Il 20 settembre scorso, l’Università Statale di Milano ha ospitato un importante evento dedicato al welfare aziendale e alla sua influenza sulla qualità della vita e del lavoro all’interno delle cooperative. Durante l’incontro è stata presentata una ricerca innovativa condotta dal nostro Laboratorio in collaborazione con l’Università degli Studi di Milano, nell’ambito del progetto MEIEC, e promossa da CoopForm Lombardia.
Lo studio ha analizzato per la prima volta il livello del welfare aziendale in 113 cooperative della Regione Lombardia, raccogliendo dati utili per individuare benefici, sfide e strategie di sviluppo per questo settore. Un documento utile anche per il mondo cooperativo che opera al di fuori dei confini lombardi.
L’evento ha visto i saluti iniziali di Barbara Farina, Presidente di CoopForm e Direttrice di Legacoop Lombardia e di Franca Maino, docente dell’Università degli Studi di Milano e direttrice scientifica di Secondo Welfare. Successivamente, Valentino Santoni, ricercatore di Secondo Welfare, e Stefano Ronchi dell’Università degli Studi di Milano, hanno illustrato i principali risultati della ricerca. A chiudere la mattinata una tavola rotonda a cui hanno partecipato operatori e esperti che si sono confrontati sui temi emersi dallo studio.
I principali risultati della ricerca
Santoni e Ronchi hanno spiegato che dallo studio emerge chiaramente che il welfare aziendale, tradizionalmente associato alle grandi imprese private, sta guadagnando terreno anche nel settore cooperativo. Questo fenomeno sottolinea il potenziale del welfare come strumento chiave per migliorare le condizioni lavorative e favorire lo sviluppo sociale ed economico delle organizzazioni.
Uno degli aspetti più interessanti è la correlazione diretta tra welfare aziendale e produttività. Come hanno evidenziato i due ricercatori, un ambiente di lavoro positivo e il benessere dei dipendenti si traducono in un aumento della produttività e della motivazione. La valutazione media dei piani di welfare, con un punteggio di 7.2 su 10, indica una percezione positiva da parte di soci e lavoratori riguardo alle prestazioni offerte dalle cooperative. I benefici del welfare non si limitano solo agli aspetti economici, ma comprendono anche elementi cruciali come la conciliazione tra vita privata e lavoro e il miglioramento del benessere psicofisico.
Un dato significativo è che il 70% delle cooperative coinvolte nell’indagine già offre forme di welfare aziendale come flessibilità oraria, assistenza sanitaria integrativa e previdenza complementare, spesso previste dai contratti collettivi nazionali. Tuttavia, il welfare non si limita solo a queste forme tradizionali: strumenti innovativi come buoni spesa e fringe benefit stanno guadagnando popolarità come integrazione del salario.
Nonostante la crescente diffusione del welfare aziendale, la ricerca ha messo in luce alcune criticità. Esistono ad esempio forti disuguaglianze nell’accesso a tali prestazioni: i soci-lavoratori delle cooperative ne beneficiano in misura maggiore rispetto ai dipendenti, e le disparità di genere e di livello di istruzione si riflettono nell’accesso ai benefici. Queste differenze evidenziano un problema più ampio di stratificazione socio-economica che, sebbene il welfare aziendale abbia il potenziale per essere uno strumento inclusivo, non riesce sempre a correggere. In particolare, coloro che percepiscono redditi più elevati tendono a sfruttare maggiormente le prestazioni di welfare, escludendo i lavoratori con salari più bassi. Questa situazione evidenzia l’importanza di riflettere su come rendere il welfare aziendale accessibile a tutti i dipendenti, a prescindere dalla loro posizione economica o professionale.
Infine, un altro dato significativo è la volontà delle cooperative intervistate di ampliare ulteriormente l’offerta di welfare. Più della metà delle organizzazioni che già offrono prestazioni di questo tipo ha dichiarato l’intenzione di investire maggiormente in strumenti come buoni spesa, flessibilità oraria e assistenza sanitaria integrativa.
Tavola rotonda: idee e strategie a confronto
Un momento centrale dell’evento è stata la tavola rotonda intitolata “Il sistema cooperativo investe sul welfare aziendale: quali strumenti in campo?”, moderata dalla nostra Elisabetta Cibinel. Alla discussione hanno partecipato rappresentanti di spicco del mondo cooperativo e sindacale: Giorgio Budassi, Direttore Previdenza Cooperativa; Attilio Dadda, Presidente Alleanza della Cooperazione Lombarda; Marco Menni, Presidente Fon.Coop; Bruno Ceccarelli, Presidente Insieme Salute; Valeria Negrini, Vicepresidente Vicario Mutua Cooperazione Salute di Confcooperative; Ivan Comotti, Segreteria Cgil Lombardia in rappresentanza di Cgil, Cisl, Uil Lombardia. I relatori si sono confrontati sulle strategie attuali e future per rafforzare il welfare aziendale nel sistema cooperativo lombardo, evidenziandone punti di forza e criticità.
Uno dei temi principali emersi è stato il ruolo delle cooperative nel promuovere un welfare aziendale più accessibile e inclusivo. Come sottolineato da Dadda, “le cooperative hanno la capacità di offrire un welfare di prossimità, fondato su valori di solidarietà e partecipazione, che può rispondere in modo più efficace ai bisogni delle persone rispetto ai modelli aziendali privati tradizionali”. Questa prossimità consente la co-progettazione di piani di welfare che considerino le specificità territoriali e le esigenze dei soci lavoratori, un modello che il settore cooperativo può sviluppare ulteriormente.
Per la cooperazione sociale il welfare aziendale può (e deve) essere bidirezionale
Tuttavia, i relatori hanno messo in evidenza anche alcune problematicità. Ivan Comotti, ha affermato che il principale ostacolo all’espansione del welfare aziendale nelle cooperative è rappresentato dai costi e dagli oneri organizzativi. “Molte cooperative riconoscono l’importanza del welfare, ma non sempre dispongono delle risorse economiche e gestionali per implementare piani strutturati”, ha spiegato, sottolineando la necessità di un maggiore supporto istituzionale e politiche fiscali più favorevoli.
Un altro punto discusso è stato la frammentazione del mondo cooperativo. Ceccarelli, ha enfatizzato l’importanza di superare la “parcellizzazione” del settore, promuovendo alleanze e sinergie tra cooperative, specialmente quelle più piccole. “Unire le forze”, ha spiegato Ceccarelli, “non solo consente di ottimizzare le risorse, ma permette di offrire pacchetti di welfare più completi e accessibili ai lavoratori“.
Valeria Negrini ha infine richiamato l’attenzione sulla necessità di garantire che il welfare aziendale non si limiti a benefit immediati come i buoni spesa, ma si concentri anche sul futuro dei lavoratori. “Le cooperative devono continuare a investire in forme di welfare che rispondano ai bisogni più pressanti dei soci, come la previdenza complementare e l’assistenza sanitaria”, ha dichiarato, ponendo l’accento sulla necessità di costruire piani che possano offrire maggiore sicurezza economica e benessere a lungo termine.
Sinergie e sfide per un welfare aziendale inclusivo nel mondo cooperativo
La nostra Franca Maino ha concluso l’evento mettendo in luce i principali spunti emersi e le sfide che il mondo della cooperazione e del Terzo Settore si troverà ad affrontare. Tra gli aspetti positivi, la professoressa ha evidenziato una crescente consapevolezza sul tema del welfare all’interno del settore. “Possiamo dire che, grazie alla ricerca svolta, il welfare aziendale non è più un’opportunità limitata alle grandi imprese del settore privato”. Ha inoltre sottolineato come negli ultimi anni il terzo settore abbia sviluppato una “maggiore capacità di elaborazione”, contribuendo a farlo crescere e a riposizionarlo nei confronti del settore pubblico e del mondo imprenditoriale.
Come viene speso il welfare aziendale? Viaggio dentro i dati di un provider
Tuttavia, Maino ha richiamato l’attenzione sulle sfide ancora aperte, come la frammentazione del Terzo Settore e l’insufficiente aggregazione delle risorse, che spesso ostacola l’efficienza e l’efficacia delle politiche di welfare. Ha inoltre sottolineato la necessità di migliorare la fruizione delle prestazioni offerte, poiché, nonostante l’impegno per creare pacchetti di welfare, una parte significativa delle risorse non viene utilizzata. In particolare, ha evidenziato l’importanza del coinvolgimento degli enti bilaterali e delle parti sociali, che dovrebbero essere i principali promotori di queste iniziative. Tali soggetti possono infatti supportare le cooperative non solo nell’implementazione delle misure di welfare, ma anche nella promozione di una cultura più inclusiva e orientata al benessere complessivo dei lavoratori.
La docente ha quindi spiegato come, oltre agli strumenti di welfare aziendale più diffusi, come i buoni spesa, “sia essenziale valorizzare le misure legate alla cura, all’istruzione, alla sanità e all’assistenza” per rispondere ai bisogni concreti dei lavoratori relativi alla previdenza, al work-life balance, alla sanità e all’assistenza ai familiari non autosufficienti.
In conclusione, Maino ha evidenziato l’importanza della coprogettazione e della collaborazione tra il settore pubblico e privato, auspicando un futuro in cui il Terzo Settore possa rafforzare il proprio ruolo nella costruzione di un welfare inclusivo e capace di rispondere ai bisogni reali dei lavoratori.