Se avevamo rischiato di dimenticarlo, la pandemia da Covid-19 ci ha ricordato e dimostrato che la pubblica amministrazione può assumere un ruolo centrale e rappresentare un valore aggiunto all’interno della nostra società, come ha dimostrato l’operato del personale sociosanitario e del corpo insegnanti nei mesi più cupi dell’emergenza. Ora, grazie alle risorse del Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza (che Secondo Welfare sta monitorando con Memento PNRR, ndr) e ai sempre maggiori investimenti relativi ai processi di digitalizzazione, le PA hanno tutto il potenziale necessario per essere driver principali dello sviluppo economico e sociale del nostro Paese.
Per accompagnare al meglio questo processo e affrontare le sfide che si prospettano, investire sul capitale umano è dunque strategico.
Proprio per questo, l’Università degli Studi di Milano ha scelto di avviare il nuovo Corso di Laurea in Management e Politiche delle Amministrazioni Pubbliche (MAPPE) che prenderà il via a settembre 2023. MAPPE è un corso ad accesso programmato, con un numero di studenti pari a 100, dei quali 50 sono posti riservati a studenti e studentesse che lavorano. Il Corso di Laurea prevede la frequenza obbligatoria con modalità di “didattica mista”, che permette a chi partecipa di conciliare i propri tempi di studio, vita privata e lavoro. Attraverso l’insegnamento di competenze interdisciplinari in ambito economico, giuridico, politologico, sociologico, psicologico, statistico, MAPPE vuole insegnare a conoscere i processi e le regole di funzionamento delle pubbliche amministrazioni, delle società pubbliche e private che gestiscono servizi pubblici e dei soggetti privati preposti all’esercizio di attività di interesse pubblico.
Il prof. Gabriele Bottino, Presidente del neonato corso di laurea, ci ha spiegato come in questo modo MAPPE miri a fornire competenze necessarie ad analizzare e comprendere le concrete esigenze delle imprese e dei cittadini, a riconoscere e risolvere i meccanismi di cattivo funzionamento delle organizzazioni, ad apprendere l’utilizzo e l’implementazione degli strumenti che l’innovazione tecnologica mette a disposizione del cambiamento organizzativo e della comunicazione con gli utenti. Ecco come.
Professor Bottino, perché oggi è importante studiare e conoscere le pubbliche amministrazioni?
Perché le pubbliche amministrazioni siamo noi, e studiarle significa anche comprendere il nostro rapporto con gli altri e con noi stessi. Le pubbliche amministrazioni siamo noi perché non soltanto ne riceviamo le funzioni e i servizi ma perché, e soprattutto in questi tempi così complessi, impegnarsi a studiarle significa impegnarsi a divenirne parte, ad entrare a lavorare con esse, e per esse, al servizio della collettività. Le pubbliche amministrazioni siamo noi, ancora, perché la loro onestà, la loro correttezza, e il loro agire in maniera trasparente, e bene utilizzando le risorse che hanno a disposizione, dipende essenzialmente dalle persone che lavorano in esse e con esse, dalla nostra onestà, dalla nostra correttezza e competenza.
Ed inoltre: come realizzare le idee e i valori che ci stanno più a cuore, ad esempio il servizio alle persone più fragili, la protezione dell’ambiente, la cura per i beni comuni, se non impegnandoci direttamente, e in prima persona, all’interno delle amministrazioni pubbliche che proprio tali idee e valori possono concretamente realizzare?
Ai più giovani, che hanno più idee e valori di quanto siamo spesso portati a pensare, ricordo sempre che la maniera più efficace di realizzare queste loro idee e valori – senza limitarsi soltanto ad una affermazione astratta – è proprio quella di lavorare nelle amministrazioni pubbliche che hanno il potere di tradurre queste idee e valori in progetti, in fatti e azioni come, esemplificando, gli enti pubblici del settore sociale e sanitario, le università, i Ministeri, i Comuni e le Regioni.
A coloro che già lavorano nelle PA, invece, ricordo che lavorare in esse e con esse è un dono, oltre che un impegno professionale, e che continuare a studiarle, continuare ad acquisire competenze e conoscenze, è l’unico modo per capirne i costanti mutamenti, le evoluzioni all’interno dei cambiamenti sociali, per comprendere il significato dell’agire pubblico sulla realtà di ogni giorno, per comprendere noi stessi.
Parliamo più in dettaglio di MAPPE, ci spiega cos’ha di speciale?
Se, nonostante le molte riforme che in questi anni hanno riguardato il sistema universitario, il numero dei laureati in Italia è tuttora molto, troppo basso (meno della metà di coloro che si iscrivono ad un corso universitario lo completano infatti conseguendo infine la laurea), questo non può dipendere soltanto dalla motivazione a studiare degli studenti e delle studentesse che frequentano le nostre università. Questo dipende anche, e per una parte importante, dal fatto che i metodi di insegnamento universitario non sono più aggiornati con la realtà sociale e tecnologica nella quale gli studenti e le studentesse – così come i docenti universitari – vivono quotidianamente.
Troppo spesso la didattica universitaria è ancora caratterizzata da una relazione unilaterale tra i docenti e gli studenti e le studentesse: unilaterale poiché soltanto i docenti sono i protagonisti della didattica, degli insegnamenti, mentre gli studenti e le studentesse sono chiamati a partecipare a questa didattica, e ai suoi insegnamenti, in maniera esclusivamente recettiva e passiva, impersonale. Frequentare l’università significa ancora, e troppo spesso, frequentare un luogo di sapere e conoscenza del tutto disconnesso dalla vita che accade, e come accade, fuori da questo luogo, che finisce così per diventare un “non luogo”.
Cambiare questo stato di cose non significa affatto rinunciare ai rispettivi ruoli ma, al contrario, affermare che tra le responsabilità dei docenti vi è anche quella di comprendere che gli studenti e le studentesse vadano supportati nell’integrare il proprio studio universitario dentro vite fatte di impegni e interessi professionali e personali. Lo studio universitario può e deve dare un profondo significato proprio a questi ambiti familiari, lavorativi e personali. Che proprio così facendo gli studenti e le studentesse potranno non soltanto fare parte della didattica, degli insegnamenti che frequentano, ma potranno essere parte integrante di essi. Che potranno portare e applicare ciò che hanno imparato in università all’interno della propria vita familiare, lavorativa e personale.
D’altronde, e perché sia così, gli strumenti a disposizione dei docenti non mancano di certo. Il gruppo di esperti di metodologie didattiche del Faculty Development della Statale ci ha supportato nel definire un mix di didattica in presenza – imprescindibile per costruire una “comunità di apprendimento” con docenti e compagni di studio – e didattica on line. Vorremmo infatti che studentesse e studenti di MAPPE non siano meri ascoltatori passivi di lezioni frontali, ma compartecipi nelle lezioni e capaci di affrontare, e risolvere insieme, problemi attuali e concreti. Questa è la didattica innovativa del nostro corso di laurea, e in essa crediamo, e ci impegniamo come suoi docenti, affinché gli studenti e le studentesse siano motivati e responsabilizzati, motivate e responsabilizzate, ad intraprendere e concludere il proprio percorso universitario.
Quindi qual è è il valore aggiunto di MAPPE rispetto ad altri corsi di laurea triennali?
Parlare di un valore aggiunto, con riguardo soltanto al nostro corso di laurea, significherebbe attribuire un valore normale agli altri corsi di laurea della nostra Facoltà, e dell’intero Ateneo. Ed ogni corso di laurea ha il suo proprio valore. Il nostro corso di laurea non ha dunque un valore né maggiore né minore rispetto agli altri, ha semplicemente un valore diverso.
O, e per meglio dire, dà valore a competenze e conoscenze riferite ad una specifica materia, quella del settore pubblico e dei soggetti privati che lavorano in esso e con esso, diversa dai temi sui quali si focalizzano altri corsi di laurea. MAPPE, facendo questo, non fa altro che dare continuità ad una tradizione storicamente importante, sempre percorsa dai corsi di laurea in Scienze politiche, economiche e sociali dell’Università degli Studi. Sono infatti moltissimi i funzionari, dirigenti e amministratori pubblici che, dopo essersi laureati nei corsi di laurea che lo hanno preceduto, oggi ricoprono ruoli essenziali e di vertice nel governo e nella amministrazione delle cose e degli interessi pubblici: nei Ministeri, nelle Prefetture, negli enti territoriali, nelle università e nelle aziende sanitarie, così come, e altrettanto, nelle organizzazioni private che gestiscono funzioni e servizi pubblici.
Ed è di questo specifico valore che ci sentiamo portatori responsabili, consapevoli del fatto che noi per primi – come amministratori della istruzione pubblica – dobbiamo dare esempio costante, e nei fatti, della sua importanza crescente al servizio della comunità studentesca.