Tra maggio e giugno 2024 Secondo Welfare ha realizzato delle attività di valutazione per esplorare le opinioni delle persone in merito agli elementi che costituiscono l’“identità italiana” per realizzare, testare e validare il messaggio di una campagna di comunicazione sul tema in fase di realizzazione.
L’iniziativa, intitolata “Cos’è l’italianità? Aiutaci a scoprirlo”, è promossa da CISV – Comunità Impegno Servizio Volontariato ETS nell’ambito del progetto “Towards a community of practice and a coalition to change the narrative on migration”, finanziato dal Programma Europeo per l’Integrazione e le Migrazioni (EPIM), che mira a cambiare la narrazione sulle migrazioni. Un obiettivo che, per essere centrato, ha bisogno anzitutto di comprendere il contesto in cui arrivano le persone straniere che migrano nel nostro Paese.
Di seguito vi proponiamo i principali esiti della survey che abbiamo condotto in tal senso.
Orgoglio italiano, benessere percepito e rapporto con le persone di origine straniera
Il questionario1 presentava una prima sezione dedicata a “l’orgoglio italiano”2. Il primo dato evidente è che soprattutto le donne non si sentano orgogliose di essere italiane, registrando un valore quasi triplo rispetto a quello degli uomini. Tra le persone orgogliose di essere italiane, invece, la distanza è decisamente minore tra uomini e donne, consacrando comunque la sovrarappresentazione femminile nel campione. In media, infatti, le donne hanno espresso un minor grado di orgoglio, registrando valori che si attestano di quasi un punto meno positivi rispetto a quelli degli uomini (6,3 per le donne e 7,1 per gli uomini).
Tra le persone orgogliose di essere italiane, abbiamo registrato un tiepido accordo rispetto al livello di benessere che in questo momento sembra caratterizzare il nostro Paese: rispondendo alla domanda “In quest’epoca, il livello di benessere in Italia è elevato”, infatti, in media, gli uomini si sono dimostrati leggermente più d’accordo (6,3) con l’affermazione rispetto alle donne (5,4). Non molto distanti coloro che non si sentono orgogliosi di essere italiani, che registrano un disaccordo leggermente più marcato, con valori di poco superiori al 4 (su 10).
Contrariamente al sentire comune, che spesso vede la presenza di persone di origine straniera come una preoccupazione per la crescita, indipendentemente dall’orgoglio nazionale, le persone che hanno partecipato alla survey ritengono che tale presenza rappresenti un’opportunità. I valori medi delle risposte fornite alla domanda “La presenza di persone di origine straniera rappresenta un’opportunità per la crescita dell’Italia” si registrano superiori all’8 su 10, ad eccezione per quegli uomini che non si sentono orgogliosi di essere italiani, i quali riportano un valore medio inferiore di 1 solo punto.
Tale preoccupazione, inoltre, non viene neanche percepita rispetto al ricorrente legame tra presenza di persone di origine straniera e aumento dei tassi di criminalità: l’intero campione, infatti, si trova piuttosto in disaccordo con l’affermazione “Le persone di origine straniera che vivono in Italia aumentano i problemi di criminalità nel quartiere o nella città in cui vivono”, scegliendo in media valori intorno a 4 su 10.
La preoccupazione per il razzismo e il nodo cittadinanza
A preoccupare il campione è, invece, l’aumento di atteggiamenti razzisti e discriminatori nel nostro Paese: questa preoccupazione, infatti, registra un valore medio superiore all’8 su 103. Lo stesso grado di accordo si registra per quanto riguarda l’affermazione “Penso che i dati e le informazioni che i media presentano sul fenomeno migratorio siano spesso riportati in modo sensazionalistico e creino inutili allarmismi”.
Queste posizioni potrebbero essere frutto di una vicinanza e della prossimità relazionale con persone di origine straniera nella vita quotidiana: uomini e donne orgogliosi di essere italiani: l’affermazione “Ho amici e amiche/conoscenti di origine straniera” registra infatti valori superiori a 8 su 10. Il valore scende di 1 solo punto per le persone che non si sentono orgogliose di essere italiane.
Le differenze di genere, invece, tornano ad essere leggermente significative nel momento in guardiamo le risposte alla domanda “Chi nasce/studia/lavora/vive in Italia dovrebbe avere diritto alla cittadinanza”: le donne, infatti, registrano un accordo con questa affermazione superiore di 1 punto agli uomini (9,5 contro 8,5). Tale distanza si attenua nel momento in cui allarghiamo lo sguardo a coloro che non si sentono orgogliosi di essere italiani: mentre la media femminile rimane a 9,5, quella maschile sale, infatti, a 8,8 su 10. Nonostante i diversi livelli di orgoglio italiano dichiarati, le affermazioni citate dimostrano che le persone che hanno partecipato alla survey tendono ad esprimere opinioni simili su questi temi.
Mentre si rivela un certo scetticismo nei confronti del livello di benessere attuale del nostro Paese, si registra un sostanziale rifiuto della narrativa che dipinge le persone di origine straniera come un problema (in particolare, in termini di aumento della criminalità). In questo senso, non stupisce la sensibilità mostrata dal campione verso un’estensione del diritto di cittadinanza a coloro che nascono, crescono e vivono sul territorio italiano.
In questo senso appare quindi interessante vedere cosa significa, per il campione, “essere italiani”.
Le caratteristiche dell’italianità, tra luci e ombre
Nella compilazione della survey abbiamo lasciato la possibilità alle persone che decidevano di prendervi parte di elaborare alcune affermazioni con maggiore dettaglio.
La prima domanda aperta chiedeva a chi rispondeva di spiegare per quali motivi si sentono (o meno) orgogliosi/e di essere italiani. Un’attenta analisi delle risposte fornite rivela una realtà complessa e sfaccettata del sentimento di appartenenza e orgoglio nazionale registrato.
Da un lato, infatti, tra gli elementi che alimentano un profondo senso di orgoglio tra i cittadini e le cittadine emerge l’identità culturale, legata alla ricchezza storica, artistica e alla qualità e allo stile di vita di cui il nostro Paese può fregiarsi. Una visione che si associa spesso ad un richiamo alla necessità di una maggiore partecipazione sociale e politica, ma anche alla condivisione e apprezzamento dei successi ottenuti dal “genio” italiano (così indicato in una delle risposte raccolte), dallo sport italiano e dallo stile italiano: non solo cibo e moda, ma anche patrimonio artistico; non solo calcio, ma anche atletica; non solo nell’industria, ma anche nella ricerca.
Autonomia differenziata: opportunità e rischi dalla prospettiva del welfare locale
A fare da contraltare, tuttavia, le persistenti criticità legate all’inefficienza della classe politica, alla corruzione dilagante, alla fallimentare gestione dell’immigrazione e delle politiche giovanili, che consegnano i “nuovi adulti“ ad una precarietà non solo lavorativa, ma anche esistenziale. Risposte, dunque, in grado di far emergere al fianco dell’eccellenza italiana – vanto di molti – il carattere strutturale delle persistenti disuguaglianze sociali, economiche e politiche che ancora oggi, purtroppo, continuano a caratterizzare il nostro Paese.
Arrivati a questo punto la domanda sorge spontanea: chi sono gli italiani e le italiane? Oltre al nesso diretto con il possesso della cittadinanza, molti intervistati concordano sull’importanza della residenza e della stabilità sul suolo nazionale, indicando che chi vi vive e lavora per un periodo significativo di tempo dovrebbe poter essere considerato cittadino italiano.
Alcune/i rispondenti sottolineano la dimensione soggettiva dell’identità italiana, ma non basta sentirsi italiani per essere considerati tali. Da un lato, infatti, questo sentimento soggettivo deve essere accompagnato dal riconoscimento di una integrazione sociale e culturale, dell’accettazione dei valori (vd. infra) e delle leggi italiane. Dall’altro, più del 38% delle risposte identificano la nascita su suolo italiano quale criterio fondamentale per definire chi può essere considerata/o italiana/o.
Il riconoscimento dello ius solis accanto allo ius sanguinis conferma e rafforza la multiforme natura dell’identità italiana. Nascere in Italia, dunque, rappresenta il punto di partenza per eccellenza di una più profonda integrazione sociale e culturale nella vita quotidiana, ma anche nella promozione e radicamento della partecipazione sociale. Fondamentale, infatti, appare per alcuni non solo l’accettazione dei valori democratici condensati nella Costituzione, ma anche una partecipazione attiva alla vita comunitaria e il contributo allo sviluppo del paese.
I valori dell’italianità
Quali sono, dunque, gli elementi positivi e caratterizzanti dell’identità italiana? Quali i valori (altrettanto) positivi che la contraddistinguono? Le risposte, anche in questo caso, restituiscono un’immagine dell’identità italiana molto sfaccettata, che si realizza attraverso vari ambiti della vita quotidiana: dal legame con la cultura (artistica, storica, linguistica) e le tradizioni locali e nazionali, anche quelle culinarie. Il “buon gusto” contraddistingue gli italiani e le italiane, che sia nell’arte, nella moda o nel cibo. Così come l’attaccamento al territorio, a tratti campanilistico, che denota un forte legame (almeno tra coloro che hanno partecipato alla survey) con le proprie radici.
La condivisione di valori sociali e civici, in particolare il rispetto delle leggi e la cittadinanza attiva, si sposano con una dimensione dell’identità italiana fortemente improntata alla relazionalità e alla convivialità, alla condivisione di momenti importanti di vita con altre persone significative (che siano parte della famiglia e/o amici) oltre a modi di fare – come la gestualità e l’empatia. Una condivisione che può facilmente diventare ospitalità e accoglienza, solidarietà verso chiunque abbia bisogno di un supporto – non solo le persone di origine straniera. A queste caratteristiche si associa il richiamo alla solarità, simpatia, espansività e cordialità nei modi di fare.
Particolarmente sottolineate sono state anche le doti creative e la capacità di adattarsi ad ogni situazione e sfida, essere in grado di “arrangiarsi” e di trovare una soluzione adatta per qualsiasi circostanza. Pochissime, infine, le persone che hanno fatto riferimento ai tratti somatici: ciò avvenuto soprattutto per sottolineare che questi non dovrebbero avere alcun legame con l’identità di qualsiasi Paese, non solo l’Italia.
Un’identità in pericolo?
Vista la retorica che spesso accompagna le nostre vite quotidiane che parla dell’identità italiana “sotto attacco” e “in pericolo”, abbiamo voluto provare a capire se il sentimento (almeno tra i/le nostri/e rispondenti) fosse diffuso o meno e quanto questo fosse – eventualmente – legato alla presenza di persone di origine straniera in Italia.
Ecco, allora, che la lettura delle risposte alla domanda “Secondo lei, quali sono le eventuali criticità legate alla presenza di persone di origine straniera in Italia?” mettono subito in evidenza le sfide che il nostro Paese non riesce appieno ad affrontare, prima tra tutte la mancanza di politiche migratorie inclusive ed efficaci, che anzi ostacolano un’integrazione adeguata delle persone di origine straniera, contribuendo alla loro ghettizzazione e marginalizzazione. Tali politiche, inoltre, rendono particolarmente difficile (se non impossibile) l’accesso ai servizi e ai diritti basilari di ogni individuo, come l’istruzione, il lavoro, la casa. Condizione che, in generale, costringe le persone alla povertà e all’irregolarità.
Come un cane che si morde la coda, questa involuzione è intrinsecamente connessa alla (erronea) percezione di un aumento della criminalità legato alla presenza di persone con background migratorio. Percezioni (erronee) che si basano su pregiudizi e discriminazioni alimentate e perpetrate non solo da media alla ricerca di visualizzazioni, ma anche da forze politiche che cavalcano l’onda di un più facile consenso. Percezioni e comportamenti che hanno come unico esito quello di aggravare la tensione e di inibire la comprensione delle differenze culturali, fomentando l’inseguimento di soluzioni semplicistiche che mirano ad innalzare barriere (sociali ma talvolta anche fisiche, confini, mura) tra le persone di paesi diversi invece di creare luoghi in cui realizzare l’integrazione e la contaminazione tra le culture.
Date queste premesse, giungiamo all’annosa domanda: l’identità e la cultura italiana sono in pericolo? La risposta più semplice e breve da dare è che no, identità e cultura italiane non sono veramente in pericolo se per pericolo si intende la crescente presenza di persone di origine straniera in Italia.
Le vere motivazioni per cui sarebbe in pericolo, secondo i/le rispondenti, sono sia fisiche che simboliche: da un lato, i trend di denatalità e invecchiamento della popolazione vengono percepiti come un rischio concreto a cui la sopravvivenza dell’identità e della cultura italiana sono esposte. Dall’altro, gli scarsi investimenti nel sistema scolastico, nella tutela dei beni culturali e del patrimonio artistico, così come la tendenza omologatrice dei processi di globalizzazione rappresentano le principali minacce “simboliche” al loro sostentamento, legate soprattutto all’ignoranza verso la storia del proprio Paese e alla conseguente mancanza di memoria storica.
Inoltre, alcuni/e dei/delle rispondenti sottolineano che identità e cultura italiana sono in realtà in continua evoluzione e mai statiche. La loro storia “millenaria” – di cui spesso siamo facilmente dimentichi – ha radici forti e profonde, che vengono continuamente arricchite e “contaminate” dall’incontro e dalla relazione con altre culture e identità.
Alcune considerazioni a margine
Analizzando i risultati della survey “Cos’è l’italianità?” abbiamo avuto modo di vedere una varia rappresentazione dell’identità italiana, delle caratteristiche e dei valori che la connotano, nonché di interrogarci su che cosa ci renda o meno orgogliosi di appartenere a questa nazione. Lungi dall’avere qualsiasi pretesa di rappresentatività rispetto al sentire della popolazione nel suo complesso, sembra tuttavia impossibile negare il variegato intreccio di una complessità e una diversità che sembra essere endemica – se non al concetto di italianità, almeno a quello di cultura e identità.
Quella che emerge dalle risposte è forse un’immagine fin troppo positiva dell’identità italiana, ma che non manca di mettere in luce alcuni dei problemi strutturali che governano il nostro Paese e che sono altrettanto in grado di incidere sul sentimento soggettivo di appartenenza alla nazione. In un contesto storico e politico in cui l’identità nazionale è spesso usata strumentalmente dalle forze politiche, fomentando la paura che una minaccia esterna (che sia l’Europa o l’immigrazione) possano sottrarcela e annientarla, l’idea di un’italianità unitaria e omogenea non può essere altro che un “falso storico”. Da sempre, nella sua lunga vita, è stata molteplice e portatrice di differenze e frammentazioni – dai piatti tipici che variano di paese in paese alla miriade di dialetti che contraddistinguono le nostre regioni. Una molteplicità, una frammentazione e una varietà nelle differenze che da sempre sono state alla base della sua ricchezza.
Note
- Alla survey hanno preso parte, in totale, 107 persone. Di queste, il 61% si sono identificate nel genere femminile e 38% in quello maschile; 1 persona si è dichiarata non binaria. L’età media del campione sfiori i 50 anni ed è di 49 per le donne e di 1 per gli uomini. Quasi i due terzi delle persone che hanno preso parte alla survey vivono nelle Regioni del Nord-ovest, circa un quarto nel Nord-est del Paese; seguono con una partecipazione inferiore coloro che vivono nel Centro e Sud Italia. Il 48,5% del campione ha conseguito la laurea mentre il 20,5% ha conseguito un Dottorato di ricerca o una specializzazione post-laurea. Sono soprattutto le donne ad aver consegutio titoli di studio particolarmente elevati, mentre gli uomini registrano tassi più elevati tra i diplomi di scuola superiore e le licenze medie. Infine, la maggior parte del campione è impiegata (nel settore pubblico, nel privato e/o nel Terzo Settore), seguito dai/dalle pensionati/e.
- La sezione del questionario volta a cogliere “l’orgoglio italiano” è stata realizzata tramite la somministrazione di affermazioni verso cui i/le partecipanti dovevano esprimere il proprio grado di accordo. Le scale andavano da 1 a 10, dove 1 significava essere “completamente in disaccordo” con l’affermazione proposta e 10 significava essere “completamente d’accordo”. In generale, le persone che hanno espresso valori inferiori o uguali a 5 sono state considerate in disaccordo con l’affermazione considerata, mentre coloro che hanno espresso un valore superiore o uguale a 6 sono state considerate in accordo con essa.
- Valore medio delle risposte fornite alla domanda “Sono preoccupata/o dell’aumento di atteggiamenti razzisti e discriminatori in Italia”.