Il direttore di Vita, Stefano Arduini, ha intervistato il capo del Dipartimento della Protezione Civile, Fabrizio Curcio, che guida la macchina che accoglie chi fugge dalla guerra in Ucraina.
Secondo gli ultimi dati del Viminale sono 71.940 le persone giunte finora in Italia dall’Ucraina: 37.082 donne, 6.661 uomini e 28.197 minori. Curcio spiega che circa il 90% di loro ha trovato una sistemazione in via autonoma, attraverso reti parentali e amicali. Si tratta di soluzioni spesso considerate temporanee: molti sperano che la guerra finisca presto e possano presto tornare a casa. Una condizione inedita rispetto alle migrazioni a cui siamo stati abituati finora.
Ma la situazione bellica è in continuo mutamento e quella che oggi appare una situazione di passaggio potrebbe prolungarsi nel tempo. Per questo la Protezione Civile si sta muovendo su vari fronti, prevedendo anche un forte coinvolgimento del Terzo Settore, per creare una rete in grado di rispondere a esigenze di lungo periodo. Nelle scorse settimane è stata rafforzata la rete ordinaria (CAS, cioè Centri di Accoglienza Straordinaria, e SAI, Sistema Accoglienza e Integrazione), che tuttavia è pensata per uomini soli, “e non per donne con bambini e anziani che hanno bisogni e ritmi completamente diversi“. Inoltre “la Protezione Civile non è abituata a gestire servizi di integrazione culturale, linguistica, sanitaria, scolastica“.
Da qui la necessità di dialogare da subito con “soggetti sociali che hanno capacità ed esperienza nell’integrazione collegata ai fenomeni migratori: è in questa cornice che è nato il decreto legge sull’accoglienza diffusa“. L’idea, spiega Curcio, è quella di sottoscrivere un “accordo quadro a livello nazionale con le maggiori realtà impegnate sul versante dell’integrazione, da cui derivare accordi territoriali“. È la prima volta che il sistema di protezione civile si integra in maniera così diretta con il sistema del Terzo Settore ma Curcio sottolinea come “nella disgrazia assoluta di questo periodo si apre una fase nuova, un rapporto che sarà essenziale anche nella gestione delle emergenze del futuro, al di là di quella Ucraina“.