Percorsi di secondo welfare, insieme a Fondazione Monte dei Paschi di Siena, ha realizzato un ciclo di incontri laboratoriali rivolti agli stakeholder del territorio senese interessati al welfare aziendale territoriale. Durante questi incontri sono state presentate alcune esperienze che evidenziano come le reti e le azioni collaborative facilitino la diffusione del welfare tra le imprese e i dipendenti.
Dopo avervi presentato i casi di Agriwel, della filiera della concia di Arzignano (Vicenza), l’esperienza di BiellaWelfare, il progetto Beatrice e la rete di Modena e Carpi vi raccontiamo del progetto Valoriamo grazie all’intervista a Anna Di Nardo del Consorzio Consolida di Lecco. Si tratta di un’iniziativa che il nostro Laboratorio accompagna nella sua fase sperimentale, occupandosi della modellizzazione dell’approccio proposto.
Gentile Anna, può raccontarci in cosa consiste il progetto Valoriamo e come nasce?
Valoriamo è un’iniziativa finanziata attraverso la quarta edizione del Bando “Welfare in Azione” di Fondazione Cariplo e messa in piedi da un’ampia rete di attori della provincia di Lecco (come vi abbiamo raccontato qui, NdR), che hanno dato vita ad un Tavolo di sviluppo territoriale. La finalità del progetto è quella di rispondere alle nuove forme di vulnerabilità legate a problematiche lavorative e di conciliazione famiglia-lavoro a cui i sistemi tradizionali di welfare rischiano di non riuscire a fornire una risposta adeguata.
Il progetto pone una forte attenzione al tema del lavoro, da un lato perché cerca di promuovere nelle imprese la sensibilità verso il welfare aziendale e, dall’altro, perché si pone anche l’obiettivo di incentivare politiche di inclusione lavorativa per creare nuova occupazione.
Per questo possiamo dire di essere partiti con due obiettivi in mente. Il primo è stato quello di avvicinare il welfare aziendale al territorio e ai bisogni delle imprese, alimentando una logica che potremmo definire a “Km 0”. Il secondo è invece legato alla possibilità di generare maggiore inclusività sociale, soprattutto per i soggetti fragili, facendo leva anche sul mondo delle imprese.
Un obiettivo è avvicinare il welfare aziendale al territorio e ai bisogni delle imprese, alimentando una logica che potremmo definire a “Km 0”
Le proposte di Valoriamo si articolano dunque su più livelli…
Potremmo dire che stiamo cercando di costruire un percorso che interessa cinque dimensioni.
In primo luogo c’è quella territoriale, che si riferisce al complesso processo di mappatura dei servizi fatto nel corso del primo anno di attività. Abbiamo quindi cercato di individuare e registrare tutte le prestazioni erogate dal Terzo Settore, dal pubblico e dalle organizzazioni private, con il fine di integrare l’offerta per rafforzare la filiera locale dei servizi.
In secondo luogo c’è il welfare aziendale. In questa direzione ci proponiamo di mettere a disposizione delle aziende una piattaforma digitale che metta a disposizione tutti i servizi territoriali mappati, proprio nella logica del “Km 0”. Inoltre, in collaborazione con le associazioni datoriali e di categoria, sosteniamo le imprese nella stesura dei piani di welfare, dedicando particolare attenzione al processo di analisi dei bisogni dei lavoratori.
C’è poi una dimensione legata all’inclusività. Ci siamo impegnati nella creazione di un fondo territoriale – gestito dalla Fondazione comunitaria del lecchese – per finanziare le politiche di inclusione lavorativa dei soggetti fragili. L’obiettivo è quello di accompagnare questi nuclei in temporanea difficoltà e ad alto rischio di cronicizzazione in percorsi personalizzati di orientamento e inserimento al lavoro. Il fondo serve a promuovere iniziative volte ad accrescere le opportunità lavorative e di formazione per le persone più vulnerabili, facilitando l’incontro tra domanda e offerta nel mercato del lavoro.
Questo fondo è alimentato grazie all’apporto della comunità. In merito stiamo promuovendo azioni di fundraising, comunicazione, people raising e marketing sociale per alimentare le risorse economiche. Ci sembra infatti essenziale stimolare la partecipazione della comunità locale in questo progetto, anche dal punto di vista economico.
Troviamo infine la dimensione del welfare pubblico. Questo approccio, sviluppatosi soprattutto a partire dalla pandemia, riguarda l’utilizzo delle piattaforme informatiche per l’erogazione delle risorse e dei buoni spesa erogati dall’ente pubblico come forma di aiuto economico alle persone in difficoltà.
Ha parlato di piattaforme, al plurale. Il progetto ha previsto la presenza di due portali digitali distinti, giusto?
Esattamente. La piattaforma PassparTU – che possiamo definire “territoriale” – è stata realizzata in partnership con il Centro Servizi Volontariato di Lecco (ne avevamo parlato qui, NdR). Si tratta di un sito web attraverso il quale tutti i residenti del territorio possono cercare e conoscere i servizi di natura sociale; inoltre abbiamo recentemente implementato una nuova funzione: la piattaforma funge da strumento di comunicazione per le iniziative e le proposte collegate a Valoriamo e si propone inoltre di sensibilizzare il territorio rispetto ad alcune tematiche specifiche.
L’altro portale è stato invece implementato con il supporto tecnico di TreCuori, una società benefit veneta che si occupa di welfare aziendale. All’interno di questo portale abbiamo però chiesto che fossero inseriti i servizi territoriali che abbiamo mappato: solo così infatti è possibile alimentare quella “filiera corta” che contraddistingue l’iniziativa.
Entrambi questi strumenti digitali sono poi supportati dai Welfare Point, cioè dei luoghi fisici in cui sono fornite tutte le informazioni necessarie per i lavoratori delle imprese che praticano welfare e, più in generale, gli utenti dei servizi.
Come sono state realizzate tutte queste attività legate al progetto? Sono coinvolte delle figure professionali specifiche?
In generale, attraverso Valoriamo abbiamo dato vita a tre figure specifiche: il Welfare Community Manager, il Corporate Manager e il Diversity Manager.
Attraverso Valoriamo abbiamo dato vita a tre figure specifiche: il Welfare Community Manager, il Corporate Manager e il Diversity Manager.
I Welfare Community Manager sono delle vere e proprie “antenne” del progetto sul territorio, con la funzione di mappare enti e servizi ma anche di metterli in relazione, sviluppando reti di lavoro e intercettando i bisogni espressi dalle comunità, per poi stimolare gli enti a un’innovazione dei loro servizi. Si occupano anche di lettura dei bisogni e orientamento di cittadini e lavoratori. Inoltre propongono ai fornitori dei servizi l’ingresso nelle piattaforme.
I Corporate Manager sono invece l’interfaccia con il mondo aziendale. Questi portano avanti le relazioni sia con le aziende sia con le associazioni datoriali e di categoria, facendo crescere la cultura e consapevolezza intorno al tema del welfare aziendale. Sono loro che sviluppano i piani e realizzano le attività legate all’analisi dei bisogni sociali, anche attraverso i Welfare Point.
Infine, più di recente abbiamo incluso anche un Diversity Manager che – insieme al Corporate Manager – si rapporta con le aziende come consulente sui temi della diversità nelle sue diverse accezioni. Ha un focus sulla disabilità, e in particolare sulle attività che riguardano il collocamento mirato (cioè la legge 68/1999), e una relazione stretta con le cooperative di tipo B.
In che modo ha inciso la pandemia sulle attività del progetto? Alcune di queste sono state ripensate e rimodulate?
Il progetto ha dovuto affrontare molti ostacoli nell’ultimo anno a causa della pandemia. In conseguenza delle norme per contrastare il contagio abbiamo deciso di promuovere una nuova piattaforma, chiamata “Costruiamo l’estate” (ne avevamo parlato qui, NdR). Il sito, realizzato in collaborazione con il CSV, raccoglie servizi ludico-ricreativi educativi organizzati da comuni, cooperative sociali, parrocchie e associazioni.
Il progetto ha dovuto affrontare molti ostacoli nell’ultimo anno a causa della pandemia
Attraverso questo strumento è possibile conoscere i servizi più adatti alle esigenze della propria famiglia, individuando il Comune di interesse, la finestra temporale, la durata (tempo pieno o mezza giornata), la fascia di età (3-5, 6-11, 12-14, 14-17) e l’eventuale presenza di servizi per la disabilità. Contestualmente alla piattaforma informativa è stato poi lanciato un bando per sostenere le cooperative sociali, i Comuni e in generale tutte le organizzazioni che offrono servizi per l’infanzia accreditati nelle spese legate alla sanificazione, igienizzazione e fornitura dei pasti.
Questa iniziativa è nata nell’estate del 2020 per aiutare le famiglie, i bambini e i ragazzi a trovare opportunità ricreative, ludiche ed educative dopo il faticoso periodo di lockdown. L’iniziativa, visto il successo registrato, è stata confermata anche quest’anno e peraltro ha rappresentato un punto di svolta per la creazione della piattaforma PassparTU.
#FilieraCorta
Questo è articolo è parte del ciclo Storie di welfare aziendale “a filiera corta”, realizzato da Percorsi di secondo welfare con la collaborazione della Fondazione Monte dei Paschi di Siena.