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Periodicamente Secondo Welfare cura un’inchiesta per Buone Notizie del Corriere della Sera, in cui si approfondiscono i cambiamenti sociali in atto in Italia e le loro conseguenze sul sistema di welfare. Sul numero del 26 aprile 2022 abbiamo affrontato il tema della digitalizzazione della scuola. Di seguito, Chiara Agostini offre una riflessione su come il digitale, se applicato correttamente, può evitare di amplificare le disuguaglianze sociali. Qui Paolo Riva analizza invece gli effetti della Didattica a distanza durante la pandemia e gli orizzonti di sviluppo della cosiddetta Didattica digitale integrata.

La digitalizzazione della scuola non è una novità. Sono passati 15 anni da quando, nel 2007, fu introdotto il primo Piano Nazionale per la Scuola Digitale, poi rinnovato nel 2015. Con la pandemia e il diffuso ricorso alla Didattica a Distanza (Dad), il tema ha assunto tuttavia una nuova centralità.

Ma concretamente cosa significa fare didattica digitale? E che impatto ha la digitalizzazione della scuola sull’inclusione sociale? Chiariamo subito che la Dad, se si risolve nella semplice trasposizione su supporto informatico della lezione in presenza (come spesso è accaduto nella fase dell’emergenza)  ha poco a che vedere con la digitalizzazione della scuola, e porta con sé più svantaggi che vantaggi dal momento che alimenta la crescita delle disuguaglianze e l’esclusione sociale.

Questo è emerso chiaramente durante la pandemia, quando le scuole hanno chiuso e molti bambini e ragazzi si sono ritrovati in Dad senza possedere device e/o una connessione adeguata, oppure in spazi non idonei a seguire le lezioni da casa.

Didattica digitale e Dad: un confine labile

La didattica digitale è altra cosa rispetto alla Dad. Non significa trasporre quel che già c’è in un nuovo formato, ma ripensare le modalità di trasmissione del sapere utilizzando le nuove tecnologie per veicolare l’innovazione. Una didattica di questo tipo può significare, ad esempio, un capovolgimento dei momenti di apprendimento.

L’approccio della “flipped classroom” (classe capovolta) prevede infatti che quella che dovrebbe essere la lezione frontale sia registrata dai docenti su un supporto audio o video e seguita successivamente da casa, come se fosse un compito. Questo permette di dedicare il tempo in aula a presentazioni, lavori di gruppo, dibattiti e attività laboratoriali.

Il digitale è allora uno strumento che consente di superare un modello (frontale) considerato da molti ormai desueto. La didattica può infatti essere pensata come continua attività laboratoriale in cui il docente facilita e supporta i processi di apprendimento ricorrendo appunto alle nuove tecnologie.

L’orizzonte dell’apprendimento digitale

In questa prospettiva, se la digitalizzazione della scuola si accompagna a una serie di misure volte a superare il divario digitale, ovvero il differente accesso che le persone possono avere alle tecnologie, essa può diventare un potente strumento per promuovere l’inclusione sociale. Questo è vero per almeno due ragioni che guardano, rispettivamente, al presente e al futuro dei giovani.

Le pratiche didattiche innovative promuovono il coinvolgimento attivo dei ragazzi e, più facilmente rispetto a quelle meramente trasmissive, supportano lo sviluppo del loro pensiero critico. Una didattica siffatta, che pone al centro gli studenti e il loro potenziale (ancor prima delle nozioni) e che utilizza mezzi e linguaggi a loro vicini, può incidere positivamente sui rendimenti e sulla riduzione degli abbandoni scolastici.

Inoltre, è ormai evidente che il possesso di competenze digitali adeguate garantisce l’accesso a molti servizi (si pensi al ruolo dello SPID) e quindi permette di godere appieno dei propri diritti di cittadinanza oltre che di partecipare con maggior successo al mercato del lavoro. Tali competenze sono oggi centrali e sempre più lo saranno in futuro, per questa ragione la scuola deve supportare gli adulti di domani nel loro sviluppo.

 


#OltreLaDad
È la serie di Secondo Welfare che, partendo dai dati e dalle voci dei protagonisti della scuola, vuole capire quale sarà il futuro della didattica digitale oltre l’emergenza pandemica. Scopri la serie.

 

 

Questo articolo è stato pubblicato su Buone Notizie del Corriere della Sera il 26 aprile 2022 ed è qui riprodotto previo consenso dell’autrice.