Agiscono nei quartieri disagiati, nelle periferie e nei Comuni colpiti dai tagli e dall’invecchiamento, dall’incuria e dal degrado. Sono un’altra forma di protezione civile, una rete del rammendo sociale che guarda al futuro e inventa spazi di valore in cui si può entrare senza tessera e senza raccomandazione: basta la disponibilità, la capacità di «stare con», dimostrando con i fatti che, se si vuole, si possono cambiare in meglio le cose.
Avremo sempre più bisogno di questo volontariato attivo che il premier inglese Cameron ha chiamato big society, perché riempie il vuoto lasciato dalla crisi dei partiti e dei luoghi di aggregazione: molta della sofferenza delle comunità e dei territori è dovuta alla perdita di identità e di valori nei quali un tempo ci si riconosceva. Questo capitale umano di cui l’Italia dispone per fortuna in abbondanza è ancora una risorsa immateriale: nessuno lo conteggia nel Pil al posto dello scandaloso inserimento di droga e prostituzione.
Ma per molti economisti, da Attali a Zamagni fino al presidente del Censis, De Rita, rappresenta una risorsa della quale non si potrà fare a meno se si vuole risalire la corrente e invertire la tendenza della crisi. Il governo ne dovrebbe fare tesoro. Ci avviciniamo a un cambio di scenario nell’anno che comincia: il bene fa sempre più notizia e per il questo il Corriere della Sera ha deciso di raccontarlo, per il terzo anno consecutivo, in "Buongiorno Italia", uno strumento per iniziare in modo costruttivo il 2016 con esempi concreti di chi si è dato da fare per il bene comune.
«Buongiorno Italia», se a risollevarci saranno quelli della porta accanto
Gian Giacomo Schiavi, Corriere della Sera, 31 dicembre 2015