, in particolare nell'Europa meridionale. Una riflessione per capire quali obiettivi potrebbero essere realisticamente perseguiti allo stato attuale.
Nell’attesa di ulteriori chiarimenti da parte del Ministero e dell’Inps, nell'ambito del Focus Garanzia Giovani abbiamo ci siamo posti alcune domande rispetto alle implicazioni del Bonus Occupazione sul principio di contendibilità, che dovrebbe favorire processi di mobilità territoriale al fine di coprire i posti di lavoro vacanti.
La Commissione Europea ha passato in rassegna 18 progetti pilota volti a sperimentare una prima applicazione della strategia Garanzia Giovani. I progetti riguardano aree territoriali di diversa natura in sette paesi membri: Irlanda, Italia, Lituania, Polonia, Romania, Spagna e Regno Unito. Abbiamo analizzato il rapporto e tratto alcune considerazioni generali.
Sono passati quattro mesi dall’avvio della Garanzia Giovani nel nostro Paese. A questo punto, secondo le previsioni del governo, i percorsi di inserimento degli under 30 nel mondo del lavoro dovrebbero essere entrati a pieno regime, mentre l’implementazione della misura ancora arranca. Per questo alcuni hanno iniziato a sollevare dubbi, altri parlano già di fallimento del piano.
La risposta delle imprese alla garanzia giovani appare deludente: sono ancora poche le offerte di lavoro segnalate. Il governo ha finora insistito su azioni di sensibilizzazione e incentivazione economica per rendere la Garanzia giovani più appealing alle aziende. Ma questo non basta. Occorre invece cogliere l’occasione per un cambiamento profondo dei centri per l’impiego.
Nel nostro Paese l’implementazione del programma europeo appare in forte ritardo, ma sono diversi i Paesi europei che vivono la medesima situazione. Patrik Vesan si sofferma sul caso della Francia e della Spagna, segnalando similitudini e differenze rispetto alla declinazione italiana della Youth Guarantee.
Trascorsi i sessanta giorni di "riscaldamento" dall'inizio della Garanzia per i giovani (GG), cosa possiamo dire delle scelte effettuate dalle regioni italiane? Se alcune di esse sembrano sulla buona strada, altre invece mostrano ancora un polso debole, rischiando così - che si tratti di scelte strategiche o che rispondono alla “logica del calderone” - di sprecare quest’occasione.
Otto settimane non bastano certo a produrre risultati concreti, è però lecito chiedersi a che punto siamo e che cosa possiamo aspettarci da questa ambiziosa iniziativa. Per evitare il fallimento, il governo deve attivarsi subito almeno su due fronti: il rispetto di criteri minimi di trasparenza ed efficacia e il collegamento col mondo delle imprese. L'opinione di Maurizio Ferrera.
Continuano i nostri approfondimenti sull’implementazione della GG. Vi presentiamo il caso della Sardegna che, con una situazione occupazionale giovanile abbastanza seria, è stata la prima regione tra quelle del Sud, ad aver siglato con il Ministero la convenzione richiesta per attivare nel proprio ambito la Garanzia Giovani.
Continuano gli approfondimenti sull’implementazione della Garanzia Giovani nelle Regioni italiane. Dopo il caso del Piemonte, vi presentiamo quello della Puglia, dove la Garanzia andrà a inserirsi in un assetto di politiche preesistenti che, se ben sfruttato, potrebbe essere determinante per il suo successo.
La Garanzia Giovani è finalmente partita, almeno a livello ufficiale. Tuttavia, il grosso della sua attuazione effettiva dipendente innanzitutto dalle amministrazioni regionali e dai servizi al lavoro che verranno accreditati a livello locale. Nell'ambito del nostro Focus tematico, avviamo un'esplorazione preliminare delle prime fasi di implementazione a livello regionale.
L’implementazione della Garanzia Giovani attribuisce un ruolo centrale alle Regioni. Per questo motivo, il Focus YEI-GARANZIA GIOVANI ha avviato un’esplorazione preliminare delle iniziative avviate a livello regionale. Cominciamo dal Piemonte che, regione con il tasso di disoccupazione più alto nel Nord-Italia, è stata la prima a partire con il proprio piano.
Seicentottantamila. Questo il numero di giovani disoccupati nel mese di marzo. Un piccolo esercito, a cui si devono aggiungere più di due milioni di «né, né»: ragazzi e ragazze fra i 18 e i 29 anni che non studiano e non lavorano. Cosa si può fare per aiutarli? Da oggi, Festa del Lavoro, l’Unione Europea e il governo italiano offrono una nuova possibilità: la «Garanzia giovani». Chi si iscrive ad un apposito portale Internet verrà contattato nei prossimi mesi dai servizi per l’impiego al fine di concordare un percorso di inserimento. Gli ostacoli da superare, tuttavia, non sono pochi.
La Garanzia Giovani è solo l'ultima di una lunga serie di azioni promosse a livello europeo. Lo sviluppo delle politiche comunitarie orientate all'inserimento dei giovani nel mercato del lavoro non è infatti una novità di questi ultimi anni, né una semplice risposta alla crisi economica scoppiata nel 2008. E' però la prima misura indirizzata espressamente al problema della disoccupazione giovanile
In occasione dell’entrata in vigore anche in Italia della Garanzia Giovani Percorsi di secondo welfare lancia uno speciale focus che intende porsi come finestra di osservazione e di riflessione sulle iniziative ad essa connesse. Il principale obiettivo è monitorare lo sviluppo del programma nazionale e le sue molteplici declinazioni regionali e locali, senza perdere di vista le esperienze estere.
Il focus Garanzia Giovani di Percorsi di secondo welfare, che sarà coordinato da Patrik Vesan, docente di Scienza Politica presso l’Università della Valle d’Aosta, intende porsi come finestra di osservazione e di riflessione sulle iniziative connesse alla Youth Guarantee, in cui sono riposte molte attese e speranze per affrontare il problema della disoccupazione giovanile nel nostro Paese. Il principale obiettivo è monitorare lo sviluppo delle misure connesse al programma nazionale della Garanzia Giovani e alle sue molteplici declinazioni regionali e locali, nonché prestare attenzione ad alcune esperienze significative realizzate in altri Paesi dell’Unione.
Il Ministero del Lavoro sta mettendo a punto l’implementazione della Youth Guarantee, l’iniziativa europea volta a contrastare la disoccupazione giovanile. Ma quali risultati effettivamente potrà raggiungere nel nostro paese? Il contesto italiano presenta infatti molte criticità, sia relative alle politiche del lavoro che al sistema economico, che rischiano di compromettere l’esito del piano.
Se in Italia il dibattito sull’utilizzo dei fondi FSE per la Youth Guarantee è più che mai acceso, anche il resto dell’Europa si muove per implementare misure adeguate a sostenere i giovani under25 senza lavoto. Al 15 gennaio 2014, 17 dei 28 Stati Membri hanno presentato alle istituzioni UE il proprio piano attuativo: ve ne raccontiamo alcuni.