L’Italia è uscita formalmente dall’emergenza pandemica, ma molti anziani sono ancora costretti a sacrificare le proprie relazioni. Con conseguenze significative sulla loro salute e sulla tranquillità delle loro famiglie. A essere in difficoltà sono soprattutto le circa 265mila persone (dati Istat sul 2018) che sono ricoverate in Residenze sociosanitarie assistenziali (RSA) destinate a persone non autosufficienti, affette da malattie croniche, che hanno bisogno di assistenza continua.
Su L’Essenziale Ylenia Sina – giornalista che per A Brave New Europe ha scritto il longform dedicato alla rigenerazione urbana – approfondisce numerosi problemi legati alle RSA nel post pandemia: familiari che chiedono di abolire le norme che limitano gli accessi, isolamenti prolungati che stanno compromettendo la salute psichica degli ospiti, frammentazione dell’offerta e scarsità del personale che producono molte disuguaglianze. Tra le altre cose.
Sina segnala come il PNRR preveda una riforma dell’assistenza agli anziani non autosufficienti entro la fine della legislatura, nella quale rientrano anche le RSA. Sul tema sta lavorando anche il Patto per un nuovo welfare per la non autosufficienza, che ha avanzato un’articolata proposta. Come ha spiegato la direttrice di Secondo Welfare Franca Maino, parte del team di esperti che ha lavorato alla proposta, questa punta alla “creazione di un sistema nazionale di assistenza agli anziani con un unico percorso di accesso alle prestazioni e una chiara definizione dei livelli di assistenza, uguali per tutti sul piano nazionale e poi calibrati nel contesto regionale”,