A Bruxelles, martedì scorso, al Consiglio dell’Unione Europea, si è tenuta una riunione congiunta tra i Ministri dell’economia e delle finanze e quelli del lavoro e delle politiche sociali dei 27 Stati UE. Al centro del dibattito, spiega un comunicato del Consiglio, ci sono stati “riforme e investimenti sociali per economie resilienti”. All’incontro, per l’Italia, hanno partecipato il Ministro Giancarlo Giorgetti e la Ministra Marina Calderone.
Messa così, la notizia non sembra avere alcuna rilevanza. Almeno non per l’Italia e, forse, nemmeno per l’euroburocrazia che lavora nella capitale belga. Eppure si è trattato di un fatto straordinario, che dice molto del momento che sta vivendo l’Unione Europea. Ma che va spiegato, dall’inizio.
Il Consiglio dell’UE e la Presidenza belga
Il Consiglio dell’UE è l’istituzione europea che riunisce gli Stati membri e, in particolare, i Ministri dei governi nazionali per negoziare e adottare le normative UE, insieme al Parlamento europeo. Solitamente, le riunioni dei Ministri avvengono per settore. I Ministri dell’economia e delle finanze fanno le riunioni tra loro (dette Consiglio ECOFIN) e lo stesso vale per quelli del lavoro e delle politiche sociali (dette Consiglio EPSCO), con le prime che, quasi sempre e per tutta una serie di ragioni tra cui le competenze UE, hanno un peso molto maggiore delle seconde.
L’Europa Sociale in un contesto di crisi multiple: sfide, opportunità e prospettive
L’incontro congiunto di martedì, quindi, è significativo innanzitutto perché non usuale. Ma anche perché non è un’iniziativa isolata, ma si inserisce in un quadro più ampio di azione.
Nel presentarlo, infatti, un funzionario del governo belga ha dichiarato che “questa sessione congiunta incarna la priorità della Presidenza belga di rafforzare l’agenda sociale”, una frase che richiede qualche altro elemento di contesto. La Presidenza del Consiglio dell’UE è esercitata a turno dagli Stati membri ogni sei mesi. Al momento e fino al 30 giugno è il Belgio a detenerla e quindi a presiedere tutte le riunioni a tutti i livelli e a dover garantire la continuità dei lavori. Non solo. Ogni presidenza sceglie temi e priorità e una di quelle indicate dal Belgio è proprio “rafforzare la nostra agenda sociale e sanitaria”.
“Basandosi sul Pilastro europeo dei diritti sociali la Presidenza belga intende dotare l’UE di un’ambiziosa agenda sociale per promuovere una società europea più inclusiva, equa e di genere per tutti”, si legge sul sito della stessa Presidenza.
Discutere di riforme e investimenti sociali è funzionale a questo obiettivo.
Gli investimenti sociali
“I ministri – prosegue il comunicato del Consiglio – hanno discusso di quelli che ritengono essere gli effetti positivi delle riforme e degli investimenti sociali sulla crescita economica e sulla sostenibilità di bilancio”.
Il confronto è stato stimolato da una nota della Presidenza belga che definisce gli investimenti sociali “come la spesa pubblica connessa a investimenti e riforme che, oltre a perseguire gli obiettivi sociali, dovrebbero produrre rendimenti in termini di crescita economica grazie al loro impatto sul capitale umano e sulla produttività, anche attraverso una maggiore capacità innovativa e un maggiore assorbimento delle nuove tecnologie, e/o l’offerta di manodopera”.
Il documento riporta anche degli esempi concreti:
- l’apprendimento lungo tutto l’arco della vita, il miglioramento delle competenze e la riqualificazione della popolazione adulta;
- l’istruzione, in particolare l’educazione e la cura della prima infanzia di qualità e a prezzi accessibili;
- le politiche attive del mercato del lavoro;
- le politiche volte a prevenire le malattie professionali e a integrare nel mercato del lavoro le persone con disabilità e/o i lavoratori reduci da una malattia;
- le riforme volte a ridurre la segmentazione del mercato del lavoro e le riforme dei sistemi fiscali e previdenziali finalizzate a incentivare la partecipazione al mercato del lavoro e la creazione di posti di lavoro di qualità.
I Ministri hanno condiviso esempi di recenti riforme occupazionali e sociali nei loro Paesi che hanno contribuito ad aumentare il potenziale di crescita e hanno anche riflettuto su come rafforzare ulteriormente la cooperazione tra i filoni di lavoro del Consiglio ECOFIN e del Consiglio EPSCO per valutare meglio l’impatto degli investimenti e delle riforme sociali sulla crescita economica, la sostenibilità di bilancio e la coesione sociale.
La raccomandazione dell’Unione Europea per l’economia sociale
Francesco Corti, conosce molto bene questi temi. Dopo essersi dottorato presso l’Università degli Studi di Milano, è oggi il consigliere del ministro belga degli Affari sociali e della Sanità pubblica, Frank Vandenbroucke, ed è lui che ha coordinato e organizzato questo inedito consiglio congiunto.
“Comprendere l’impatto delle riforme e degli investimenti sociali sulla produttività e sulla partecipazione al mercato del lavoro è stato uno sforzo congiunto della Presidenza belga e dell’ex Presidenza spagnola, con la quale abbiamo avviato nel luglio 2023 un Gruppo di lavoro informale sugli investimenti sociali (IWGSI – Informal Working Group on Social Investment ), che ha riunito rappresentanti di tutti i Paesi dell’UE”, racconta.
Il gruppo IWGSI, che è coordinato proprio da Corti, negli ultimi mesi, ha prodotto prove preziose sull’impatto di alcuni investimenti sociali e, ancora più importante, ha rivisto gli strumenti metodologici che sono alla base di tali prove.
Sul tema, quindi, la presidenza belga sta provando a creare interesse politico. Ma perché proprio ora?
La riforma del patto di stabilità e crescita
Il momento è cruciale per parlare di investimenti perché il processo di revisione della governance economica UE e, in particolare, la riforma del Patto di stabilità e crescita sono in dirittura d’arrivo.
“In linea generale, le regole previste dal Patto di stabilità servono a far sì che ciascun Paese tenga i conti pubblici in ordine e non faccia troppo ricorso al debito, in modo da evitare problemi che possano ricadere sul resto dell’Unione. Le regole erano state sospese nella primavera del 2020 a causa della pandemia di Covid-19, per dare modo ai Paesi di spendere miliardi di euro in aiuti ai propri cittadini senza troppi vincoli. In seguito però non sono state reintrodotte, anche a causa dell’inizio della guerra in Ucraina e della conseguente crisi energetica”, ha ben spiegato Il Post sintetizzando la situazione.
Ora, quelle regole sono state riviste, con Consiglio dell’UE e Parlamento europeo che hanno trovato un accordo provvisorio lo scorso febbraio, proprio sotto la Presidenza belga.
“Il Consiglio e il Parlamento – si legge in un comunicato – hanno convenuto di mantenere l’obiettivo generale della riforma di ridurre il rapporto debito/PIL e i disavanzi in modo graduale, realistico, duraturo e favorevole alla crescita, proteggendo nel contempo le riforme e gli investimenti in settori strategici quali il digitale, l’ecologia, il sociale o la difesa”.
In pratica, ciò significa, da un lato, che gli Stati più indebitati, come l’Italia, dovranno rivedere i loro bilanci, potendo disporre di minori risorse prese a prestito. E, dall’altro, che l’UE considera il sociale un ambito in cui è valido investire.
“Aver fatto una riunione come quella di martedì è di fondamentale importanza: la revisione della governance economica UE è in corso e molti Stati membri saranno obbligati a decidere dove tagliare”, commenta Corti.
Così diventa più chiaro perché, nella fase attuale, è cruciale definire cosa è un vero investimento sociale e misurarne l’impatto: perché molti Stati UE dovranno presto scegliere dove mettere (e dove non mettere) i soldi dei loro bilanci. E, quando è successo in passato, i tagli hanno toccato soprattutto il welfare o, più in generale, gli ambiti sociali.
#EuropaSociale
In tal senso, alla vigilia dell’incontro congiunto promosso dalla Presidenza belga, è rivelatrice una lettera inviata ai Ministri riuniti da Laura de Bonfils, segretaria generale di Social Platform, una rete di reti di organizzazioni del Terzo Settore europeo.
“Le politiche economiche e le decisioni su riforme e investimenti devono essere prese tenendo conto del loro impatto sulle persone. Le conseguenze sociali sono troppo spesso trascurate nel processo decisionale economico. Un’economia europea forte deve mettere le persone al primo posto, solo affrontando le disuguaglianze sociali e facendo i necessari investimenti sociali possiamo garantire un’Europa prospera. Per farlo, dobbiamo garantire lo spazio fiscale necessario per gli investimenti sociali urgentemente necessari”, ha scritto de Bonfils.
Il punto, di fatto, è quale Europa vogliamo per il futuro, un tema che avevamo già toccato anche su Secondo Welfare con la serie #EuropaSociale, scritta nell’autunno del 2021.
All’epoca, mentre il mondo rifletteva su come uscire migliore dalla pandemia, l’UE approvava il Piano d’azione sul pilastro europeo dei diritti sociali, siglato a Porto nel maggio di quello stesso anno. Ora, la situazione è profondamente cambiata e a Bruxelles il dibattito politico è dominato da temi come la difesa o l’opposizione alla transizione verde.
Corti, però, si mostra ottimista. “Quanto stiamo facendo è coerente con quanto succedeva a Porto nel 2021. C’è grande continuità e, anzi, nelle prossime settimane rilanceremo ulteriormente sul tema dell’Europa sociale” spiega. L’intento è quello di provare fin d’ora a incidere su quello che faranno le nuove istituzioni UE dopo le elezioni europee di giugno.