Dal 1° marzo 2022 è entrato in vigore l’Assegno Unico per il sostegno delle famiglie con figli che sostituisce gli assegni familiari, le detrazioni per figli a carico e altri interventi minori. Il nuovo assegno, a differenza delle precedenti misure, non è infatti più limitato ai soli lavoratori dipendenti, ma spetta anche ad autonomi e incapienti.
L’Assegno Unico, seppure universale, non è tuttavia uniforme. Come spiega L’Ufficio Parlamentare di Bilancio nel suo Focus tematico pubblicato il 31 marzo, l’importo varia in funzione della condizione economica della famiglia. A differenza degli istituti soppressi, in cui l’importo era funzione del reddito familiare (gli Assegni familiari) o individuale (le detrazioni fiscali), l’Assegno Unico è modulato in funzione dell’ISEE, che tiene conto del reddito e del patrimonio immobiliare e delle attività finanziarie.
Il report, ricco di numeri e dati, evidenzia alcuni elementi di interesse (ben sintetizzati da Gianni Trovati sul Sole 24 Ore del 1° aprile). In primo luogo a trarre vantaggio dal nuovo strumento sono soprattuto le famiglie più numerose, in particolare quelle in situazioni economiche più precarie. Secondariamente, gli effetti dell’assegno variano a seconda che i beneficiari siano lavoratori autonomi o dipendenti. I primi sono avvantaggiati dal fatto di essere sempre stati ignorati dai vecchi assegni famigliari, ma scontano il fatto che l’ISEE li penalizza, poiché calcola l’indicatore al lordo dei contributi previdenziali mentre nel caso dei dipendenti è pulito da una franchigia. Da ultimo non va ignorato che il cambio di regole porta un vantaggio per il 77% dei figli a carico, ma ci sono anche nuclei (si stima l’8% del totale) che invece vengono penalizzati dalla nuova misura.