Tra i possibili interventi che il governo Monti starebbe valutando per agevolare l’occupazione femminile, c’è anche la differenziazione dell’imposizione fiscale sul reddito da lavoro.
Una misura inefficace perché, secondo Chiara Saraceno, i fattori che determinano il mancato ingresso delle donne nel mondo del lavoro sono, molto più che il peso del fisco, la mancanza di domanda di lavoro e la scarsità di servizi di cura. Condizione che colpisce maggiormente chi abita al Sud e le basse qualifiche. Senza contare che il reddito derivante dalle agevolazioni fiscali non riuscirebbe comunque a coprire i nuovi costi da sostenere per il lavoro domestico e di cura, specialmente per le basse qualifiche.
Ma anche una soluzione iniqua se si considera che l’incidenza del lavoro femminile è più alta tra le donne ad alta istruzione, mentre le famiglie monoreddito sono più spesso composte da coppie a bassa istruzione. Ridurre l’aliquota per le donne aumentandola agli uomini, rischierebbe così di configurarsi come una redistribuzione di reddito dalle famiglie con meno risorse a quelle con più risorse. Più equo ed efficace sarebbe invece investire risorse per la formazione di quelle donne a bassa istruzione che non riescono ad entrare nel mondo del lavoro, e per migliorare i servizi di supporto alla conciliazione tra vita e lavoro.
Leggi l’intervento di Chiara Saraceno del 21 novembre 2011 su Lavoce.info