Una nuova generazione di uomini rivendica il proprio diritto ad essere padri attivi, desiderosi di partecipare alla vita dei propri figli e delle proprie figlie. Nonostante ciò, il sistema italiano limita drasticamente il loro congedo di paternità a soli 10 giorni retribuiti.
È quanto emerge da un’indagine condotta dall’Osservatorio D di Valore D e SWG, secondo cui circa l’80% degli uomini ritiene insufficiente l’attuale formula del congedo di paternità. La maggioranza vorrebbe un’estensione da 1 a 3 mesi, per essere presenti fin dall’inizio e favorire sia una condivisione dei carichi di cura che una crescita personale come genitori.
Per affrontare queste sfide, si legge sul Sole 24 Ore, è necessario un cambiamento culturale che promuova la genitorialità condivisa. E il secondo welfare è parte del cambiamento: sono molte le aziende che stanno infatti colmando questi bisogni anticipando il legislatore. Nelle nuove pratiche di welfare aziendale, dedicato alle famiglie, si parla dunque un po’ meno di maternità e un po’ più di genitorialità, dedicando attenzione anche ai padri.