Dopo alcuni mesi di trattative sindacali il 18 dicembre del 2017 Confimi Apindustria Bergamo (l’associazione di categoria dedicata alle imprese manifatturiere di Bergamo e Provincia), Fim-Cisl Bergamo e Uilm-Uil Bergamo hanno sottoscritto un Accordo territoriale integrativo al CCNL Confimi Meccanica, il contratto nazionale di luglio 2016 attualmente applicato a tutte le aziende associate a Confimi della provincia di Bergamo. Attraverso questo Accordo (di cui ci eravamo già occupati qui) le parti sociali hanno inteso coinvolgere tutte le piccole e piccolissime aziende metalmeccaniche del territorio, per promuovere e realizzare nuove soluzioni in grado di rendere le imprese sempre più competitive sul mercato e al contempo più attente al benessere dei loro lavoratori.
In questo intervista a Stefano Bosio, Consulente sindacale di Confimi Apindustria Bergamo, ripercorriamo genesi e sviluppi dell’Accordo territoriale, oggi sottoposto all’attenzione dell’imprese associate a Confimi affinché ne valutino l’adesione. L’intervista scaturisce da un percorso laboratoriale su welfare aziendale e reti (Wa.Lab.), organizzato da Percorsi di secondo welfare insieme a Fondazione CRC e che durante il secondo incontro tenutosi a Cuneo il 24 settembre scorso ha visto la partecipazione proprio di Stefano Bosio, insieme ad Andrea Marsonet che ha approfondito l’esperienza della Rete #WelfareTrentino.
Può raccontarci da quale idea è nato l’Accordo territoriale e qual è stato il ruolo di un’associazione come Confimi Apindustria nel promuoverlo?
L’idea è nata dall’ampia delega che il Contratto Collettivo Nazionale di Lavoro del settore metalmeccanico, sottoscritto da Confimi, lascia alla contrattazione territoriale. Con la sottoscrizione del CCNL, infatti, le Parti stipulanti si assumevano l’impegno a favorire la diffusione della contrattazione di secondo livello (territoriale o aziendale) quale strumento per migliorare la competitività delle aziende metalmeccaniche, favorendone in particolare la flessibilità organizzativa. È quindi sembrato interessante poter affrontar e sviluppare tutta una serie di tematiche, tra cui il welfare, che proprio il Contratto Nazionale ha deciso di lasciare ai territori, al fine di poter fornire risposte più immediate e vicine alle concrete esigenze delle aziende, in relazione anche all’area geografica di appartenenza.
Quale è l’ambito di applicazione dell’Accordo? Quale interesse hanno mostrato ad oggi le aziende nei confronti dell’Accordo?
L’Accordo è applicabile, su base volontaria, alle aziende associate a Confimi Apindustria Bergamo, le quali applicano il CCNL Confimi Impresa Meccanica. In tal modo, si è voluto connotare il legame e la connessione dell’azienda con la propria Organizzazione di appartenenza. Ad oggi sono in corso contatti sia con aziende che già hanno una propria contrattazione interna (e che quindi intendono implementarla) sia con aziende che sono prive di contrattazione interna e che vogliono capire come sfruttare al meglio gli ambiti di applicazione dell’Accordo. L’Accordo è stato sottoscritto da alcuni mesi e nel frattempo è stata emanata – elemento certamente innovativo – anche una Circolare interpretativa congiunta da parte di tutte le Organizzazioni firmatarie.
Che cosa prevede l’Accordo, con specifico riferimento all’area del welfare?
Al fine di sensibilizzare aziende e lavoratori al tema, l’Accordo, oltre ad una cifra fissa annuale di 100 euro da erogare in servizi di welfare, prevede un incremento automatico pari al 10% del valore economico del Premio di Risultato Territoriale, nel caso in cui sia esercitata l’opzione di convertire il medesimo in welfare. Le Parti stipulanti, inoltre, si sono impegnate nel ricercare possibili sinergie con piattaforme che offrano servizi il più possibile legati alle realtà del territorio: di questo, in particolare, è incaricata la Commissione Territoriale, un organo attraverso cui le parti cercano di dare risposte rapide e congiunte circa l’applicazione dell’accordo e la sua corretta interpretazione.
Può infine essere interessante ricordare che l’Accordo riconosce le esigenze dei lavoratori in materia di conciliazione vita-lavoro, aprendo allo smart working e prevedendo una deroga al CCNL, grazie alla quale le aziende potranno estendere la quota percentuale di trasformazioni da tempo pieno a tempo parziale rispetto al personale in forza a tempo pieno al momento della richiesta: ciò a fronte alla necessità del lavoratore, debitamente documentata e in assenza di soluzioni alternative, di assistere i genitori, il coniuge o il convivente more uxorio, i figli o altri familiari conviventi che siano gravemente ammalati o abbiano delle disabilità.
Secondo Lei, quali sono le specificità e i tratti più innovativi di questo Accordo?
Ritengo siano la ricerca, da parte dei soggetti stipulanti, di soluzioni, anche sperimentali, che possano in concreto fornire risposte alle necessità di sviluppo e crescita delle imprese e dei lavoratori del territorio. Mi riferisco, in particolare, alle tematiche dell’Accordo che prevedono l’introduzione di misure specifiche per migliorare la competitività, la flessibilità organizzativa e l’ottimizzazione dei costi, l’ampliamento delle figure professionali da inserire nel sistema, garantendo al tempo stesso il coinvolgimento e la partecipazione dei lavoratori, anche attraverso un miglioramento del trattamento economico individuale e il conseguimento dei benefici contributivi e fiscali previsti dalla normativa vigente, così come l’utilizzo degli strumenti incentivanti previsti dalle normative, anche territoriali, definiti allo scopo di favorire la formazione professionale e l’occupazione.
In che modo l’Accordo può contribuire ad avvicinare anche le aziende più piccole al tema del welfare?
Credo, sostanzialmente, che l’accordo possa offrire alle aziende soluzioni di flessibilità organizzativa, nelle quali coinvolgere i lavoratori, anche attraverso uno sviluppo del welfare che funga da stimolo e da sistema premiante.
Quale ritiene che sia il vero punto di forza dell’Accordo?
Il fatto di avvicinare le aziende che non sono abituate, per diverse ragioni, alla contrattazione collettiva di secondo livello alle opportunità che questa offre. In particolare, relativamente alle risposte circa le esigenze più strettamente sentite dalle aziende e a cui il livello di contrattazione nazionale non riesce a sopperire, dal momento che spesso solo la contrattazione "vicina" è in grado di intercettare le singole necessità.
Quali sono i fronti su cui state lavorando pensando al futuro e al rafforzamento dell’Accordo?
L’Accordo è ancora recente: è stato sottoscritto nel dicembre 2017 e, come dicevo prima, successivamente oggetto di prima interpretazione delle Parti, attraverso una Circolare congiunta emanata sei mesi fa, nell’aprile 2018. Attualmente, quindi, l’Accordo è in fase di sviluppo e in quanto tale l’azione della Parti stipulanti è orientata in quella direzione.
Tra l’altro, mi fa piacere menzionare il fatto che Confimi Bergamo, sul fronte della diffusione della cultura e delle pratiche di welfare aziendale, è impegnata con Imprese&Territorio – comitato unitario delle Associazioni d’impresa delle PMI nato nel 2007 e che raggruppa Confartigianato Imprese Bergamo, Ascom, Confimi Apindustria, Cia, Coldiretti, Confcooperative, Confesercenti, CNA, FAI, LIA – nella promozione del progetto “Welfare per la tua impresa”, che mira proprio a promuovere una conoscenza più consapevole del welfare aziendale nel nostro territorio.