Una sfida per la ricerca e le politiche sociali
Anche se in corso da tempo, il processo di digitalizzazione si sta imponendo alle diverse articolazioni del nostro sistema di welfare con una crescita che potrebbe diventare a breve esponenziale. Un numero sempre maggiore di pratiche quotidiane, riconducibili all’ambito scolastico, sanitario, sociosanitario e di servizio sociale, hanno infatti visto il digitale passare da prospettiva considerata prossima a prospettiva determinante del presente e, insieme, driver potente dei cambiamenti a breve e, tanto più, a medio termine.
Se tale transizione epocale può presentare molteplici risvolti positivi, certamente non è né indolore né priva di rischi. Basti pensare alla competizione in atto per il controllo dell’innovazione e dello sviluppo dei sistemi produttivi, alla ridefinizione dei rapporti di forza in produzioni strategiche nell’economia mondiale o ancora agli impatti della digitalizzazione sui processi democratici e sull’esercizio di diritti fondamentali. E ancora, al parziale superamento della funzione dei corpi intermedi, sostituiti da social media caratterizzati da personalizzazione, disintermediazione, semplificazione e velocizzazione delle relazioni di rappresentanza.
La digitalizzazione rappresenta anche, e sempre più spesso, un elemento imprescindibile per la realizzazione di servizi e prestazioni sociali, facendo emergere sfide imponenti, ancora di non facile stima e qualificazione. L’applicazione dei progressi in atto comporta cambiamenti profondi dei processi organizzativi e lo sarà ancora di più a fronte dello sviluppo degli strumenti di Intelligenza Artificiale (IA), in particolare quella generativa, e della robotica.
La digitalizzazione si pone quindi come una sfida per il mondo della ricerca e dei policy-maker impegnati nell’implementazione delle diverse articolazioni del welfare state. In tale contesto, il Focus pubblicato in “Politiche sociali/Social Policies” n. 2/2023, che qui presentiamo, può essere considerato come un primissimo contributo allo sviluppo, all’interno degli studi sulle trasformazioni dei “modelli di solidarietà”, di un’attenzione critica, una base conoscitiva adeguata e un dibattito all’altezza di quanto sta avvenendo nella nostra società.
Una proposta interpretativa
Sono almeno tre sono le macroaree su cui concentrare l’attenzione per comprendere le dinamiche in atto: il welfare digitalizzato, il welfare digitale, i nuovi rischi sociali digitali. Le prime due, strettamente interconnesse e sempre più sovrapposte, riguardano le modalità con cui la digitalizzazione plasma l’organizzazione e il contenuto delle politiche sociali, mentre la terza le sue possibili conseguenze.
Il welfare digitalizzato
Con esso si intende l’insieme delle soluzioni digitali – dispositivi, pratiche, know how, ecc. – che svolgono una funzione complementare e strumentale al potenziamento quanti-qualitativo di tradizionali prestazioni erogate. Da questa prospettiva, ancora oggi predominante, il digitale semplifica, accelera, riduce le distanze e contiene l’impegno del personale dedicato all’assistenza, potenzia l’accountability, facilita la comunicazione interna ed estende quella esterna, ottimizza l’erogazione delle prestazioni, spinge all’adattamento dei modelli di servizio, impone nuove competenze e apprendimenti. In ogni caso, non cancella la natura relazionale e la struttura labour intensive delle prestazioni di welfare, seppur impattando fortemente su di esse. Basti pensare, in campo sanitario, all’accompagnamento, anamnesi, diagnosi, terapia, monitoraggio e follow-up a distanza, con funzioni preventive, terapeutiche e riabilitative per i pazienti fragili e cronici. Altri ambiti riguardano la didattica a distanza in campo educativo o, ancora, l’accesso per via digitale (contatto, informazione, prenotazione) ai servizi di incontro domanda-offerta lavorativa o previdenziali. Il ricorso al welfare digitalizzato rappresenta un’opportunità, ma apre anche alla possibilità di un utilizzo inadeguato, se non improprio, degli strumenti e dei dati raccolti. Rischio che cresce a fronte della dissolvenza del welfare digitalizzato in forme di vero e proprio welfare digitale.
Il digitale a sostegno del welfare locale: la visione di Atena
Il welfare digitale
È definibile come l’insieme di soluzioni digitali capaci di erogare prestazioni o servizi di varia natura, grazie all’utilizzo dell’IA, in maniera sempre più autonoma dall’intervento umano. L’imponente sviluppo di ChatGpt, forse la più famosa di queste soluzioni (basata sul Large Language Model), ha aperto un dibattito particolarmente acceso e polarizzato tra sostenitori e oppositori, che ne sottolineano l’effetto dirompente. A livello prototipale, anche avanzato, molte aree di welfare sono oramai interessata dalla IA generativa. La situazione in campo sanitario è emblematica. In un rapporto del Consiglio Superiore di Sanità1, si riportano numerosi esempi di come l’utilizzo dell’IA possa rafforzare di molto le capacità diagnostiche e di intervento in diverse specialità mediche. Più in generale, l’uso diffuso dell’IA potrebbe riconfigurare le dinamiche interne ai sistemi di welfare, incidendo profondamente sulle interazioni con e fra gli esseri umani. Anche per questo, a fronte degli indubbi vantaggi che questa tecnologia potrà comportare, in diversi Paesi sono in atto percorsi regolativi finalizzati a disciplinarne il ricorso. Da ultimo, a livello euro-unitario è stato adottato l’IA Act, che focalizza l’attenzione sia su alcuni rischi definiti come “inaccettabili”, sia su otto aree di utilizzo dell’IA ad altro rischio, di cui almeno quattro riconducibili alle politiche sociali (politiche del lavoro; politiche per l’educazione e la formazione; politiche per l’immigrazione; accesso a servizi essenziali e a benefici economici).
Trasformazione digitale e sanità: un modello di anticipatory governance
I nuovi rischi sociali digitali
Una prima fenomenologia del rischio digitale più strettamente connessa alle politiche sociali può essere articolata in due grandi categorie: i rischi soggettivi e i rischi collettivi.
I rischi soggettivi riguardano le singole persone e sono ulteriormente suddivisibili in fisici, psichici, cognitivi e relazionali. Il tratto distintivo è il manifestarsi di un certo modo di utilizzare il digitale che stressa, altera o modifica i funzionamenti, a livello fisico o psichico, arrivando a determinare veri e propri stati patologici e/o condizioni e capacità di apprendimento critiche che, a loro volta, aprono la strada all’emergenza di nuovi o più severi bisogni sociali. La cosiddetta “iperconnessione” sottopone a una sovrabbondanza comunicativa permanente a cui si associano forme più o meno gravi di espropriazione del controllo del tempo di utilizzo dovuta ad attività di messaggistica istantanea, fruizione di video, partecipazione attiva o passiva ai social network, scambio di immagini, video e videogiochi. La sovrastimolazione rende più difficile elaborare adeguatamente le informazioni ricevute e limita la capacità di concentrazione e quindi di sviluppare ragionamenti complessi a detrimento di forme di apprendimento consapevole. Le conseguenze si registrano anche sul piano strettamente fisico: tensioni muscolo-scheletriche, carenze di idratazione dell’occhio, riduzione della durata e della qualità del sonno. Infine, il digitale cambia le relazioni tra umani, sempre più de-corporizzate o comunque mediatizzate, dove l’interattività soggetto-device tende ad avere il sopravvento sull’interazione tra le persone.
La seconda categoria fa riferimento ai rischi collettivi che possono essere diretti e indiretti. I primi riguardano gli effetti immediati delle nuove opportunità tecnologiche sul contenuto e sulla governance delle politiche sociali. La disconnessione spaziale tra utente e provider può penalizzare soprattutto le persone affette dal cosiddetto digital divide, mentre la riduzione della discrezionalità amministrativa e professionale nella gestione disumanizzata dei singoli dossier personali, grazie al ricorso a logaritmi e IA, espone, soprattutto le categorie più fragili, al rischio di trattamenti inadeguati. Altri rischi sono connessi all’accresciuta personalizzazione delle erogazioni derivante dalla digitalizzazione, che può alimentare una pericolosa tendenza al “consumismo nelle politiche sociali”. Si pensi, ad esempio, all’erogazione di servizi o trasferimenti monetari, con trattamenti o pagamenti differenziati per diversi profili di rischio e bisogno, oppure a meccanismi di “self-service digitalizzati” che moltiplicano le opzioni rispetto ai singoli piani pensionistici. Si tratta di una personalizzazione degli interventi all’apparenza positiva, ma che può condurre all’emersione di esperienze di godimento dei diritti sociali fortemente individualizzate, tali da mettere a repentaglio la possibilità stessa di realizzare politiche sociali universalistiche.
In merito ai rischi collettivi indiretti, un’ampia letteratura si è già soffermata sul possibile l’impatto dei processi di digitalizzazione sui sistemi di produzione e di riorganizzazione del lavoro. Gli effetti secondari di tali trasformazioni sui sistemi di welfare non sono di poco conto perché possono esacerbare tendenze già in atto quali, ad esempio, la contrazione dei contributi sociali raccolti a fronte di una crescita dei bisogni, l’aumento delle diseguaglianze interpersonali o ancora l’erosione della capacità pubblica di gestione delle politiche di welfare digitale e digitalizzato a causa della delega a provider privati di funzioni di architettura e gestione di sistemi informatici complessi.
Il Focus e il prosieguo
Il Focus di Politiche sociali/Social Policies è caratterizzato da un approccio interdisciplinare (filosofico, giuridico, sociologico e politologico) e distinto al suo interno sia per contenuti trattati sia per tipologia dei contributi (di taglio introduttivo e con primi risultati di ricerche esplorative). La convinzione è che le sfide che coinvolgono questi oggetti della ricerca riguardino la ricerca stessa, sia sul piano del metodo, necessariamente sempre più transdisciplinare, che delle tecniche, sempre più digitalizzate/digitali, nonché ovviamente su quello dei contenuti.
Per Salvatore Natoli, filosofo, il digitale, forma avanzata dell’artificiale in quanto “ambiente dell’umano che determina il farsi dell’umano stesso”, modifica gli elementi strutturali su cui si sono costruiti i sistemi di welfare, così come rappresenta una risorsa imprescindibile per contenere la crisi dell’Antropocene. Elena Ferioli, giurista, sottolinea come l’attuale discussione sia prevalentemente concentrata sull’analisi della sicurezza e protezione dei dati personali, mentre si impone una lettura del reale impatto sull’umano del potenziamento del virtuale.
Nel campo della sanità, accostata dal punto di vista dell’analisi delle politiche pubbliche, Maino e Betti propongono una disamina dei servizi sanitari di Lombardia e Toscana alla luce della prospettiva dell’anticipatory governance. Il contributo di Barberis, Cabiati e Cacopardo riporta i risultati di una ricerca esplorativa sull’offerta formativa dei corsi di laurea di servizio sociale per comprendere se vi siano insegnamenti o attività didattiche che abbiano come obiettivo lo sviluppo di competenze digitali, nonché di raccogliere iniziative e sperimentazioni che, oltre alle competenze informatiche, prendano in considerazione le specificità etiche, deontologiche e metodologiche della professione nelle organizzazioni di welfare.
Sacchi e Scarano guardano all’utilizzo di strumenti digitali nella progettazione e nell’erogazione delle politiche attive del lavoro, in particolare con riferimento ai servizi per l’impiego. Blotta conclude il Focus con i primi risultati di una ricerca di carattere esplorativo incentrata sul ruolo di Amazon Web Services (AWS) quale uno dei principali provider digitali delle pubbliche amministrazioni, compresi enti e aziende del settore sanitario e assistenziale.
Se il Focus intende, prioritariamente, richiamare la necessità di maggiore ricerca multidisciplinare ed empirica che consenta di interpretare criticamente le trasformazioni delle policies e gli impatti sui relativi beneficiari, un suo primo risultato è riscontrabile nel percorso di incontri-seminari-convegni (Tab. 1), in capo ad alcuni degli autori e delle autrici del numero, in calendario tra gennaio e maggio 2024.
Tabella 1. Il percorso di incontri su welfare digitalizzato, welfare digitale e nuovi rischi sociali digitali.
Data | Promotore | Tipo di evento | Luogo | Titolo |
17 gennaio (13.30) | Università di Pisa – Centro interdipartimentale “Diritto e Tecnologie di Frontiera” – Detect | Lunch Seminar
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On line | Welfare digitalizzato, welfare digitale, nuovi rischi sociali digitali: prospettive per la ricerca |
23 febbraio (10.30) | conferenza italiana dei corsi di laurea in servizio sociale – class | Seminario in modalità blended | Università Roma Tre, Scienze della Formazione, Via del castro pretorio 20, Roma | Digitalizzazione e social work education
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5 marzo (14.30) | Università degli Studi di Milano e Università degli Studi di Teramo | Seminario di Dipartimento
in presenza e in collegamento via Teams |
Univesristà degli Studi di Milano, Dipartimento di Scienze Sociali e Politiche, Via Conservatorio 7, Milano, Aula seminari “via passione” | La transizione digitale nei sistemi sociosanitari: sfide e prospettive
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15 maggio (14,30)
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Università di Urbino – Corso di dottorato in Global Studies. Economy, Society and Law | Seminario in presenza
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Università di Urbino Carlo Bo, Dipartimento di Economia, Società e politica – Polo Battiferri, Via saffi 42, Urbino |
Welfare digitalizzato, welfare digitale, nuovi rischi sociali digitali: prospettive per la ricerca |
Cinque tappe – diverse per obiettivi, contesto e modalità di lavoro – accomunate dalla finalità di aggiornare, a fronte dell’accelerazione della digitalizzazione nei suoi molteplici aspetti, i risultati raccolti nel numero e, al contempo, di approfondire ulteriormente i singoli temi messi a fuoco nei diversi contributi pubblicati.
I Policy Highlights di Politiche Sociali/Social PoliciesIl presente articolo sintetizza il contenuto di un lavoro pubblicato sul numero 2/2023 di Politiche Sociali/Social Policies, rivista edita dal Mulino e promossa dalla rete ESPAnet-Italia. Per maggiori dettagli e citazioni: Campedelli, M. e P. Vesan, Welfare digitalizzato, welfare digitale e i nuovi rischi sociali digitali: un’introduzione, in «Politiche Sociali/Social Policies», 2/2023, pp. 169-192. |
Note
- Laghi A. (a cura di), I sistemi di intelligenza artificiale come strumento di supporto alla diagnostica, Roma, Consiglio Superiore di Sanità, novembre 2021.