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I provider di welfare aziendale sono società private che si occupano di sostenere le imprese nelle varie fasi di ideazione, implementazione e monitoraggio di interventi o piani di welfare. Attualmente esistono varie realtà inseribili all’interno del mercato dei provider di welfare: le società di servizi, le software-house e le piattaforme on-site, le società di brokeraggio assicurativo e alcune società definibili spurie.

Percorsi di secondo welfare ha deciso di dedicarsi a questo tema realizzando una ricerca – i cui dati saranno pubblicati all’interno del Terzo Rapporto sul secondo welfare in Italia – e degli approfondimenti sulle realtà italiane più rilevanti. Lo scopo della ricerca, che si è svolta tra dicembre 2016 e febbraio 2017, è stato quello di indagare e analizzare i cambiamenti avvenuti all’interno del mondo dei fornitori di servizi di welfare dopo l’introduzione delle novità previste dalla Legge di Stabilità 2016

In questo approfondimento (che segue quelli su Edenred, Easy Welfare, Eudaimon, Willis, Day, DoubleYou, Welfare Company, Happily, Jointly, Sodexo, Family Partner, One Family e TreCuori) andremo a conoscere WellWork, attraverso l’intervista con Marco Milanesio, Ceo della società.


Gentile Dott. Milanesio, quando è nata la sua società WellWork?

WellWork è una società che nasce da una ventennale attività nell’ambito dell’erogazione dei servizi, questo ci permette di affrontare con competenza e passione le sfide che ci pone continuamente di fronte il mercato. Ci siamo specializzati in welfare aziendale perché crediamo che sia una novità in grado di ridefinire le relazioni all’interno delle aziende in una forma che, se ben gestita, può portare a benefici per tutti i soggetti coinvolti.

Il nostro punto di forza è nell’impegno e nella cura della parte analitica, con consulenze approfondite in fase di impostazione dei piani e con assistenza a 360° per tutta la durata dello stesso. Ci piace conoscere a fondo chi si rivolge a noi e ci sta a cuore che le persone sentano non soltanto di avere un servizio soddisfacente, ma anche un provider che sia vicino e si prenda cura di loro. Siamo iscritti all’AIWA, l’Associazione Italiana Welfare Aziendale.


Quali sono le misure e i servizi di welfare che mettete a disposizione alle aziende e i loro dipendenti? 

I servizi che mettiamo a disposizione di aziende e dipendenti partono, innanzitutto, dalla consulenza, che riteniamo sia una fase cruciale da cui dipende la riuscita e il successo di un piano di welfare. Abbiamo un’esperienza ventennale nell’ambito dei servizi erogati alle imprese e la mettiamo in campo per effettuare analisi approfondite del contesto in cui andiamo ad operare. Il nostro scopo è definire la risposta più adatta alle esigenze riscontrate sia da parte dell’aziende sia da parte dei collaboratori.

L’erogazione avviene tramite soluzioni di riorganizzazione aziendale, per migliorare la qualità del rapporto vita-lavoro, o più tradizionalmente attraverso beni e servizi erogati in natura (come voucher, rimborsi spese, convenzioni, ecc.). Poiché lavoriamo da sempre al fianco delle PMI, conosciamo bene il loro legame con il territorio e, per questo motivo, ci occupiamo di gestire anche pratiche di rimborso spese sostenute presso gli esercenti nelle loro vicinanze in una sorta di benefit a chilometro zero.


Quali sono stati i principali cambiamenti avvenuti nel corso degli ultimi due anni, in particolare a seguito delle Leggi di Stabilità del 2016 e del 2017?

La Legge di Stabilità del 2016, e gli accorgimenti previsti in quella del 2017, sono stati il punto di svolta per la diffusione e l’affermazione del welfare aziendale su tutto il territorio nazionale e in ogni settore produttivo. Le soluzioni offerte oggi rappresentano il naturale proseguimento di attività da sempre diffuse nel mondo imprenditoriale, con noti vantaggi sulla salute e la produttività delle aziende. Con le nuove normative e il regime fiscale agevolato, una platea sempre più vasta ed eterogenea di imprese ha iniziato a cogliere i benefici del welfare aziendale e cerca professionisti esterni in grado di supportarli in questa attività.

Più che nuovi servizi, le due leggi ci hanno portato a migliorare alcune fasi del processo di implementazione dei piani, portandoci a curare soprattutto la fase di analisi dei bisogni di azienda e dipendenti per rispondere al meglio alle loro necessità. Le nostre partnership sono andate nella direzione di non privilegiare soluzioni in pacchetti standardizzati, ma di cercare di volta in volta l’attivazione di collaborazioni con fornitori vicini alla realtà di chi si rivolge a noi, in modo da avere una copertura specifica e flessibile sulla base delle richieste che riscontriamo.


Secondo lei, che cosa vogliono ottenere le imprese attivando servizi di welfare aziendale?

Molti sono i vantaggi che le imprese vogliono ottenere dall’attivazione del welfare aziendale. Migliorando il clima aziendale e cercando di esaudire i bisogni dei dipendenti, le aziende puntano a strutturare relazioni con i collaboratori che incrementino la loro motivazione e la loro produttività. Il vantaggio è ovviamente anche economico, di questo le aziende sono informate, ma bisogna ribadire che a guadagnarci è anche il lavoratore: il credito che questi riceve è infatti esentasse e spendibile in un’estesa varietà di beni e servizi.

Tali prestazioni stanno assumendo un ruolo strategico nel rapporto tra le parti coinvolte, in particolare quando tendono a fidelizzare il lavoratore con interventi a favore della sua famiglia o servizi pensati per il suo futuro (es. attivazione fondi di previdenza complementare).


Quali sono le criticità che più spesso riscontrate nel vostro lavoro di “infrastrutturazione” del welfare aziendale?

Le criticità che più spesso riscontriamo riguardano una mancata diffusione della “cultura del welfare”: molte aziende e molti consulenti non hanno ancora colto la portata di questo strumento semplicemente perché non sono formate sulle norme e sul regime fiscale che lo regolano. Per quanto riguarda i dipendenti, il problema che più spesso ci troviamo di fronte è una questione strutturale della società italiana e consiste in una alfabetizzazione informatica delle persone mediamente bassa. Questo complica l’adozione di tecnologie per la gestione del piano e per questo ci richiede di innovare sempre i nostri strumenti per andare incontro alle competenze dei nostri clienti.