Come abbiamo raccontato in un questo articolo, il lavoro delle assistenti sociali è e sarà sempre più importante per implementare tante misure di welfare vecchie, nuove e in discussione. Proprio per questo dopo anni di risorse inadeguate lo Stato è tornato a investire nel settore. Gli sforzi economici sembrano però non essere sufficienti viste le conseguenze contraddittorie che si stanno verificando a livello organizzativo, istituzionale, politico e professionale.
Sclaunich lo ha chiesto a Marco Burgalassi, docente di Programmazione dei servizi alla persona all’Università Roma Tre, a Barbara Rosina, presidente del consiglio nazionale dell’Ordine degli assistenti sociali, e a Elisabetta Cibinel, ricercatrice di Secondo Welfare che cura il Focus tematico Assistenti Sociali. Cibinel, in particolare, ha sottolineato che dopo anni in cui “il Governo ha tagliato i fondi destinati ai servizi sociali a causa della crisi, bloccando tra le altre cose concorsi e turnover” ora che ha ripreso a investire in questo settore. Ci si trova di fronte però di fronte al citato paradosso, in cui non si riescono a sfruttare efficacemente le risorse stanziate. Si stratta di “una situazione macchia di leopardo” spiega Cibinel “anche se emerge una particolare difficoltà al Sud“. Come mostra anche l’infografica realizzata dal Corriere sui dati forniti da Secondo Welfare.