Come riporta Massimiliano Jattoni Dall’Asén sul Corriere della Sera, l’aumento della soglia di defiscalizzazione dei fringe benefit sarà inserito anche nella Legge di Bilancio 2025 (ve ne avevamo parlato qui). Il tetto per il prossimo anno (ancora temporaneo) dovrebbe essere di 1.500 euro per tutti i dipendenti, indipendentemente dalla presenza o meglio di figli nel nucleo familiare. Nel 2023 e nel 2024, infatti, sono state previste differenti quote a seconda della presenza o meno di figli minorenni nello stato di famiglia.
I fringe benefit, lo ricordiamo, sono strumenti regolati dalla normativa del welfare aziendale – cioè gli articoli 51 e 100 del TUIR, il Testo Unico delle Imposte sui Redditi – e rappresentano un sostegno al reddito di lavoratori e lavoratrici che gode di specifici benefici fiscali per le imprese che li erogano. Tra le formule più comuni ci sono card o voucher acquisto da spendere presso catene commerciali o negozi (anche della grande distribuzione online) e buoni benzina. La norma prevede un tetto massimo di 258,23 euro che negli ultimi anni è stato però aumentato a più riprese – temporaneamente, per la durata dell’anno fiscale – al fine di sostenere i consumi rallentati da pandemia, guerra e inflazione.
Come ha spiegato a più riprese Valentino Santoni sul nostro portale, anche se l’obiettivo è condivisibile e giusto, il Legislatore deve tuttavia stare attento perché la temporaneità degli interventi, uniti alla generale mancanza di attenzione per la dimensione “nobile” (sanità, assistenza, educazione) rischia di snaturare la logica stessa del welfare aziendale.