Ci sono rivoluzioni lente e che solo osservate in un orizzonte di lungo termine appaiono in tutta la loro evidenza. Ed è la stessa terminologia, con la sua evoluzione, a indicare il cambiamento. C’erano una volta i fondi interni alle aziende, che fino agli anni 80 erogavano al momento del pensionamento una seconda rendita pensionistica al lavoratore o, più spesso, una seconda liquidazione in forma di capitale. Poi, negli anni 90 con le nuove norme che hanno definito modalità e orizzonti dei fondi pensione, si è iniziato a parlare di previdenza integrativa: strumenti dedicati a chi intendeva aggiungere alla propria pensione di base un reddito aggiuntivo. Nel decennio successivo si è iniziato a parlare di previdenza complementare, vista la sempre maggiore necessità di completare una pensione di primo pilastro, sempre meno sostanziosa, con uno strumento in grado di raggiungere il livello di prestazione analogo a quello ottenuto da chi andava in pensione con il vecchio e più generoso sistema retributivo. Oggi, dopo la crisi finanziaria che ha messo in ginocchio prima i mercati e poi gli assetti produttivi dei paesi industrializzati,dopo quella che è stata definita una vera e propria guerra economica una rivoluzione dell’ordine di priorità, si è assistito a una divaricazione: da una parte ampie fette di popolazione che non hanno potuto più accedere a strumenti privati di previdenza e assistenza sanitaria, complice l’aumento della disoccupazione.
Dai fondi pensione al Welfare Integrato: cosa cambierà nel 2016
Marco lo Conte, Il Sole 24 Ore, 29 dicembre 2015