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La famiglia è la chiave della sicurezza”. È questo il titolo della sessione cui parteciperà la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni nel corso della prima giornata del Budapest Demographic Summit, in programma dal 14 al 16 settembre in Ungheria. Meloni, che ormai da tempo dedica molto spazio alla questione della natalità nelle sue dichiarazioni, sarà ospite di un altro leader della destra europea che ha fatto di questo tema uno dei suoi cavalli di battaglia politici, il primo ministro ungherese Viktor Orbán.

Lo farà appunto al Summit che “dal 2015, ogni due anni” si legge sul sito della manifestazione “è il forum in cui politici, leader ecclesiastici, esperti, rappresentanti della scienza, del settore aziendale e dei media discutono le questioni più attuali e importanti che riguardano le famiglie“. La Presidente del Consiglio italiana interverrà insieme al presidente serbo Aleksandar Vučić, a quello bulgaro Rumen Radev, al vice presidente della Tanzania Philip Isdor Mpango e, soprattutto, ai due padroni di casa: Orbán e la Presidente ungherese Katalin Novák. Proprio Novák scrive nella lettera di benvenuto al forum che “l’Ungheria è un Paese a misura di famiglia che, negli ultimi dieci anni “ha costruito uno dei modelli di politica familiare più innovativi al mondo”. 

Orbán, infatti, è al potere da molto più tempo della leader di Fratelli d’Italia e ha avuto modo di trasformare le sue idee in politiche concrete, i cui risultati sono tuttavia controversi.

Meloni, che in Europa è vista come una delle leader emergenti dell’estrema destra, ma che in Italia si ritroverà a fare scelte difficili a causa di una Legge di Bilancio con poche risorse, prenderà ispirazione dall’esempio ungherese in tema di natalità e famiglia?

L’Ungheria e le misure per la natalità

Dopo una prima parentesi governativa tra il 1998 e il 2002, Orbán è al potere in Ungheria dal 2010 e, come hanno scritto le ricercatrici Dorottya Szikra e Kerem Gabriel Öktem, ha fatto della demografia e della famiglia tradizione delle “questioni centrali”, “in netta opposizione” alla migrazione e alla cosiddetta ‘ideologia gender’. “Il governo spende circa il 5% del PIL nazionale per cercare di sostenere il tasso di natalità”, ha scritto POLITICO Europe spiegando le diverse misure messe in campo negli anni dall’Esecutivo: esenzione a vita dal pagamento delle tasse per le donne con almeno quattro figli, prestiti anticipati per le coppie con almeno tre figli e aiuti finanziari per casa e automobili sempre per le famiglie numerose.

Viktor Orbán con la presidente della Commissione UE Von der Leyen - Foto: European Union
Viktor Orbán con la presidente della Commissione UE Von der Leyen – Foto: European Union

In questi anni, Orbán ha fatto “dell’inversione della tendenza alla diminuzione della popolazione ungherese una pietra miliare della sua visione del futuro” del Paese, ha scritto Balkan Insight, ma “i risultati delle sue politiche a favore della famiglia sono stati contrastanti”. Da un lato, il tasso di fertilità in Ungheria è cresciuto significativamente, passando da una media di 1,23 figli per donna nel 2011 a 1,61 dieci anni dopo.

Dall’altro, però, complessivamente, la popolazione continua a diminuire. “Sono decenni che l’Ungheria è in declino demografico, da ben prima dell’Italia”, spiega Stefano Bottoni, professore di storia contemporanea dell’Università degli studi di Firenze e autore di “Orbán. Un despota in Europa” (Salerno Editrice, 2019). Secondo il docente, inoltre, le politiche per favorire la natalità ungheresi “non sono universali”, ma aiutano maggiormente o esclusivamente alcune fasce della popolazione, quelle considerate più affini ai suoi dettami ideologici, come le famiglie numerose.

Anche in Italia la questione demografica ha acquisito un’importanza crescente nel dibattito pubblico. A differenza dell’Ungheria, però, il tasso di fertilità è andato calando negli ultimi anni. Secondo un’elaborazione del Sole 24 Ore su dati Eurostat, infatti, tra 2010 e 2021, la media di figli per donna in Italia è calata del 14,4% mentre nello stesso periodo è cresciuta del 27% in Ungheria.

L’Italia alla ricerca di risorse

Come detto, la Presidente del Consiglio Giorgia Meloni ha più volte dichiarato che, per lei e il suo Governo, la natalità è “una priorità assoluta“. Per questo il suo Governo ha confermato l’assegno unico universale, approvato nella legislatura precedente, e ha formulato una serie di proprie proposte per affrontare la complessa situazione demografica dell’Italia e che dovrebbero trovare spazio nella prossima Legge di Bilancio.

Del “peso” delle politiche per la natalità nel provvedimento si è già discusso parecchio questa estate. Il Ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti ha dichiarato al Meeting di Rimini che la questione è “fondamentale” perché “non c’è nessuna riforma previdenziale che tiene nel medio-lungo periodo con i numeri della natalità che abbiamo oggi”. Il suo vice, Maurizio Leo, ha voluto sottolineare l’impegno a “cercare di individuare delle risorse per sostenere le famiglie, soprattutto quelle che mettono la mondo figli e quelle che hanno più figli”. La stessa Meloni, ad inizio settembre, ha ribadito di essere assolutamente convinta “che il tema della natalità deve rimanere uno dei temi centrali della manovra”.

Giorgia Meloni con la presidente della Commissione UE Von der Leyen - Foto: European Union
Giorgia Meloni con la presidente della Commissione UE Von der Leyen – Foto: European Union

Sul piatto, in particolare, ci sarebbero agevolazioni per l’assunzione delle madri, bonus specifici per chi decide di avere il secondo figlio e aiuti per i nuclei con almeno tre figli. Misure, queste ultime, molto simili a quelli in vigore in Ungheria. Il problema dal punto di vista del Governo sarà “solo” trovare risorse sufficienti per inserire queste misure in Manovra. Cosa che non facile vista la situazione delle finanze italiane.

Ma anche se le risorse ci fossero, per sviluppare una politica per la natalità efficace ed equa sono numerose le criticità da tenere in considerazione. A sottolinearlo è stata poche settimane fa l’Alleanza per l’infanziathink tank composto da associazioni e ricercatori che ha sottolineato che “va evitato che in una sorta di gioco a somma zero l’eventuale, anche auspicabile, aumento dei trasferimenti monetari vada a detrimento dello sviluppo dei servizi educativi alla prima infanzia in direzione universalistica, del rafforzamento dei congedi genitoriali (di maternità, paternità e parentali) anche per le categorie di lavoratici e lavoratori oggi solo parzialmente coperti, di altri interventi strutturali (come quelli che favoriscono l’accesso all’abitazione)”.

Vedremo se a Budapest Meloni dirà qualcosa anche su questi temi oppure se si limiterà ad applaudire e a seguire, risorse permettendo, la strada tracciata dall’Ungheria di Orbán. Per farlo, nei prossimi mesi Percorsi di secondo welfare tornerà a dare attenzione alle misure di sostegno alla natalità – di cui ci stiamo occupando con la serie Denatalitalia – guardando anche alle soluzioni che hanno messo in campo altri Paesi. Tra cui anche l’Ungheria.

 

Foto di copertina: Giorgia Meloni e Viktor Orbán - Foto: European Union