5 ' di lettura
Salva pagina in PDF

Prendersi cura delle bambine e dei bambini significa occuparsi dei loro genitori. Nel 2018 l’OMS, con UNICEF e altre realtà internazionali dell’area della promozione della salute e dello sviluppo precoce, ha realizzato e diffuso il Nurturing Care Framework (NCF), un documento che offre un quadro logico di ampio respiro per il sostegno alla crescita di bambine e bambini a contrasto delle disuguaglianze.

Si tratta di uno strumento orientativo per tutti i settori, che introduce la genitorialità responsiva tra i pilastri a sostegno della salute, della crescita globale e dello sviluppo armonioso di bambini e bambine e sottolinea l’importanza di introdurre azioni di sostegno alla genitorialità in tutti i luoghi di vita, compresi quelli di lavoro.

La centralità del ruolo genitoriale

Al ruolo genitoriale viene restituita, così, una centralità attiva sottolineata da numerosi studi, che hanno portato di recente ad evidenziare il ruolo dell’ambiente di apprendimento familiare (AAF), integrando nelle azioni di supporto alla crescita di bambini e bambine una specifica e diretta attenzione ai processi che avvengono all’interno del loro ambiente di vita e che si assume abbiano un ruolo diretto e immediato sul loro sviluppo.

Ciò che si fa in casa e come lo si fa sono determinanti per gli esiti successivi di salute, benessere e crescita globale e tutto questo passa attraverso i genitori. Tenere conto degli AAF significa attivare misure orientate alla famiglia (o al suo equivalente funzionale), che integra alle caratteristiche strutturali della famiglia stessa altre due componenti: le convinzioni o attitudini dei genitori e i processi educativi (Tamburlini, 2020).

Questo ha delle implicazioni sui modelli di intervento, rende necessario superare le logiche di welfare per l’infanzia basate esclusivamente sul sostegno economico o su interventi rivolti a bambine e bambini, per comprendere i genitori o i caregiver come destinatari privilegiati di alcune azioni di supporto, per favorire lo sviluppo di cure sempre più competenti e responsive verso i propri figli o figlie.

Mettere al centro le relazioni nelle nuove sfide del virtuale: il ruolo della famiglia in azienda

Quando le aziende possono sostenere la genitorialità

I recenti progressi nella conoscenza della biologia e delle neuroscienze dello sviluppo sottolineano l’importanza di attivare tali azioni a favore dei genitori dal periodo dell’attesa e per tutti i primi 1.000 giorni di vita di bambine e bambini, cioè fino ai loro due anni. In questo periodo, infatti, il cervello cresce più velocemente che in ogni altro periodo della vita, e si forma per l’80% del suo sviluppo complessivo. Perciò in questo periodo i bambini e le bambine hanno bisogno di un ambiente sicuro, protettivo e amorevole, nutriente e ricco di stimoli adeguati da parte dei genitori o dei caregiver. Questa è una finestra di opportunità utile a porre le basi della salute e del benessere della persona che nasce, i cui effetti dureranno per tutta la vita e si rifletteranno anche nella generazione successiva.

Nelle aziende tale finestra corrisponde a dei momenti diversi della vita del o della dipendente, che implicano necessità di conciliazione differenti: la fase prenatale, molto ricettiva, con le visite di controllo e la preparazione alla nascita, permette azioni di vicinanza dell’azienda ancora in presenza del lavoratore o della lavoratrice; la fase post-natale, invece, si interseca con le richieste di congedo di maternità e paternità – questo purtroppo non sempre richiesto, ma fondamentale – che portano ad una interruzione della vita lavorativa e ad una sospensione delle relazioni con colleghi e colleghe, che possono essere anche molto costruttive e attivanti, in un momento delicato della vita, la transizione verso il ruolo genitoriale e l’accoglienza di una nuove persona in famiglia.

Possiamo crescere padri più presenti?

 

Oggi l’attesa, la nascita e il post-nascita, così come il tema della cura e della genitorialità attiva e responsiva, riguardano in misura sempre maggiore anche gli uomini, che in molti casi cercano e vogliono vivere pienamente il loro ruolo paterno e le ricerche ci dicono sia meglio che lo facciano sin da subito, sin dalla gravidanza e nei primi mesi. Il loro coinvolgimento precoce, infatti, è un tema di parità di genere, alla base della co-genitorialità, favorisce il legame di attaccamento, riduce lo stress derivante dalla transizione familiare ed ha un impatto benefico sulla riduzione della violenza domestica.

Le ricerche sottolineano, in particolare, quanto l’inizio del periodo post-natale sia delicato. I genitori, sia madri sia padri, infatti, vivono sensazioni di grande solitudine, confusione e sradicamento. Le reti relazionali allargate, in gran parte orientate verso le famiglie di origine, su cui si poggiavano un tempo la tenuta personale e della coppia, in molta parte del nostro paese sono oggi marginali o inesistenti e uomini e donne vivono in solitudine e con grande peso il loro diventare genitori.

Cosa possono fare le aziende

Proprio nel periodo più critico dei primi mesi di vita del bambino o della bambina, per molte persone si delinea, quindi, come una “terra di nessuno” in cui ancora non si accede ai servizi educativi per la prima infanzia o ad altri servizi di supporto, se ci sono, e ancora non si torna alle reti di relazioni abituali, comprese quelle lavorative, conciliando i vari ruoli; lo stress e la solitudine che si generano sono elevatissimi. Le aziende possono fare qualcosa occupandosi proprio di questo periodo, semplici azioni che guardano in modo intenzionale a supportare i genitori in questo momento che dà l’avvio ai primi mille giorni così importanti insieme a ciò che già fanno per il momento del rientro al lavoro.

Le aziende possono offrire occasioni di informazione e sensibilizzazione nelle fasi dell’attesa, costruendo anche accordi di contenuto e di senso con le realtà presenti sul territorio che si occupano di accompagnamento alla nascita (case maternità, consultori, etc.), possono favorire la presenza dei papà alle visite prenatali e ai corsi preparto negoziando forme di lavoro agile o altre forme di utilizzo delle ore (banca delle ore, etc.), possono – soprattutto – prendersi cura dei genitori nel momento del congedo offrendo una formazione dedicata alla costruzione della genitorialità responsiva o incontri dedicati, come forma di vicinanza a contrasto della solitudine e risorsa a sostegno dei e delle loro dipendenti in un momento in cui non sono al lavoro.

Fare welfare aziendale partendo dai bisogni, oggettivi e soggettivi

Ai genitori può essere offerta l’opportunità di conoscere l’importanza delle buone pratiche per lo sviluppo, semplici azioni quotidiane che possono introdurre nelle loro routine domestiche fin dalla gravidanza. Queste permettono di stare bene, conoscersi meglio, nutrire la relazione e al contempo connettere lo sviluppo del cervello al resto del corpo in un’ottica di crescita armoniosa e globale; le esperienze precoci sostengono, infatti, nei bambini e nelle bambine sia la salute fisica e mentale per tutta la vita, sia gli apprendimenti precoci e la formazione dei predittori e delle abilità che supportano gli esiti successivi, in particolare a livello formativo.

Questione d’impatto sociale

Per molti anni, le politiche e i programmi a sostegno dello sviluppo precoce di bambine e bambini sono stati guidati da tre concetti chiave:

  • l’impatto delle esperienze precoci sull’architettura del cervello; 
  • l’importanza di relazioni ricche con i genitori;
  • gli effetti distruttivi dello stress tossico sullo sviluppo del cervello e sulle competenze.

Questi tre concetti restano snodi critici nel sostegno allo sviluppo di generazioni più sane, ed è necessario costruire su di esse maggiore consapevolezza, perché molti adulti che diventano genitori non ne sono consapevoli.

Nelle comunità, tutti luoghi di vita possono incidere su questi aspetti, che vengono disegnati attraverso scelte e decisioni e, a fronte della consapevolezza di quanto sono importanti i primi 1.000 giorni, possono essere anche ri-disegnati per supportare la creazione di contesti favorenti lo sviluppo attraverso la cura per la dimensione genitoriale, con un impatto notevole sulle comunità future.

Lavorando insieme attraverso una larga gamma di contesti di vita, compreso il luogo di lavoro, si può incidere sull’evoluzione delle comunità, per far crescere bene chi nasce. Si possono, infatti, migliorare gli ambienti di sviluppo delle bambine e dei bambini, sostenendo i loro genitori, madri e padri, nelle loro scelte e nel poter vivere con responsività, serenamente e con maggiore consapevolezza questo ruolo con benefici immediati e a lungo termine.

 

Per approfondire

  • Tamburlini, G. (2020). L’ambiente familiare di apprendimento. Prima parte: Componenti, interconnessioni e rilevanza per lo sviluppo precoce. Medico e Bambino, 2020(39), 101–110.
  • Tamburlini, G. (2020). L’ambiente familiare di apprendimento. Seconda parte: Interventi efficaci e fattibilità nel contesto italiano. Medico e Bambino, 2020(39), 101–110.
  • Alleanza per l’Infanzia, Una buona partenza nella vita, per tutti. Per un sistema di politiche, servizi e interventi integrato tra i diversi settori (sanitario, educativo, culturale e sociale) e capace di garantire a tutti i bambini e a tutte le bambine le migliori opportunità di sviluppo nei primi anni di vita. Maggio 2022
Foto di copertina: Walter Schoendor, Unsplash