Dare spazio. Terzo Settore, politica, welfare è un libro sotto forma di dialogo tra Carlo Borzaga, già professore di politica economica all’Università di Trento e Presidente emerito di Euricse, Cristiano Gori, professore di politiche social all’Università di Trento e coordinatore del Patto per un nuovo welfare, e Francesca Paini, cooperatrice sociale, dirigente di Confcooperative-Federsolidarietà.

Grazie ai contributi di esperti ed esperte1 nel campo delle politiche sociali, il volume offre uno spaccato interessante su strumenti e meccanismi che hanno modellato le politiche di welfare nel corso degli ultimi 40 anni e, in particolare, di come le istanze della società civile sono state accolte dalle istituzioni politiche.

Il testo, edito da Donzelli, è di sicuro interesse per chi segue i temi della giustizia sociale e delle diseguaglianze. Di seguito una recensione dei suoi contenuti principali.

Un libro fatto di conversazioni e “punti di vista”

Il libro si caratterizza per un taglio divulgativo accessibile anche a chi non è esperto dei temi trattati (per esempio la bibliografia è sostituita dai consigli di lettura). Al contempo si inserisce pienamente negli studi sul tema per il suo approccio diacronico: la ricostruzione delle varie tappe del rapporto tra Terzo Settore e politica ripercorre gli strumenti che hanno segnato l’evoluzione delle politiche sociali, dalle istanze che scaturiscono dalle situazioni di marginalità ed esclusione fino all’oggi e alle nuove transizioni. Così facendo consente di mettere a fuoco la complessità dell’argomento e, nella seconda parte del libro, di comprendere quali sono le sfide future.

Per questo, e per la sua forma di dialogo, il libro non si presta ad un approccio in medias res: ma se si procede dall’inizio non capita mai di perdere il filo del discorso. I capitoli sono quasi sempre una conversazione tra gli autori a cui prendono parte specialisti del tema trattato. Sui capitoli si innestano poi gli interventi di altri esperti, che commentano la questione con un breve editoriale (il “punto di vista”).

Uno dei temi al centro del volume è il racconto di come volontariato e imprese sociali siano riuscite a cogliere le necessità e a promuovere risposte innovative ai problemi. In altre parole, come il Terzo Settore sia riuscito non solo ad attrarre risorse pubbliche, ma anche a svolgere un ruolo di advocacy: senza attendere l’intervento della politica, ha reso visibili i problemi organizzando nuovi servizi e dimostrandone l’efficacia. Negli anni questo ha catalizzato il consenso sociale e influenzato la politica, ma ha anche agito a livello culturale aiutando a mettere a fuoco concetti che prima non erano centrali nel dibattito pubblico (un esempio: la povertà educativa).

Lo spazio del Terzo Settore: come migliorare il dialogo con la politica

Dare spazio, poi, suggerisce anche alcune accortezze per trasformare la debolezza progettuale della politica in un’occasione di apertura e ascolto degli spunti della società civile. Le tecnologie, ad esempio, sono importanti: da un lato sono intrinsecamente connesse a logiche “estrattive”, di Mercato (anche vista la spinta capitalistica che ne guida lo sviluppo); dall’altro possono essere uno strumento potente al servizio di una sostenibilità integrata e guidata dai dati. I social, che hanno senz’altro avuto un ruolo nella crisi di reputazione del Terzo Settore seguita agli scandali di Mafia Capitale del 2014, sono stati usati negli stessi anni per coordinare campagne di crowdfunding a favore dei migranti: così gli enti di Terzo Settore hanno trovato un loro spazio per promuovere la solidarietà e la sostenibilità sociale.

Un’altra accortezza è quella dei progetti “chiavi in mano”, cioè quei progetti che promuovono un’innovazione ben definita, con proposte realizzabili e chiare, e dove i provvedimenti vengono proposti già pronti per essere implementati (anche se in un secondo momento potrebbero essere richieste flessibilità e dialogo con il personale della pubblica amministrazione).

Un altro strumento per contribuire ad innovare le politiche trattato nel libro è quello delle coalizioni di scopo: alleanze tra organizzazioni del Terzo Settore che formulano proposte di interesse generale (come nel caso della riforma sulla non autosufficienza, ndr). Ciascuna di queste organizzazioni mette a disposizione della coalizione parte del proprio tempo, delle proprie risorse, e delle proprie opportunità e insieme fanno pressione in modo puntuale e mirato – e così si torna ai progetti “chiavi in mano” richiamati sopra.

In conclusione, il volume si presenta come un testo agile: che funziona sia da chiave di lettura per capire quando e come la politica ha dato spazio al Terzo Settore; sia da “cassetta degli attrezzi”, ad uso di chi si occupa di dare voce ai problemi collettivi per affermare e realizzare istanze politiche di inclusione e giustizia sociale, di democrazia economica e lotta alle diseguaglianze.

 

Note

  1. Fabrizio Barca, Enrico De Corso, Luca Fazzi, Giulia Galera, Giuseppe Guerini, Gianfranco Marocchi, Raffaela Milano, Valeria Negrini, Ivana Pais, Michele Pasinetti, Paolo Pezzana, Stefano Quintarelli, Lorenzo Sacconi, Gianluca Salvatori, Felice Scalvini
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