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La popolazione italiana è tra le più longeve al mondo. Se questo dato è un ottimo risultato, perché sottintende diversi fattori positivi relativi alla qualità della vita, dell’assistenza e del sistema sanitario, tuttavia pone anche la grande sfida di come accompagnare le persone che vivono più a lungo ma, più a lungo, hanno anche bisogno di cura e assistenza.

Uno dei temi, in particolare, è come favorire la permanenza presso il proprio domicilio per coloro che sono fragili o non autosufficienti, posto che potere restare a casa propria è – almeno per molti di loro – considerato centrale per il proprio benessere.

In questo campo è impegnata “La Bottega del Possibile”, Associazione di Promozione Sociale con sede a Torre Pellice (Torino), che dal 1994 ha come finalità la diffusione della cultura della domiciliarità. La Bottega a tale scopo si occupa di attività di sensibilizzazione, ricerca sociale, progettazione e supporto all’innovazione di servizi e interventi sociali, formazione continua, consulenza, monitoraggio e valutazione. Negli anni ha formato oltre 20.000 operatori e collaborato con diverse realtà sul territorio nazionale – da Fondazioni alle ASL, dai Comuni alle Università – e ha elaborato un modello per la costruzione di “Piani Locali per la Domiciliarità”.

Si tratta di un’esperienza interessante e potenzialmente efficace per affrontare i bisogni della non autosufficienza, perché punta a dare organicità al sistema locale dei servizi, che viene progettato e implementato insieme ai diversi attori che ne sono parte.

Il Focus di Secondo Welfare sulla non autosufficienza  

Ci stiamo occupano sistematicamente della riforma del sistema della Long Term Care pubblicando articoli e interviste utili per capire meglio le diverse questioni che riguardano la LTC in Italia e non solo. Sono tutti qui.

Cos’è un Piano Locale della Domiciliarità

Poiché la domiciliarità è un concetto complesso che richiama la globalità della persona e la globalità del concetto di salute, il suo sostegno non può essere delegato a singoli servizi tra loro scoordinati e tanto meno alla mera prestazione erogata da un operatore professionale. Occorre un approccio integrato (ne scriveva Franca Maino pochi giorni fa) che affronti il problema del welfare, dell’abitare, del vivere, delle cure, dei servizi, superando il confine settoriale delle politiche sociali e sanitarie che fino ad oggi ha quasi sempre caratterizzato le attenzioni e gli indirizzi politici relativi alle persone anziane e con disabilità, tenendo conto delle esigenze della persona, della sua famiglia e degli operatori.

Uno strumento che va in tale direzione è il Piano Locale della Domiciliarità, finalizzato a dare organicità all’intero sistema territoriale dei servizi per offrire reale sostegno alla domiciliarità nel contesto di un welfare di comunità.

Un Piano Locale della Domiciliarità, in breve, nasce dall’esigenza di valorizzare l’integrazione tra le diverse figure professionali e servizi, tra operatori professionali e non professionali, tra risorse pubbliche e private. Un’opportunità per investire sul protagonismo delle persone e delle stesse comunità, per indirizzare l’intero sistema territoriale sulla preminenza del sostegno alla domiciliarità, rispetto alle altre possibili risposte a carattere residenziale.

La proposta della “Bottega”

Per far questo, La Bottega del Possibile offre una consulenza personalizzata e strutturata su diversi percorsi tra cui scegliere e da adattare in modo peculiare al contesto e alle esigenze delle singole realtà. I percorsi di consulenza e accompagnamento seguono un approccio sartoriale, cucito in base alle specificità dei contesti e co-costruiti insieme agli enti committenti e agli stakeholder coinvolgibili nel processo di elaborazione e realizzazione del Piano Locale della Domiciliarità.

Insieme all’ente committente sono infatti individuati alcuni soggetti cardine – tra cui enti, servizi, operatori, cooperative, associazioni, realtà della comunità locale, cittadini, amministratori e funzionari comunali, singoli volontari – con i quali costruire reti e partnership nell’ottica dell’amministrazione condivisa e della sussidiarietà circolare nel rapporto tra pubblico e privato sociale. Tali soggetti sono coinvolti attraverso l’uso di metodologie partecipative, a partire da una analisi partecipata dei bisogni e delle risorse della comunità, promuovendo in questa attività anche il coinvolgimento dei fruitori dei servizi e degli interventi, per poi progettare e realizzare interventi attraverso un lavoro in rete e di comunità.

La consulenza e l’accompagnamento della Bottega si possono strutturare in 3 possibili percorsi incrementali, da realizzare in base alle esigenze e specificità dei contesti di implementazione. Il primo ha come obiettivo la redazione del Piano locale della Domiciliarità” la cui qualità viene certificata con un attestato di conformità dello stesso alle linee guida; il secondo prevede l’implementazione del Piano locale della Domiciliarità, compresa la consulenza per l’elaborazione del Piano, della formazione specialistica all’equipe e di un accompagnamento e monitoraggio in itinere, attraverso indicatori di processo condivisi e co-costruiti; il terzo prevede anche l’implementazione di un percorso di valutazione di impatto del Piano, al fine di valorizzare i cambiamenti e gli esiti promossi dalla sua realizzazione nei territori di riferimento.

I Piani Locali per la Domiciliarità sono realizzati da un team multiprofessionale e multidisciplinare di elevata esperienza e con la supervisione di un comitato scientifico composto da figure di diverso profilo, riconosciute a livello nazionale, che ne garantiscono la qualità.

 

Foto di copertina: Andre Ouellet, Unsplash.com