Si può dire che da venerdì sera esistono due Carte di Milano.
La prima, la più nota, è un documento corposo sull’alimentazione e la nutrizione ed esprime le idee di quanti hanno creduto a un’edizione dell’Expo interamente dedicata al cibo e l’hanno preparata nei suoi contenuti-chiave. È una piattaforma che affronta coraggiosamente alcuni nodi cruciali della vita del pianeta, della sua sostenibilità e li prende di petto.
La seconda Carta di Milano è quella che i cittadini delle strade attorno a piazza Cadorna hanno iniziato a scrivere appena i luoghi della loro vita quotidiana venerdì nel tardo pomeriggio sono state liberati dall’oppressiva presenza dei black bloc. Ci parla dell’orgoglio di una comunità che vanta dietro di sé grandi tradizioni di coesione sociale e altrettanto larghe ambizioni di recitare un ruolo nel mondo di oggi.
Le due cose devono andare assieme, non ha senso contrapporle. Non esiste un km zero delle idee.
Ai nostri figli vanno date più chance globali ed è questo la modalità moderna per creare coesione sociale. Dobbiamo creare occasioni di crescita economica/culturale e l’Expo, senza volerne esagerare la portata, è una. Quella che abbiamo a disposizione ora e non dobbiamo assolutamente sprecare.
Le due carte di Milano che parlano al mondo, Dario Di Vico, Il Corriere della Sera, 3 maggio 2015