“Investire sull’istruzione in Italia è decisivo per il nostro futuro e la scuola dovrà essere al centro dell’attenzione del nuovo governo. Tuttavia, la percezione diffusa che l’Italia per la scuola spenda meno degli altri Paesi europei non è corretta. La nostra percentuale di spesa pubblica sul PIL è, infatti, allineata alla media europea, per quanto riguarda scuola dell’infanzia, primaria e secondarie. Anzi, se guardiamo alla spesa per ogni singolo studente dai 6 ai 15 anni, si scopre che l’Italia supera la media europea e Paesi come Francia e Spagna. È piuttosto sull’università che spendiamo meno”.
Così Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli, riassume uno dei principali risultati del dossier “Le risorse per l’istruzione: luoghi comuni e dati reali“, che ha l’obiettivo di ricordare alle forze politiche e all’opinione pubblica, prima delle elezioni, i dati di realtà della scuola italiana oggi, che spesso è invece letta a partire da luoghi comuni. Il dossier, curato dalla ricercatrice Barbara Romano, con elaborazioni su dati della Ragioneria dello Stato, del Ministero dell’Istruzione, di Eurostat e di Ocse, cerca di dare risposta a quattro domande.
- È vero che la spesa pubblica per la scuola è diminuita negli ultimi anni?
- È vero che per la scuola l’Italia spende meno degli altri paesi europei?
- È vero che gli insegnanti in questi anni sono diminuiti?
- È vero che le retribuzioni degli insegnanti italiani sono più basse degli altri Paesi europei?
I dati che emergono offrono spunti su cui riflettere. “Forse in Italia” spiega ancora Gavosto “per la scuola più che spendere poco semmai si è speso male, alla luce dei risultati di apprendimento insoddisfacenti, nelle scuole secondarie nettamente inferiori della media europea, e con enormi divari territoriali e sociali. È un campanello d’allarme per chi governerà. A partire dall’efficacia e dall’efficienza con le quali si sapranno gestire le risorse del PNRR per gli investimenti sulla scuola”.