La riduzione dell’orario di lavoro sembra tornata al centro del dibattito pubblico. O meglio, un tema molto centrale ultimamente è quello della settimana corta (ne avevamo parlato qui, citando anche esperimenti sia dal più grande datore di lavoro privato in Italia che da realtà cooperative).
Si potrebbero però muovere delle obiezioni circa la mera riduzione di quello che sarebbe un vasto argomento a un’unica proposta, oltretutto spesso sventolata più come slogan che come reale soluzione attuabile. Gli esempi oltre confine sono numerosi, ma vanno soppesati al netto delle realtà in cui vengono attuati. In Inghilterra, ad esempio, le poche aziende aperte alla sperimentazione hanno margini di produttività già molto elevati; mentre esempi più affidabili e soppesati possono essere quelli tedeschi, con premi annuali convertiti in ore da scalare.
In altri casi si sta sperimentando la riduzione dell’orario di lavoro modulandola a seconda delle esigenze produttive e organizzative, e dunque non mediante il troncamento anticipato della settimana. L’orario lavorativo dunque non è più un elemento intoccabile, e anche le imprese implementano flessibilità organizzative. La palla passa ora ai sindacati.