Lunedì 18 dicembre è stata lanciata la piattaforma per richiedere l’Assegno di Inclusione (ADI), la misura che sostituisce il Reddito di Cittadinanza e che entrerà in vigore a partire dal 1° gennaio. Un passaggio che, come abbiamo raccontato in questo articolo, non è stato adeguatamente comunicato e preparato e ha messo in grossa difficoltà i servizi sociali territoriali.
Proprio per questo motivo il Consiglio Nazionale degli Assistenti Sociali (CNOAS) ha condotto una serie di azioni informative per provare a sostenere l’operatività all’interno dei servizi. In collaborazione con la Fondazione Nazionale Assistenti Sociali (FNAS), in particolare, ha elaborato un Documento di sintesi normativa per assistenti sociali e altri operatori dei servizi, che approfondisce la definizione dell’ADI, i suoi beneficiari e i requisiti di accesso con l’aiuto dei riferimenti normativi.
Il Documento si conclude con una sezione dedicata ruolo del servizio sociale professionale e con alcuni spunti di riflessione. In quest’ultimo capitolo CNOAS e FNAS propongono una “checklist” volta a supportare e migliorare l’attività nei servizi, nella consapevolezza che “la capacità della nuova misura di incidere concretamente a favore di singoli e famiglie in condizioni di esclusione e povertà dipende anche da quanto organizzazioni e professionisti saranno in grado di svolgere al meglio i loro mandati“. Gli operatori dei servizi – individualmente o in équipe – sono invitati a interrogarsi sull’adeguatezza numerica delle risorse umane nella propria organizzazione, sulla necessità di formazione specifica, sulla chiarezza delle procedure introdotte e sull’effettivo ed efficace impiego dei fondi a disposizione.
Si tratta di questioni centrali nel dibattito all’interno dei servizi sociali e della professione dell’assistente sociale, come avevamo raccontato qui. In questi giorni il CNOAS è tornato a parlare di questi argomenti a partire da uno studio pubblicato dall’Ufficio Parlamentare di Bilancio sull’attuazione del Livello essenziale delle prestazioni di assistenza sociale che ha calcolato che, per raggiungere il livello minimo di assistenza nel nostro Paese, sarebbe necessario assumere più di 3.000 assistenti sociali. Secondo Barbara Rosina, presidente del CNOAS, c’è un problema nell’allocazione delle risorse (di per sé non scarse): “Come più volte ripetuto oggi l’UPB conferma che gran parte dei finanziamenti stanziati non sono stati spesi (…). Chiediamo, ancora una volta che si lavori per ricondurre ad unità le due tipologie di finanziamento: Fondo Povertà e Fondo di Solidarietà Comunale e che gli enti locali non dirottino su altro le risorse individuate per i servizi sociali”.
Il Documento di sintesi sull’ADI