I fringe benefit da un po’ di tempo sono al centro del dibattito sul welfare aziendale. Per il 2022 la soglia esentasse ad essa destinati è stata aumentata a 600 euro, ma senza interventi strutturali – magari nella Legge di Bilancio – dal 1° gennaio 2023 si tornerà al limite di 256 euro previsto dal TUIR1. Si andrebbe a ripetere quanto accaduto nel 2020 e nel 2021, quando si era scelto di incrementare questa soglia sempre ad anno in corso e sempre in maniera temporanea. Generando un po’ di confusione e incertezze per imprese, lavoratori e operatori del settore.
Questi strumenti sono infatti una delle componenti più diffuse del welfare aziendale e riguardano una vasta gamma di servizi e soluzioni, dalle card acquisto ai buoni benzina, dai beni e servizi per la mobilità sostenibile alle polizze assicurative. Ma possono essere utilizzati anche per ricevere servizi sociali e sanitari.
Fringe benefit: limit, rischi e opportunità
Come abbiamo già avuto modo di evidenziare, i fringe benefit sono un’opportunità per sostenere le imprese e i lavoratori. Al tempo stesso è però importante non ridurre il welfare aziendale solo a questo genere di interventi. Si tratta infatti di un sostegno alle spese delle famiglie, che – se non in rari casi – poco ha a che fare con il cosiddetto “welfare nobile” e con le prestazioni di natura più prettamente sociale.
La questione non è tuttavia semplice. Uno dei punti di forza dei fringe benefit – che spesso spinge le aziende a privilegiarli rispetto ad altre misure sociali – risiede nel fatto che, dovendo essere spesi e non potendo andare “a risparmio” hanno meccanismi più semplici e immediati. E, proprio per questa ragione, incentivano i consumi da parte dei lavoratori. Anche qui, tuttavia, si apre una questione importante. Le spese effettuate sono quasi sempre fatte online – sulle principali piattaforme di e-commerce – o presso grandi catene. Il consumo, dunque, avviene lontano dai territori in cui vivono i lavoratori. Le spese dei fringe benefit nella maggior parte dei casi vanno ad alimentare catene del valore “lontane”.
Eppure – come spiegavamo qui – attraverso strumenti adeguati è possibile anche creare dei circuiti locali all’interno dei quali spendere le somme dei fringe, coinvolgendo le piccole attività commerciali e gli esercenti.
Ollipay, una app per spendere i fringe benefit sul territorio
È questa l’idea da cui è partita Well-Work, società benefit che opera dal 2016 in qualità di provider di welfare aziendale, per lanciare Ollipay.
Si tratta di un’applicazione che consente di spendere la quota annuale di fringe benefit presso attività e servizi di prossimità valorizzando così i circuiti commerciali locali piuttosto che le sole catene della grande distribuzione o piattaforme di e-commerce come Amazon o eBay.
Marco Milanesio, CEO e fondatore di Well-Work, ci ha detto che “Ollipay nasce per una duplice volontà. La prima è quella di andare a proporre una novità nel mercato delle piattaforme per la gestione del welfare aziendale, superando allo stesso tempo le soluzioni cartacee di voucher multibrand, obsolete e dalla gestione macchinosa”.
“La seconda”, continua Milanesio “è quella di favorire i piccoli esercizi commerciali e artigianali del territorio, tradizionalmente esclusi dal mondo dei fornitori che beneficiano, direttamente o indirettamente, delle ricadute del welfare aziendale. L’idea di realizzare un’app di questo tipo risale a prima della pandemia da Covid 19 e si è concretizzata nelle ultime settimane”.
Cos’è e come funziona Ollipay
Nella pratica, accedendo all’applicazione i dipendenti possono conoscere il loro credito e capire dove è possibile spenderlo. Nell’app si può trovare una serie di attività commerciali già selezionate, ma è possibile anche far convenzionare un esercente di fiducia. E, dato che si tratta di fringe benefit, può essere un’attività di qualsiasi tipo: dal panettiere, al macellaio, dal tabaccaio al piccolo alimentari, fino all’elettricista, il parrucchiere o l’idraulico.
Si tratta quindi di un sistema di pagamento digitale molto simile ad app già presenti sul mercato – il più noto è probabilmente Satispay, recentemente diventato un nuovo unicorno italiano – ma è rivolto specificamente ai dipendenti delle imprese che fanno welfare aziendale attraverso i fringe benefit.
Il dipendente che vuole effettuare un pagamento tramite Ollipay deve recarsi presso un fornitore convenzionato, aprire l’app, selezionare l’esercente in questione e digitare l’importo richiesto. L’esercente deve accettare o rifiutare l’operazione proposta dal dipendente in suo favore entro 60 secondi. Il sistema e l’applicazione garantiscono il tracciamento sia delle transazioni andate a buon fine che di quelle rifiutate. Dipendente ed esercente possono visualizzare in ogni momento, nell’apposita sezione dell’app, lo storico delle transazioni.
Inoltre, sottolinea Marco Milanesio, “l’app è collegata al portale di Well-Work e può comunicare con questo. Perciò, per fare un esempio, se un lavoratore o una lavoratrice ha un credito welfare di 200 euro nella sezione ‘Buoni e Gift Card’ nella sua piattaforma, disporrà automaticamente di 200 euro sull’applicazione Ollipay. Qualora la persona in questione effettui un pagamento di 10 euro, la cifra sarà scalata immediatamente anche dal suo credito welfare nel portale”.
“Ci tengo però a sottolineare che per l’inizio del 2023 l’applicazione Ollipay sarà sganciata dalla piattaforma di Well-Work. Così sarà resa disponibile e attivabile anche da altri provider di welfare aziendale: la nostra volontà è infatti quella di collaborare per questo progetto”.
Le opportunità per gli esercenti
L’app offre dunque un vantaggio ai dipendenti, ma è un’opportunità anche per gli esercizi commerciali.
Ollipay mette a disposizione un sistema di convenzionamento molto semplificato per gli esercenti che possono convenzionarsi al circuito di fornitori Well-Work attraverso un apposito form online che garantisce l’attivazione entro 3 giorni lavorativi.
“I vantaggi”, spiega Milanesio, “sono diversi. In primo luogo le commissioni per i fornitori sono molto basse, soprattutto se comparate con quelle dei buoni pasto o con quelle della maggior parte delle piattaforme di welfare aziendale: “tratteniamo solo la percentuale del 2% iva inclusa per la visibilità in app”.
C’è poi la facilità nell’incassare le risorse da parte degli esercenti. I tempi sono molto brevi: Well-Work si occupa infatti di pagare gli importi due volte a settimana, attraverso dei bonifici diretti ad ogni attività commerciale coinvolta. “Nell’ottica di venire incontro ai bisogni dell’esercente e di favorirne il lavoro, stiamo anche sviluppando un aggiornamento del sistema che nelle prossime settimane permetterà il pagamento giornaliero degli importi dovuti all’esercente”, conclude Milanesio.
Anche per queste ragioni, il progetto Ollipay è stato presentato ad alcune associazioni datoriali e di categoria di territori differenti. Sembra che la logica alla base di questo strumento riscontri interesse, grazie al focus che può avere sul territorio e verso quelle categorie di commercianti ed esercenti tradizionalmente di solito esclusi.
Al momento sono in partenza due progetti incentrati sull’applicativo. Un intervento è promosso dal Consorzio NIP e punta a promuovere un welfare aziendale “a km 0” nell’area di Maniago, in provincia di Pordenone; il secondo sarà invece nel territorio di Pescara, in Abruzzo.
Coinvolgere l’economia locale con il welfare aziendale territoriale
Secondo Welfare si occupa ormai da tempo di quello che indichiamo come welfare aziendale territoriale: dalle reti d’impresa alle progettualità nate attraverso la contrattazione territoriale, fino alle iniziative finalizzate a sistematizzare i servizi offerti dalle cooperative sociali e dall’attore pubblico. Ma ci sono anche progetti che puntano sul coinvolgimento attivo del tessuto imprenditoriale locale.
Come spiegato nel capitolo “Il welfare aziendale e contrattuale, tra sostenibilità e filiera corta“ del Quinto Rapporto sul secondo welfare, adottando alcune accortezze, il welfare aziendale può infatti essere un traino anche per lo sviluppo del territorio e dell’economia locale.
Ollipay, facilitando l’utilizzo dei fringe benefit nelle realtà di vicinato piuttosto che nelle grandi multinazionali dello shopping online, anche con l’idea che – avendone la possibilità – saranno poi i lavoratori a preferire le prime, va proprio in questa direzione.
Questo anche grazie ad un sistema di convenzionamento semplice e un costo per i fornitori e i commercianti inferiore a quello che – in media – richiedono operatori e provider. Ma anche a un sistema di pagamento rapido, che non costringe le piccole attività ad aspettare settimane per ricevere i pagamenti.
In questo modo si fa economia circolare, in quanto le risorse investite dalle aziende per i benefit di welfare “restano” sul territorio e vanno ad alimentare gli esercenti locali e la filiera dei servizi. E si vanno a incentivare pratiche di consumo più sostenibili che adottano una logica di “filiera corta”, quindi in grado di mettere a sistema risorse locali per promuovere nuove opportunità di sviluppo.
Questo articolo è stato realizzato grazie al sostegno di Well-Work.
Note
- I fringe benefit sono regolati dal comma 3 dell’articolo 51 del TUIR (Testo Unico Imposte sui Redditi) per quanto riguarda la fiscalità. La norma prevede la possibilità di utilizzare la cifra dedicata ai fringe per qualsiasi tipo di spesa: non ci sono vincoli né rispetto alle finalità di questo genere di acquisti, né in merito alla tipologia di esercente.