L’istruzione riveste un ruolo fondamentale nell’accesso al mercato del lavoro. È un rapporto abbastanza intuitivo, la cui validità è confermata però da studi e analisi, tra cui alcuni recenti dati elaborati da OpenPolis in collaborazione con l’impresa sociale Con i Bambini. Un articolo sul tema pubblicato in questi giorni esplora infatti l’importanza dell’istruzione per l’inserimento lavorativo e mette in luce le disuguaglianze legate all’abbandono precoce della scuola guardando alle differenze tra chi raggiunge un diploma e chi no.
Nel 2022, il tasso di occupazione tra i giovani diplomati si attestava al 57,7%, mentre per coloro che avevano abbandonato la scuola precocemente scendeva al 39%. Tale divario è ancora più evidente tra le ragazze, con un tasso di occupazione del 53,1% tra le giovani diplomate rispetto al 25,5% tra quelle che hanno abbandonato gli studi. In generale, i dati più preoccupanti riguardano il Mezzogiorno. Anche tra coloro che possiedono almeno il diploma, il tasso di occupazione è basso, con solo il 39,3% impiegato. Tuttavia, per i giovani che hanno abbandonato gli studi precocemente, il tasso di occupazione raggiunge il livello minimo del 27,9%. Un fattore che evidenzia una situazione particolarmente critica in questa area del Paese.
I dati mostrano anche una forte correlazione tra il livello di istruzione dei genitori e l’abbandono scolastico dei figli: tra i figli dei laureati solo il 2,5% abbandona la scuola, mentre se i genitori hanno al massimo la licenza media, la percentuale sale al 24,1%. Questo fenomeno di “ereditarietà” contribuisce a perpetuare le disuguaglianze sociali, trasmettendo il rischio di esclusione sociale di generazione in generazione.
In conclusione, i dati presentati nell’articolo evidenziano chiaramente come le opportunità educative influenzino l’accesso al lavoro e sottolineano l’importanza di garantire un’istruzione di qualità per tutti al fine di contrastare le disuguaglianze e favorire l’inclusione sociale.