Il digitale, se utilizzato con metodologie educative adeguate, può migliorare la didattica nella scuola italiana favorendo l’inclusione sociale e il successo scolastico degli studenti. Questo è quanto emerge dalla ricerca Nova Schol@ del nostro Laboratorio che, oltre a un ampio lavoro descrittivo sulla trasformazione digitale della didattica italiana, ha raccolto tramite survey il punto di vista di oltre 3.000 studenti italiani.
Giulio Sensi ha approfondito la ricerca in un’inchiesta pubblicata sul Corriere della Sera, frutto della ormai lunga collaborazione tra Secondo Welfare e la sezione Buone Notizie del giornale di via Solferino. L’articolo include le voci di Chiara Agostini e Chiara Lodi Rizzini, ricercatrici di Secondo Welfare che hanno lavorato a Nova Schol@, e Davide Minelli di TechSoup Italia.
Chiara Agostini ha spiegato che “una vera didattica digitale non ha nulla a che fare con la Didattica a Distanza (Dad), che è nei fatti la trasposizione su supporto tecnologico di modalità tradizionali: trasferimento di nozioni fra docente e discente». Un esempio positivo è rappresentato dalle lezioni registrate, che favoriscono l’inclusione sociale e lo sviluppo di competenze critiche e digitali, mentre a scuola si fa una didattica laboratoriale “che facilita la partecipazione dei giovani, anche di quelli con rendimenti più bassi”.
Tuttavia, l’accesso ai dispositivi tecnologici rimane un problema, soprattutto nelle famiglie più svantaggiate. In questi contesti, la mancanza di spazi adeguati e di strumenti avanzati come tablet e computer penalizza ulteriormente gli studenti che già hanno un background che non favorisce gli studi. La ricerca rileva che l’uso del tablet è più diffuso quando fornito dalla scuola, soprattutto in materie umanistiche, mentre l’integrazione della tecnologia nelle discipline scientifiche è ancora limitata.
«Per migliorare va potenziata la formazione dei docenti, ma anche quella degli studenti e dell’opinione pubblica su cosa sia la didattica innovativa», afferma Chiara Lodi Rizzini.