La pandemia ha accentuato le disuguaglianze sociali che erano presenti nel nostro Paese. Secondo Eurostat, già nel 2019 la fascia di popolazione maggiormente a rischio povertà ed esclusione era quella nei giovani con meno di 18 anni: il 22.5%, più della media delle altre fasce (19%). Si tratta di situazioni riconducibili a disuguaglianze socio-economiche che derivano da condizioni di deprivazione materiale, ma anche culturale, che ostacolano una partecipazione attiva alla vita della comunità. La povertà educativa è infatti interconnessa a tali situazioni di svantaggio: l’impossibilità di accedere a esperienze educative che migliorino lo status di difficoltà (Nuzzaci et al. 2020) può generare un cumulative deficit, ovvero un insieme di carenze e condizioni di deprivazione sociale refrattarie ad azioni di riequilibrio e compensazione (Nuzzaci 2020).
È ancora presto per trarre un bilancio, ma è molto probabile che quanto avvenuto negli ultimi due anni, in seguito dell’applicazione della Didattica a Distanza (DAD) per contenere la pandemia di Covid-19, abbia aumentato il rischio di povertà educativa tra i giovani italiani. Come abbiamo spiegato qui, la DAD ha infatti determinato significative conseguenze psicologiche sugli studenti, ma ha anche svantaggiato chi già aveva problemi sul versante economico: la mancanza di dotazioni adeguate per seguire le lezioni a distanza (spazi, connessioni, device) ha lasciato ancora più indietro chi aveva più bisogno.
L’errore da non fare è di confondere la didattica a distanza adottata in pandemia con la vera Didattica digitale integrata (DDI). Se correttamente applicato il digitale può infatti essere una leva di contrasto alla povertà educativa, e non un suo acceleratore.
Lo dimostra il progetto OpenSPACE in cui la Fondazione Mondo Digitale (FMD) ha unito tecnologia ed empowerment per favorire la crescita dei giovani, in particolare attraverso la valorizzazione delle materie scientifico-matematiche. Lo abbiamo analizzato intervistando Alfonso Molina, direttore scientifico e fondatore di FMD, e Ilaria Graziano, la coordinatrice di OpenSPACE per FMD, allo scopo di capire quali sono le condizioni per sviluppare esperienze di didattica digitale che, come in questo caso, possono rivelarsi efficaci nel contrastare il fenomeno della povertà educativa1 . Prima, però, alcuni dati per inquadrare il contesto.
Di cosa parliamo quando parliamo di scuola e digitale
Il cosiddetto digital divide è il gap tra chi ha accesso alle tecnologie dell’informazione e chi ne è escluso, parzialmente o totalmente. Com’è posizionato il nostro Paese su questo? A livello di competenze digitali di base e avanzate, l’Italia è al 20° posto in Europa, con uno dei punteggi peggiori rispetto agli altri Paesi dell’Unione (rapporto DESI2 2021). , anche se migliorar rispetto all’anno precedente (quando era 25esima). Non è tutto. A livello nazionale esiste anche una forte differenza interna: le persone con competenze digitali elevate sono il 25% al Nord contro il 23.5% al Centro e 17.2% nel Mezzogiorno (Rapporto Bes Istat 2021).
Tra le strade che occorre percorrere per colmare questo divario c’è certamente quella del sistema scolastico. Intervenire da subito per garantire competenze digitali adeguate è fondamentale. E proprio per favorire “l’inclusione digitale”, già nel 2007 è stato realizzato il Piano Nazionale per la Scuola Digitale (PNSD) che ambiva a promuovere l’innovazione digitale, oltre che a riorganizzarne gli ambienti per l’apprendimento, creando le cosiddette scuole 2.0. Gli esiti della legge 107/2015 conosciuta anche come “La Buona Scuola”, hanno portato ad un rinnovamento del Piano, che però oggi appaiono insufficienti. Negli anni il Piano ha subito diverse modifiche, ma spesso queste hanno posto a tutti gli interlocutori coinvolti obiettivi poco chiari su come usare le risorse digitali fornite alle scuole. Tanto che negli anni sono cresciuti gli squilibri tra gli istituti più avanzati quelli che già avevano difficoltà (Torrisi e Zitelli 2019).
Digital divide e materie STEM
Un ambito educativo particolarmente rilevante per contrastare il digital divide è quello delle materie STEM, acronimo che sta per Science, Technology, Engineering and Mathematics. Quella scientifico-matematica (come raccontavamo qui, ndr) è infatti un’area cruciale: il rapporto dell’Osservatorio Povertà Educativa (2022) curato da Openpolis e Con i Bambini incoraggia il miglioramento delle competenze STEM tra i più giovani come strumento per contrastare le disuguaglianze sociali, garantire la comprensione del mondo in cui vivono e contribuire al suo cambiamento.
“La consapevolezza del mondo complesso” commenta il fondatore di Fondazione Mondo Digitale, Alfonso Molina “ha un forte elemento digitale, perché penetra in tutti gli aspetti della società e accelera le altre tecnologie. Perciò anche nel mondo scolastico è importante far capire cosa sta succedendo con il suo sviluppo, il senso della sua enorme diffusione e il suo impatto su altre sfere.”
Alfonso Molina – La consapevolezza del mondo complesso
In questo senso, continua Molina, “dovrebbero essere le istituzioni a farsi carico di un’educazione di qualità. A livello sistemico si deve guardare la parte infrastrutturale e arrivare ai temi territoriali e alla povertà dei quartieri”. Ma non è un compito che la scuola può (o deve) affrontare in solitudine. In questo senso sono numerose le organizzazioni del Terzo Settore che si propongono di aiutare l’attore pubblico a integrare le nuove tecnologie all’interno delle scuole lavorando nell’ambito STEM, per fornire supporto e formazione agli insegnanti e a tutta la comunità educante.
OpenSPACE: combattere la disuguaglianza con la tecnologia
Tra di esse c’è, appunto, anche la Fondazione Mondo Digitale, organizzazione non profit orientata alla società della conoscenza che promuove il movimento globale di e-inclusion. Nel 2018 ha partecipato allo sviluppo di “OpenSPACE: Spazi di Partecipazione Attiva della Comunità Educante” (2018-2022), un progetto quadriennale operante in alcune aree periferiche di Bari, Milano, Palermo e Reggio Calabria. Il suo obiettivo è rendere le comunità inclusive e responsabili della promozione educativa, della crescita culturale e dell’emancipazione dei giovani attraverso, appunto, le materie STEM.
Il progetto è stato selezionato da Con i Bambini3 e, quindi, sostenuto attraverso il Fondo per il contrasto della povertà educativa, e fa leva su un partenariato che coinvolge diverse realtà, tra cui ActionAid in qualità di capofila e l’Università Bocconi di Milano, responsabile della valutazione dell’impatto. La logica è fornire una risposta partecipativa al problema dell’esclusione, che cioè coinvolga accanto all’attore pubblico anche soggetti privati e della società civile, dando vita a un intervento efficace: “ecosistemi territoriali per flussi di conoscenza e sustainability dell’individuo, non solo ambientale” li definisce Alfonso Molina.
Come ci ha spiegato Ilaria Graziano, coordinatrice del progetto per FMD, “quello di pareggiare le opportunità è proprio un principio di lavoro che è nel DNA della Fondazione e di OpenSPACE, alimentando la crescita ed il benessere soprattutto nei contesti più deprivati”. Infatti, le tre principali aree di interesse di OpenSPACE sono la riduzione dell’abbandono scolastico, un’istruzione inclusiva e di qualità e il rafforzamento della comunità educativa – che comprende insegnanti, studenti, famiglie e tutti coloro i quali gravitano attorno al contesto degli studenti.
OpenSPACE lavora con 12 scuole – “l’attore principale che si apre al territorio” commenta Ilaria, scelte come presidi sociali fondamentali nelle difficili realtà in cui operano: “il dentro e fuori della scuola si contaminano, è il punto di accesso privilegiato e fondamentale”. Il progetto mira ad evitare situazioni di povertà educativa di circa 4.000 ragazzi dagli 11 ai 17 anni di età di cui circa 700 hanno abbandonato la scuola o rischiano di abbandonarla. A questo scopo vengono offerte opportunità culturali, educative e sociali grazie alle “Palestre dell’innovazione” dove, spiega Alfonso, “i muri della scuola cadono”. Si tratta di aule allestite all’interno delle scuole per ospitare attrezzature digitali di base – come i computer – o più avanzate – come laser cut, stampanti 3D e strumenti di fabbricazione digitale, ma anche kit di robotica e software.
Alfonso Molina – Il senso delle palestre di OpenSpace
“Bisogna pensare con mentalità di processo” continua Molina “cominciando da ciò che c’è. Se voglio andare avanti verso una scuola più innovatrice capace di attrezzare i ragazzi per la vita nel XXI secolo serve un cambiamento, ma non c’è una pratica di condivisione per poterlo fare”. Per questo con OpenSPACE, aggiunge Ilaria Graziano, “abbiamo costruito un piccolo capitale condiviso come partnership di progetto, in alleanza”.
In questi luoghi vengono realizzati Fab Lab e Video Lab – laboratori di fabbricazione digitale e multimediale – nei quali si svolgono corsi di codifica, media art e di robotica con esperti del settore – ad esempio tecnici specializzati o grafici – provenienti dal contesto locale. L’obiettivo è far conoscere ai ragazzi nuove opportunità di lavoro, accrescere la consapevolezza sulle potenzialità del territorio e metterli in contatto con nuove realtà affinché possano uscire dal circolo vizioso di povertà educativa e socio-economica in cui si trovano con una “didattica ingaggiante” come la definisce Alfonso.
A tutto questo si aggiungono servizi e attività che coinvolgono famiglie, insegnanti e varie parti della comunità. Tra di essi ci sono sportelli di ascolto, corsi per la genitorialità responsabile e formazione del personale scolastico. Lo scopo è elaborare e monitorare i progressi dei ragazzi e creare un ambiente stabile e comunicativo. “La famiglia e gli insegnanti devono essere in grado di comprendere i bisogni e le esigenze degli adolescenti di oggi e del mondo con cui interagiscono” spiega Matteo Lancini, psicologo e psicoterapeuta presidente della Fondazione Minotauro di Milano, nonché docente universitario e autore del libro “L’età tradita. Oltre i luoghi comuni sugli adolescenti”.
I risultati di OpenSPACE
OpenSPACE mostra come il connubio tra scuola e tecnologie possa abbassare il rischio di povertà educativa anche e soprattutto all’interno di comunità complesse. L’obiettivo, come sottolinea Ilaria Graziano, è “trasformare la scuola in un punto di riferimento non soltanto per i ragazzi/e ma per tutta la comunità educante”. Le scuole stesse diventano moltiplicatori di opportunità per la crescita di ragazzi e ragazze che godono di spazi aperti di confronto e punti di riferimento per l’arricchimento del territorio stesso.
Il coinvolgimento della comunità circostante con sportelli di ascolto, gruppi di lavoro ed eventi per mostrare i risultati del lavoro svolto nei laboratori, garantisce lo sviluppo di una partecipazione attiva alla vita del quartiere e della città come opportunità di crescita e apertura all’esterno per tutti i partecipanti (Percorsi con i bambini, 2021). Il principio è ibridare tecnologia ed efficacia sociale, e innescare meccanismi di collaborazione tra sistemi già esistenti. “Le palestre non sono una ricetta unica, ma sono configurabili e implementabili cominciando da ciò che c’è” afferma ancora Molina sottolineando la peculiarità di OpenSPACE.
I dati della valutazione di impatto del progetto è stata condotta dall’Università Bocconi / LEAP (2021), tramite la somministrazione agli studenti e alle loro famiglie di due questionari – il primo tra maggio e novembre 2019, il secondo tra dicembre 2020 e maggio 2021 – improntati al metodo Difference-in-Difference – ovvero il confronto tra il gruppo di controllo e quello trattato. I risultati sono significativi: “abbiamo rilevato” illustra Ilaria “che le attività delle palestre dell’innovazione contribuiscono al miglioramento delle competenze specifiche ma anche di quelle curriculari proprio dei ragazzi che sono più in difficoltà.”
Ilaria Graziano – La didattica inclusiva
Secondo lo studio condotto dalla Bocconi l’adozione e l’insegnamento personalizzato delle materie STEM con queste modalità aumenta la motivazione a progettare il proprio futuro, rende consapevoli delle proprie potenzialità e diminuisce la percezione del proprio svantaggio, sviluppa il rapporto con la famiglia e il territorio. “Abbiamo l’evidenza di come l’utilizzo delle nuove tecnologie e degli ambienti digitali diventi effettivamente un acceleratore, e di come le palestre favoriscano l’inclusione dei soggetti più fragili”. Questo approccio, evidenziano i dati del report, migliora anche il rapporto con i compagni in quanto permette ai ragazzi di stare al passo con i propri pari, grazie al lavoro di squadra e al coinvolgimento continuo nelle attività di laboratorio; inoltre una buona parte dei partecipanti ha espresso un maggiore interesse a continuare gli studi.
Molte sono le proposte e le idee riguardo al tema della potenzialità che la scuola possiede nei riguardi dei più fragili ed in termini di avanzamento tecnologico, ma spesso non riescono ad essere implementate. “Non succede perché non possiedono la caratteristica della replica” riflette Alfonso “perché ogni idea dovrebbe essere la replica di tutte le condizioni, ma non è possibile. Serve un nuovo processo di innovazione ogni volta, bisogna prendere ispirazione dall’idea, trasformarla e creare un processo di mobilizzazione, persuasione, comunicazione.”
Alfonso Molina – Cosa significa favorire l’uguaglianza
L’approccio sistemico e gli ecosistemi locali generati dal progetto favoriscono l’adattamento del loro modello inclusivo a qualsiasi tipo di infrastruttura: “Il rapporto con le scuole è stato costante e ci siamo contaminati positivamente a vicenda” conclude Ilaria, aggiungendo che “il modello ha delle componenti molto pratiche su come applicare e replicare le attività in altri contesti territoriali. Se tutti avessero un’educazione di qualità” conclude Molina con una nota di speranza “ci sarebbe una situazione di uguaglianza in termini di opportunità per sviluppare le proprie potenzialità.”
Bibliografia
- DESI (2021), Italy in the Digital Economy and Society Index.
- Istat (2021), Rapporto Bes.
- LEAP (2021), Valutazione di impatto dell’intervento “palestre dell’innovazione”, Convegno OpenSpace, 8 Giugno 2021.
- Marrero, M.E.; Gunning, A.M; Germain-Williams, T. (2014), What is STEM Education, Vol. 1 No. 4 (2014): Perspectives on STEM Education.
- Nuzzaci A. (2020), Socio-cultural disadvantages and cumulative deficits: which education can fight in equalities?, Religación. Revista de Ciencias Sociales y Humanidades, 5(26), 172-186.
- Nuzzaci, A.; Minello, R.; Di Genova, N.; Madia, S. (2020), Povertà educativa in contesto italiano tra istruzione e disuguaglianze. Quali gli effetti della pandemia?, Life Long Learning, VOL. 17, N. 36, pp. 76-92.
- Open Gate Italia, Indice DESI 2021: Italia in crescita sul digitale ma forti ritardi su competenze e capitale umano, (consultato 14 Dicembre 2021).
- Osservatorio Povertà Educativa (2022), Stem, una sfida per l’Italia, Openpolis e Con i Bambini.
- Torrisi, C.; Zitelli, A.(2019), La scuola italiana alle prese col digitale fra disuguagliazne, ritardi e senza una vera visione, 23 Dicembre 2019, Valigia Blu
#OltreLaDad
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Note
- Parti e spunti di questo articolo sono tratti dalla Tesi di Laurea Magistrale dell’autrice, dal titolo “The role of Social Innovation in the field of education for the most vulnerable students: a comparison between the Italian OpenSPACE and the German Chancenwerk e.V.”, discussa il 17 Dicembre 2021.
- Digital Economy and Society Index è un indice che annualmente riassume gli indicatori sulle prestazioni digitali dell’Europa e tiene traccia dei progressi dei Paesi dell’UE dal 2014 (Open Gate Italia, 14 Dicembre 2021).
- L’impresa sociale Con i Bambini è una società senza scopo di lucro costituita nel 2016 per attuare i programmi del Fondo per il contrasto della povertà educativa minorile, costituito dal Governo italiano in accordo con Acri, l’associazione delle Fondazioni di origine bancaria per intervenire tramite bandi su quelli che sono considerati gli ambiti in cui i minori sono più colpiti dalla povertà.