"In molti pensano che la crisi sia solo uno choc momentaneo e che presto la crescita tornerà come un tempo. Ma questo non può accadere". E’ quanto sostiene James K. Galbraith, economista americano, figlio di John Kennet Galbraith – l’autore de “la società opulenta”-, grande studioso delle diseguaglianze, che dedica il suo ultimo libro, appena uscito negli Stati Uniti, alla “fine della normalità”.
Quattro motivi, che lo studioso chiama “i quattro cavalieri”, ci impediscono di tornare agli anni dorati della crescita economica: i costi crescenti e volatili dell’energia, il caos geopolitico con le tante crisi regionali non governabili, l’innovazione tecnologica mangia-lavoro e la finanza amorale.
Ma, nonostante le apparenze, ce la possiamo fare. Come? Né con l’austerity europea, né con la ricetta americana, troppo timida sul fronte dell’espansione dei programmi sociali. “La strategia prudente non è forzare per avere una forte crescita, ma adattarsi intelligentemente a una crescita più bassa; ma per fare questo, è necessario rafforzare tutte le istituzioni che proteggono la popolazione. Per dirlo in un altro modo: se c’è un’alta crescita, non c’è tanto bisogno di assistenza sociale, protezione per i più deboli, perché ci penserà l’economia spontaneamente. O almeno, questa è stata l’ideologia che ha resistito per molto tempo: la marea che sale solleva tutte le barche. Ma se non potremo più avere elevati tassi di crescita, diventano molto più importanti tutte le istituzioni e le politiche sociali”.
James Galbraith e la fine della normalità: ‘Abituiamoci a vivere nell’economia del meno’, Roberta Carlini, L’Espresso, 14 novembre 2014