Nel 1999, Kathy Matsui, analista di Goldman Sachs, ha coniato il termine womenomics. Il suo ragionamento era molto semplice: quante più donne entrano nel mercato del lavoro, più le economie dei Paesi cresceranno e la crescita economica produrrà crescita della popolazione. Ma le 42.000 donne che in Italia, in un mese, hanno perso il loro posto di lavoro innanzitutto non sono numeri. Sono visi di donne con età diverse, con bagagli di storie diverse, con sogni, bisogni, diritti.
Mettere al centro le politiche e le misure in atto per sostenere le donne che vogliono lavorare e sollevare le famiglie sarebbe certamente un beneficio delle donne e delle famiglie e potenzialmente servirebbe ad aumentare il Pil in Italia.
Se ne parlaerà a Milano il 25 e 26 giugno a Milano al concresso «La creazione di imprese sostenibili nei paesi del Mediterraneo. Teorie, strumenti e casi di successo», che chiama a raccolta tutti gli attori interessati ad avviare un progetto di ricerca comune diretto ad elaborare principi e strumenti operativi sulla creazione di imprese che siano sostenibili, all’interno dell’ecosistema del Mediterraneo.
Fermiamo il lavoro nero. Come? Creando imprese femminili
Isa Maggi, La Ventisettesima Ora, 23 aprile 2015