Per raggiungere entro il 2025 l’obiettivo europeo di 33 posti in asilo nido ogni 100 bambini l’Italia dovrebbe crearne almeno altri 100.000 nei prossimi 3 anni. Ma per andare incontro alle esigenze delle famiglie non basterebbe un aumento generico: servirebbe una crescita soprattutto nelle regioni del Sud, lontane dalla media italiana del 26,3% e lontanissime da quella europea del 35,3%. Nel Mezzogiorno è la Campania a detenere il primato negativo, con 9 posti ogni 100 bimbi. Ma negli ultimi anni gli investimenti per la cura dell’infanzia sono cresciuti molti, anche grazie ai fondi europei di coesione.
Il longform di Irene Caselli
È questo il tema di “Diritto all’asilo“, quinto longform del progetto A Brave New Europe, in cui Irene Caselli racconta le storie dei Comuni di Acerra e Salerno, che mostrano quanto i fondi di coesione abbiano aiutato a cambiare la rotta rispetto alle politiche della prima infanzia. Anche se la strada da fare è ancora molta.
Caselli spiega che in molti casi i fondi europei hanno permesso di finanziare le infrastrutture, mentre il loro uso per la gestione delle stesse si è rivelato molto difficile. Le risorse europee permettono di fare gare di appalto per dare la gestione in concessione a cooperative, ma queste si devono fare di anno in anno, rendendo impossibile una pianificazione a lungo termine e creando intoppi. Proprio per queste ragioni ad Acerra il servizio del nuovo asilo nido è stato sospeso per mesi.
Dall’altro lato del Vesuvio, a 60 km a sud, la città di Salerno sembra un altro mondo. Offre infatti 30 posti ogni 100 bambini. Più della media italiana e molto vicino al target europeo. Le ragioni? Gli asili della città – anche in questo caso in parte ristrutturati grazie all’Europa – sono gestiti da cooperative che possono contare su un input molto forte del Comune, che fa in modo di garantire parte delle risorse necessarie e aiuta a pianificare e ragionare sul lungo periodo. Dunque non solo soldi sulle strutture, ma visione e scelta politica.
Ora arriveranno nuove risorse grazie al PNRR, e guardare a quanto fatto finora sarà fondamentale per scegliere dove e come allocare i fondi che andranno ai servizi per l’infanzia.
Il webinar di approfondimento
Il tema del longform è stato approfondito lunedì 14 febbraio nel corso di un webinar a cui sono intervenute Irene Caselli, autrice dell’articolo, e Chiara Agostini, ricercatrice di Secondo Welfare esperta di educazione all’infanzia. Un’occasione per allargare lo sguardo su varie questioni legate ai bisogni educativi e di conciliazione del nostro Paese.
Cos’è A Brave New Europe?
È un progetto di Slow News e Percorsi di Secondo Welfare finanziato dall’Unione Europea per disegnare una “mappa” che aiuti a conoscere e comprendere meglio la Politica di coesione europea. A questo scopo A Brave New Europe – ABNE per gli amici – si avvale delle competenze di giornalisti, ricercatori ed esperti per raccontare attraverso dati, storie e persone 10 temi che consideriamo cruciali per il nostro futuro. Per dare gambe a un’Europa più coraggiosa.