La dispersione scolastica, o la mancata acquisizione di competenze adeguate al proseguimento degli studi universitari o l’ingresso nel mondo del lavoro, sono fenomeni largamente diffusi nel nostro Paese. Essi in larga parte dipendono dalla condizione socioeconomica e culturale delle famiglie e dei territori dove i bambini nascono e crescono. Proprio per questo una scuola di qualità, che offra spazi sicuri, infrastrutture e servizi adeguati, può dare opportunità eguali di apprendimento a tutti gli studenti e le studentesse, anche, e soprattutto, a quelli che sono maggiormente svantaggiati. La scuola, infatti, può essere un presidio essenziale nella lotta alle disuguaglianze. A condizione che sia dotata degli strumenti adeguati per svolgere questo ruolo.
Save the Children partendo da questi presupposti ha realizzato la ricerca “Alla ricerca del tempo perduto – Un’analisi delle disuguaglianze nell’offerta di tempi e spazi educativi nella scuola italiana” che, alla vigilia dell’elezione del nuovo Parlamento e della formazione del nuovo Governo, offre uno spunto concreto per l’orientamento degli investimenti necessari al rilancio della scuola.
Il rapporto offre dati sulla situazione della povertà educativa e della dispersione scolastica in Italia e analizza alcuni indicatori “strutturali” inerenti la scuola, come la presenza di mensa scolastica e tempo pieno, palestra e certificato di agibilità, mettendo in luce la correlazione positiva tra la qualità dell’offerta in termini di strutture e tempo scuola e il livello di apprendimento conseguito da studentesse e studenti. Dall’analisi emerge un vero e proprio paradosso: i territori dove la povertà minorile è più forte sono quelli dove la scuola è più povera, privata di tempo pieno, mense e palestre. Proprio dove i bambini, le bambine e gli adolescenti affrontano, con le loro famiglie, le maggiori difficoltà economiche ci sarebbe bisogno di un’offerta educativa più ricca che, nella maggior parte dei casi, è invece carente.
Per questo, sottolinea Save the Children, è fondamentale aumentare significativamente le risorse per l’istruzione, portandole al pari della media europea, ovvero il 5% del PIL.