La pandemia non ha avuto un impatto omogeneo tra le varie componenti del mercato del lavoro. I motivi della difformità sono molteplici. Da un lato, vi sono fattori istituzionali come l’introduzione del cosiddetto “blocco dei licenziamenti”, dall’altro, vi è un’asimmetria nelle conseguenze della crisi sui differenti settori economici.
Come riportato da un articolo di Neodemos, associazione culturale senza fini di lucro che si pone l’obiettivo di diffondere e divulgare le analisi sulle tendenze demografiche e discutere le loro implicazioni per le politiche sociali, la coesione sociale e lo sviluppo – primi studi a livello globale mostrano come la crisi pandemica abbia colpito in maniera sproporzionata i lavoratori migranti. Ciò è avvenuto in particolare negli stati dell’Europa Meridionale, in Irlanda, in Norvegia, negli Stati Uniti e in Svezia.
Volgendo l’attenzione alla situazione italiana, le diverse ricerche concordano sugli effetti di maggiore penalizzazione occupazionale subìti dai lavoratori stranieri ed in particolare dalle lavoratrici.