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Editoriale

"La sfera del welfare è un «diamante» a quattro punte. Oltre allo Stato, contribuiscono al benessere delle persone il sistema-famiglia, il mercato, le associazioni intermedie". Così Maurizio Ferrera, Professore dell'Università degli Studi di Milano e supervisore Scientifico del Laboratorio Percorsi di secondo welfare, descrive il sistema di protezione sociale del nostro Paese all'interno dell'articolo pubblicato da "Buone Notizie", inserto del "Corriere della Sera".
Negli ultimi trent’anni il politologo torinese scomparso pochi giorni fa ha approfondito la “politica” soprattutto nella sua accezione di policy. Un contributo rilevante soprattutto in un Paese in cui sembra essere la politics a prevalere in ogni ambito. Tuttavia, chi immagina che studiare la politica come policy riduca la sua analisi a una questione meramente tecnica ignora uno degli elementi che ha probabilmente rappresentato il tema più ricorrente negli studi di Bobbio: il conflitto, inevitabile in qualunque processo decisionale democratico, e la sua gestione, tanto indispensabile quanto faticosa da realizzare.
Una dei pochi tratti costanti della politica italiana è stata l’"àncora" europea. Una scelta che ci ha ripagato in termini di sicurezza, prosperità, modernizzazione istituzionale. Il referendum del 4 dicembre determinerà se, per la prima volta, nel nostro Paese prevarrà un fronte dichiaratamente euro-scettico. Se prevarrà il no, da un lato, c'è il rischio di un completo disancoramento dalla UE e l’inizio di una navigazione senza bussola, fuori dall’euro. Dall’altro lato, un commissariamento esterno da parte della Troika.
Le misure sulle pensioni saranno il piatto forte della prossima legge di stabilità. Il “pacchetto” costerà circa sei miliardi di euro nel corso dei prossimi tre anni. Con i tempi che corrono, non è certo una cifra da poco. Ma in un paese che non riesce a riprendersi dalla crisi è davvero una priorità aumentare (in deficit) la spesa pensionistica, che peraltro è già fra le più alte d’Europa? Non sarebbe più opportuno investire nel welfare “per la crescita”?
Nel nostro Focus sulla Garanzia Giovani abbiamo cercato di ospitare un dibattito senza pregiudizi, partendo dall’idea che questa misura sia un’opportunità per ripensare l’intero sistema di governance delle politiche attive del lavoro in Italia. Questa settimana vi proponiamo tre articoli, firmati da Renata Lizzi, Daniele Fano e Francesco Seghezzi, che sviluppano e arricchiscono alcune considerazioni già precedentemente espresse in Percorsi di secondo welfare.
In pochi l'hanno segnalato, ma è evidente che esiste un nesso tra la capacità inclusiva dei nostri sistemi di welfare e il fenomeno terroristico che si è drammaticamente abbattuto su Parigi. Cosa ha offerto (o non ha offerto) la nostra società a chi dall’Europa va a combattere nelle file di formazioni terroristiche? Bisogna guardare al problema della coesione sociale in maniera integrale, chiedendosi anche quali siano gli stili o gli approcci di policy più adeguati allo scopo di trasformare la società in senso inclusivo.
Nella legge di Stabilità sembra emergere un disegno di politica economica e sociale probabilmente destinato ad accompagnarci per il resto della legislatura. I grandi obiettivi sono crescita, lavoro, investimenti, meno disagio, più merito. I principali strumenti sono la riduzione della pressione fiscale e la razionalizzazione della spesa pubblica. Come prima misura per favorire la crescita andrà alleggerita la pressione fiscale, ma la classe media dovrà essere disposta a spendere di più per il welfare.
Negli ultimi mesi il dibattito sull’euro-crisi è stato dominato da due eccessi: tecnicismo e moralismo. Da un lato, balletti quotidiani di cifre e di sigle sconosciute e incomprensibili ai più. Dall’altro lato, giudizi su buoni e cattivi, santi e peccatori, creditori e debitori. E’ mancato uno spazio di discussione intermedio, ancorato ai fatti ma ispirato a principi, e soprattutto capace di guardare lontano. E qualcuno già parla di un nuovo “tradimento dei clerici”, resuscitando la formula usata da Julien Benda negli anni Venti per denunciare la viltà e la partigianeria degli intellettuali.
Il Comitato Economico e Sociale Europeo ha pubblicato la versione definitiva della Milan Declaration, in cui sono sono delineate alcune proposte concrete e raccomandazioni utili per ricostruire e consolidare la dimensione sociale europea in un'ottica d'innovazione sociale. All'interno della Dichiarazione, che sarà presentata alla Presidenza italiana dell'UE, alla Commissione, al Parlamento e al Consiglio, è stato dedicato grande spazio al secondo welfare, indicato dal CESE come strada privilegiata per rimodellare la società e cambiare in positivo il volto delle politiche sociali dell’Unione.
La proposta di legge bipartisan per istituire il voucher universale si pone un obiettivo ambizioso: portare l’Italia al passo con l’Europa sul fronte dei servizi alle famiglie innescando un circolo virtuoso che favorisca la creazione di posti di lavoro nei servizi, l'emersione del lavoro nero, l'aumento dell’occupazione - in particolare femminile - e la crescita del Pil.
La crisi pare aver imprigionato l’Europa in una condizione di ansia perenne che coinvolge tutte le componenti dell’Unione. Prima che la situazione degeneri occorre un cambio di passo che ponga al centro dell'attenzione non solo competitività e mercati efficienti ma anche solidarietà verso i più deboli, e un welfare efficace e capace di rispondere a bisogni sia vecchi che nuovi.
Tra le sfide più impegnative che il nostro Paese è chiamato ad affrontare con maggiore urgenza c’è sicuramente quella del lavoro. Gli ultimi anni sono stati particolarmente duri per il sistema occupazionale italiano, eppure in questa situazione di forte difficoltà nella foschia si iniziano ad intravedere alcuni elementi e strumenti positivi utili ad affrontare le sfide del presente. E’ per questa ragione che abbiamo scelto di lanciare due nuovi focus tematici dedicati a due aspetti che, a nostro avviso, possono risultare particolarmente interessanti: la diffusione del Welfare Contrattuale e lo sviluppo della Garanzia Giovani.
In uno dei momenti più neri per l’economia e il mondo del lavoro italiani occorre trovare soluzioni che possano permetterci di uscire dal tunnel della crisi il più rapidamente possibile. Anzitutto risolvendo il problema del lavoro, investendo sui giovani e modellando un sistema occupazionale che li valorizzi realmente. Sicuri che sia questa la strada privilegiata per provare a uscire dalla crisi, abbiamo scelto di dedicare alcuni approfondimenti al tema della disoccupazione giovanile nel tentativo di individuare gli elementi essenziali da cui si può ripartire.
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