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innovazione tecnologica

La prima edizione del percorso di trasferimento tecnologico Capstone per il Sociale di Politecnico di Milano e Fondazione Triulza ha presentato i suoi risultati, frutto di una convergenza tra competenze sociali e tecnologiche-gestionali
Oggi la della quantità, che riguarda ad esempio il numero di lavoratrici o il pay gap, sta passando in secondo piano rispetto a quella della qualità, legata alla riqualificazione delle competenze. Il PNRR potrebbe essere l'occasione per affrontarle entrambe, ma il tempo è sempre meno.
Il concetto di sostenibilità sociale è multi-sfaccettato e mutevole nel tempo. Ora le istituzioni sono consapevoli di doverne comprendere meglio il costrutto, ma mancano gli strumenti per farlo adeguatamente. In loro soccorso arriva la ricerca scientifica realizzata dal progetto CITYBLE.
Partendo dall'esperienza di CGM, Flaviano Zandonai propone alcune riflessioni sul substrato culturale esistente all'interno dell'imprenditoria sociale e sulle sfide che occorre affrontare per completarne la trasformazione.
A Torino si sta sperimentando l’utilizzo di un’applicazione digitale per facilitare le comunicazioni tra istituti scolastici e famiglie straniere che non conoscono ancora bene la lingua italiana. Ecco i vantaggi che porta con sè.
L’intelligenza artificiale porta nuove opportunità al mondo del welfare, in alcuni casi può rivoluzionare interi servizi. Ma rischia anche di generare nuove forme di discriminazione e togliere centralità agli attori del pubblico e del privato sociale. Il welfare italiano è pronto a trarre il meglio da queste tecnologie?
I problemi legati alla digitalizzazione dei servizi di welfare sono numerosi. Dall’esclusione dei più fragili alla discriminazione delle minoranze, fino all’uso “politico” degli algoritmi: cosa può imparare l'Italia dai casi di Belgio, Paesi Bassi e Francia?
Il 9 gennaio la legge Stanca sulla accessibilità digitale ha compiuto vent'anni. Due decenni nei quali la tecnologia ha cambiato (e continua a cambiare) il mondo e il modo in cui facciamo le cose. Antonio Palmieri ci spiega perché diffondere la cultura dell'accessibilità non è più un optional ma un dovere.