Cos’è la famiglia? Quali sono i confini dello spazio domestico? Chi si sente di famiglia? Da quante voci può essere raccontata la storia che scorre tra generazioni? Sono le domande a cui prova a rispondere Affari di famiglia, podcast prodotto da ZimmerFrei per RadioTre. Un intreccio di voci e storie che dipinge un affresco delle famiglie italiane: composite, mutevoli, apparentemente strane, piccole, piccolissime, senza confini, allargate, unite, recenti o di lunga data. Una narrazione di una quotidianità così forte da diventare un’epica domestica in cui ognuno si può riconoscere.
La vita in comune come luogo per raccontare la famiglia
C’è uno spazio dentro ad ogni famiglia che è propriamente intimo e allo stesso tempo inclusivo. Affari di famiglia propone uno sguardo caratteristico che racconta questo spaccato di vita quotidiana con un lessico universale: come le coppie affrontano l’arrivo di un figlio, come il supporto delle reti di prossimità aiuta chi non ha parenti vicini, quanto la contaminazione tra più generazioni all’interno di uno stesso nucleo familiare possa essere una ricchezza, come le origini di ognuno si possano mischiare, quali siano le descrizioni che ogni famiglia dà di sé anche attraverso ciò che possiede.
Affari di famiglia è quello che si definisce un audiodocumentario: un archivio di registrazioni raccolte in un podcast di RadioTre (collana Tre Soldi / 2020) che attraversa l’Italia e racconta la vita di una trentina di famiglie – diverse tra loro – che risiedono a Milano, Roma, Cagliari, Bologna e in Romagna. Le registrazioni sono state effettuate nell’arco di quattro anni durante le residenze di produzione del progetto di teatro documentario Family Affair.
Quanto prodotto dal collettivo artistico ZimmerFrei non è infatti solo questo e non nasce in questa forma: è un progetto artistico e antropologico che ritrae lo stato dell’arte della famiglia contemporanea mettendo al centro i soggetti del racconto, gli stessi soggetti che raccontano la loro storia familiare. In questa versione di ascolto, il progetto diventa particolarmente interessante poiché ritorna anche all’essenza di alcuni aspetti familiari che formano l’identità del singolo: siamo anche ciò che di noi raccontiamo, e spesso, diventiamo ciò che chi ci è più vicino – in famiglia – descrive di noi.
La famiglia come luogo di costruzione del futuro
In 5 episodi, il podcast racconta storie “di altri, ma familiari”. Storie di solida precarietà e di tranquilla esistenza, che attraversano le generazioni e le classi sociali: una ragazza dopo la versione di greco partorisce in casa insieme alla madre e al fidanzato; un giovane straniero viene accolto in casa da tre ragazze che, per combattere tristezza e malinconia, ballano; un bambino fa l’elenco di tutte le “mammastre” e i “papastri” che compongono la sua famiglia tripla; ogni mobile della casa ha un nome proprio perché tramandato dai parenti; l’umidità di una barca diventa compagna di vita; cugini che diventano inconsapevolmente fratelli negli anni Cinquanta quando non erano ammessi figli fuori dal matrimonio.
Ne emerge una visione di futuro radicata nella storia, che fiorisce all’interno di questi nuclei – più o meno ampi, più o meno liquidi – e si dissemina divenendo pratica quotidiana.
È così che il racconto di come cambia la società a partire dalla famiglia diventa chiaro. La famiglia non si definisce solo per nascita ma è anche quella elettiva, quella con cui si stringe un progetto di percorso di vita insieme, quella che si adotta o dalla quale si viene adottati, composta di memorie storiche ma anche da creare, quella che occupa uno spazio o che lo può acquistare per crescere.
La sottotraccia di questo progetto trasposto in podcast appare essere una: in ogni famiglia vi sono storie tramandate, storie raccontate e quindi ascoltate. È questa possibilità di ascolto collettivo che può veicolare la capacità di immedesimazione anche in narrazioni a noi distanti ma comunque familiari perché, appunto, di famiglia stanno parlando e di famiglia, ognuno ha – a modo suo – esperienza.
La storia orale accanto ai dati per raccontare il cambiamento
Negli ultimi 20 anni le famiglie italiane sono profondamente cambiate: le rilevazioni ci dicono che nel 2000, le coppie con figli erano il 43%, nel 2020 solo il 30%. Sempre più spesso, inoltre, si tratta di coppie con un unico figlio, il che riflette un tasso di natalità pari all’1,29 per donna (nel 2019) al di sotto della soglia che garantirebbe il ricambio generazionale (pari a 2,1 figli per donna).
I caregiver familiari sono i primi soggetti coinvolti nella cura e nella gestione delle multiple necessità che non riguardano solo i più piccoli ma la non-autosufficienza e la componente più anziana, andando a strutturare quel “business model familiare” che crea da sé risposte ai bisogni interni.
Le osservazioni quantitative che descrivono il cambiamento della società e lo spaccato che emerge dall’ascolto del podcast fanno riflettere sulla continua ricerca, da parte del discorso pubblico e politico, di trovare modi per stare “dalla parte delle famiglie”. Cosa significa davvero?
È dai nuclei più ristretti nascono spontaneamente nuove forme di convivenza, di inclusione, di progettualità, di condivisione. È dalle famiglie che partono le prime identificazioni di luoghi, di identità e di alterità.
Affari di famiglia non è un progetto nuovo ma si può riscoprire oggi quale prodotto narrativo che aiuta a ad approfondire e a dare consistenza proprio al dibattito sulle politiche per la famiglia. In un momento in cui il discorso pubblico naviga spesso solo su elementi quantitativi (bonus, assegni, ecc.) o sulla “logica del manifesto”, poter recuperare una riflessione che espone le caratteristiche intrinseche delle famiglie supporta una visione più rotonda del cambiamento che, comunque, avviene all’interno della società.