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L’Osservatorio Sociale Europeo ha di recente pubblicato i risultati della ricerca "Providing Welfare through Social Dialogue” (ProWelfare) finanziata dalla Commissione Europea e coordinata dalla Confederazione Europea dei Sindacati (CES) insieme all’Osservatorio Sociale Europeo.

La ricerca si è concentrata sul “welfare occupazionale volontario” (WoV), ovvero sulle prestazioni sociali fornite su base volontaria e come risultato di un accordo bilaterale fra le parti sociali o di un’iniziativa unilaterale intrapresa dai datori di lavoro. Come segnalano gli autori del rapporto (David Natali ed Emmanuele Pavolini), questo tipo di protezione sociale sta diventando sempre più diffusa nei paesi europei. Le imprese sono l’attore chiave nella promozione del WoV, i sindacati giocano un ruolo di primo piano nel modellare questo tipo di protezione sociale e i governi possono sostenerne lo sviluppo attraverso l’introduzione di incentivi fiscali.


Il progetto

Il progetto ProWelfare si è concentrato in particolare sulle prestazioni offerte in materia di salute, conciliazione e formazione professionale in otto paesi europei, quali Austria, Belgio, Germania, Italia, Polonia, Spagna, Svezia e Inghilterra. La ricerca si è focalizzata su tre settori produttivi: industria manifatturiera (metalmeccanica e alimentare), pubblico impiego e servizi privati (in particolare il settore bancario e quello del commercio). Oltre che attraverso l’analisi della letteratura e dei dati esistenti, la ricerca è stata realizzata grazie allo studio di 67 accordi collettivi, alla conduzione di 54 interviste con gli stakeholder e alla somministrazione di un questionario on line.

Il rapporto offre una serie di dati sul WoV riguardanti in particolare: 1) gli andamenti della spesa 2) il livello di copertura 3) il tipo di prestazioni offerte 4) la copertura dei vecchi e dei nuovi rischi sociali 5) la frammentazione della protezione sociale.


Gli andamenti della spesa

Il database OCSE-SOCX rende disponibili i dati relativi alla “spesa sociale volontaria”. Questo tipo di spesa è in linea con la definizione di WoV proposta nell’ambito di ProWelfare, anche se non tiene conto della spesa per la formazione professionale e include quella pensionistica. A livello aggregato, la spesa sociale volontaria rappresenta una parte limitata della spesa sociale complessiva (6,7% del totale nel 2009). Le differenze nazionali consentono però di individuare due gruppi principali. Il primo è costituito dai paesi nordici e continentali (Svezia, Belgio e Germania) nei quali la spesa privata volontaria è superiore o prossima alla media degli otto paesi. Del secondo fanno invece parte i paesi del sud e dell’est Europa (Italia, Spagna e Polonia) nei quali la spesa è inferiore alla media. A questi due gruppi si aggiungono Inghilterra e Austria che mostrano invece un profilo specifico. Nel caso dell’Inghilterra, la spesa sociale volontaria è tre volte superiore alla media. L’Austria è invece l’unico paese continentale in cui la spesa è inferiore alla media degli otto paesi.

L’analisi degli andamenti della spesa fra il 1990 e il 2009 consente invece di distinguere ulteriormente i paesi (Figura 1). Infatti, se Inghilterra e Austria vedono diminuire la spesa privata volontaria nell’arco temporale considerato, Svezia, Belgio, Spagna, Germania, Polonia, al contrario, registrano una crescita. Differente il caso dell’Italia in cui questo tipo di spesa rimane stabile.
 

Figura 1. Spesa privata volontaria (% della spesa pubblica e privata obbligatoria)

Fonte: Natali D., Pavolini E. (2014) Comparing (Voluntary) Occupational Welfare in the EU: Evidence from an international research study, OSE Research Paper No.16, p. 14.


Il livello di copertura

Per quanto riguarda il livello di copertura, ovvero il numero di lavoratori che usufruiscono del WoV (calcolato come % sul totale dei lavoratori), gli autori evidenziano che questa forma di protezione sociale svolge un ruolo rilevante in tutti i paesi oggetto di indagine. Infatti, in almeno uno dei settori analizzati, più del 20% del totale dei lavoratori beneficia di queste prestazioni.


Le prestazioni offerte

Il rapporto offre poi un’analisi dettagliata del tipo di prestazioni offerte in ciascun settore di policy oggetto di indagine. In campo sanitario troviamo, da un lato, gli interventi legati ai rischi industriali più tradizionali, come la malattia e gli infortuni sul lavoro (diffusi prevalentemente in Svezia, Germania, Austria e Spagna) e, dall’altro, le prestazioni connesse alla sanità pubblica, come ad esempio le assicurazioni complementari per la copertura ospedaliera, le vaccinazioni antiinfluenzali, i controlli medici, il rimborso delle spese ambulatoriali e dei farmaci (previste ad esempio in Belgio, Italia e Spagna).

Nel caso della conciliazione tra lavoro e famiglia, un ruolo di primo piano è invece giocato dagli accordi sull’orario di lavoro, che consentono di far fronte ai propri impegni familiari. Altri benefici consistono invece in congedi parentali e familiari, nel sostegno finanziario alle famiglie (ad esempio attraverso i bonus per i bambini) e nell’erogazione di servizi (ad esempio per l’assistenza all’infanzia).

Per quanto riguarda la formazione professionale, in tutti i casi, le prestazioni erogate riguardano principalmente i servizi di formazione offerti direttamente dalle imprese e i congedi per lo svolgimento di attività di formazione fuori dal luogo di lavoro.


Vecchi e nuovi rischi sociali

La ricerca ha anche evidenziato le differenze che intercorrono fra i paesi considerando il tipo di rischi coperti dal WoV. Infatti, se distinguiamo tra rischi sociali vecchi e nuovi (i primi rappresentati dalla sanità, i secondi dalla conciliazione e dalla formazione professionale) emergono delle differenze. In alcuni di essi, ad esempio in Svezia, i vecchi rischi sono trattati più diffusamente; in altri, come Austria e Polonia, i nuovi rischi sono invece più coperti. Nella maggior parte dei paesi comunque la situazione è mista.

La frammentazione della protezione sociale
La ricerca ha inoltre posto in evidenza la presenza di una serie di condizioni che tendono a favorire la frammentazione nell’accesso al WoV.
• L’appartenenza a determinati settori industriali. Si consideri ad esempio che il settore bancario, in molti paesi (Belgio, Italia, Germania), è stato il precursore dello sviluppo del WoV e ha quindi tradizionalmente offerto elevati livelli di copertura. Al contrario, bassi livelli di copertura caratterizzano la vendita al dettaglio, il turismo e l’edilizia.
• Le caratteristiche economiche dei settori industriali di appartenenza (in particolare i livelli medi di competitività e di produttività) spiegano il differente livello di protezione offerto tramite il WoV.
• Il tipo di rapporto di lavoro, i contratti standard sono normalmente più protetti rispetto a quelli atipici (in particolare in Italia, Belgio, Germania).
• La gerarchia interna, manager e dirigenti sono più protetti (soprattutto in Belgio e in Italia) rispetto agli altri lavoratori.
• Il genere, più uomini che donne ricevono prestazioni legate al WoV nel campo della salute (in particolare nel Regno Unito, in Italia e in Belgio), mentre in Svezia accade il contrario.
• La dimensione dell’azienda, le grandi imprese offrono più opportunità rispetto a quelle piccole e medie.


Quali prospettive?

Il rapporto offre infine alcuni spunti interessanti relativi, da un lato, alle opportunità e ai rischi connessi alla diffusione del WoV e, dall’altro, al rapporto fra welfare pubblico e WoV. Fino ad ora, questi programmi di protezione sociale sono stati concepiti come aggiuntivi piuttosto che sostitutivi rispetto al welfare pubblico e il WoV ha garantito una maggiore copertura a molti lavoratori. Si tratta indubbiamente di un risultato positivo ma, avvertono gli autori, se il WoV diventasse sostitutivo piuttosto che integrativo ci sarebbero evidenti conseguenze negative per l’equità dei sistemi di protezione sociale. Infatti, questo tipo di protezione sociale tende a favorire la frammentazione (se non la dualizzazione) nell’accesso ai benefici. Come abbiamo visto, la possibilità di poter usufruire di queste prestazioni è infatti influenzata dal settore di appartenenza, dal tipo di contratto di lavoro e dalla grandezza dell’impresa presso la quale si è occupati. Il WoV sembra allora un’arma a doppio taglio che, da un lato, offre la possibilità di migliorare le condizioni di vita dei lavoratori e, dall’altro, crea incentivi per la frammentazione delle condizioni dei lavoratori all’interno del mercato del lavoro. Un ulteriore spunto di riflessione riguarda poi il rapporto fra welfare pubblico e WoV analizzato a partire dai trend di spesa. In particolare, il caso dell’Inghilterra (che a partire dagli anni novanta vede una significativa diminuzione della spesa destinata al WoV) dimostra che alla contrazione del welfare pubblico (che ha caratterizzato in particolare il periodo della crisi) non corrisponde necessariamente la crescita del welfare privato. Al contrario, può verificarsi il fenomeno del “doppio ritiro” per il quale sia lo stato sia i datori di lavoro riducono il loro impegno nella fornitura di welfare.

 

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