Haidt si concentra in particolare sulla Generazione Z (nati tra il 1996 e il 2012) sostenendo che l’adolescenza moderna, profondamente influenzata dalla tecnologia digitale, ha portato a un incremento delle malattie mentali, una diminuzione dell’interazione sociale faccia a faccia, un peggioramento della capacità di apprendimento e un generale deterioramento del benessere dei giovani. Lo psicologo suggerisce varie strategie per affrontare questi problemi, inclusa la limitazione dell’accesso agli smartphone e ai social media prima di una certa età, promuovere le scuole libere da smartphone e incoraggiare più gioco e indipendenza nel mondo reale.
Dal nostro punto di vista si tratta di una lettura particolarmente significativa su cui riflettere. Secondo Welfare infatti approfondisce da tempo il rapporto tra digitale, scuola e educazione, in particolare attraverso il progettoNova Schol@, e più recentemente ha iniziato a occuparsi sistematicamente di politiche sociali a tutela della salute mentale dei giovani. Pochi giorni fa è stato pubblicato il libro “Welfare per le nuove generazioni”, curato dalla Chiara Agostini con molti contributi delle nostre ricercatrici, e nelle prossime settimane inizieremo a pubblicare approfondimenti sul tema nella sezione dedicata del nostro portale.