E’ tutta una questione di tempo. Lo sanno bene i lavoratori, le aziende e i sindacati che sempre più spesso si trovano a condurre contrattazioni aziendali basate proprio sull’annosa ricerca di un equilibrio tra tempi di vita privata e di lavoro. Si parla di work–life balance, per dirla all’inglese, ovvero: maggiore conciliazione tra casa e lavoro. Un’esigenza alla quale guarda finanche il Jobs Act, con la promessa di ampliare i diritti genitoriali e le possibilità di congedo per andare incontro alle esigenze dei lavoratori.
L’ultimo dei colossi ad aver introdotto questa versione più ampia di welfare aziendale è Zara Italia, che lo scorso 23 aprile ha siglato il primo accordo integrativo aziendale per permettere ai 3.500 dipendenti sparsi nel Paese di godere di orari agevolati, usufruire di aspettativa non retribuita al termine dei congedi parentali, gestire l’organizzazione del lavoro a livello decentrato e avere un accesso facilitato ai periodi di congedo formativo sia in termini di percentuale che di anzianità.
Il tutto, confermando la volontarietà del lavoro festivo e aumentando la maggiorazione prevista dal Contratto Collettivo Nazionale.
Se anche Zara spinge sul welfare integrativo
Silvia Pagliuca, La Nuvola del Lavoro, 29 aprile 2015