"Social Enterprises and their Ecosystems in Europe: Comparative Syntesis Report" è un rapporto di sintesi comparativa che fa parte dello studio "Social Enterprises and their Ecosystems in Europe", che fornisce una panoramica aggiornata della mappatura delle imprese sociali in Europa sulla base delle informazioni disponibili a partire da gennaio 2020. Si tratta di una pubblicazione redatta da Euricse ed EMES Network su incarico della Commissione Europea, nell’ambito del Programma EaSI (Occupazione e Innovazione Sociale, 2014-2020). Recentemente sul sito della Rivista Impresa Sociale è stata pubblicata una traduzione (a cura di Ilda Curti) dell’Executive Summary, realizzata in modo indipendente dalla Commissione UE. Ve la riproponiamo di seguito.
La mappatura delle imprese sociali e dei loro ecosistemi in Europa
Negli ultimi anni le imprese sociali sono aumentate progressivamente in termini di dimensioni e rilevanza e hanno suscitato un notevole interesse da parte di diversi stakeholder, tra cui ricercatori, responsabili politici, amministrazioni pubbliche, istituzioni internazionali e intermediari finanziari nella maggior parte dei Paesi europei. Tuttavia, le imprese sociali sono meno visibili di quanto la loro diffusione imporrebbe e molti stakeholder faticano a capire la loro natura. La Commissione Europea, per dare seguito alla Social Business Initiative (SBI) e per rafforzare la visibilità e il riconoscimento delle imprese sociali, ha commissionato uno studio per "mappare le imprese sociali e i loro ecosistemi in Europa".
Il primo studio è stato pubblicato per fasi nel 2014 e nel 2015. Il presente studio invece aggiorna il quadro del 2014-2015 alla luce dei rapidi cambiamenti del contesto. Inoltre, contribuisce a precisare e ad incrementare la stima del numero complessivo di organizzazioni che possono essere intese come imprese sociali e individua dei punti in comune e delle variazioni nei paesi indagati. Per raggiungere questi obiettivi, la mappatura del 2018-2020 ha coinvolto diversi attori: più di 70 ricercatori, tra cui ricercatori nazionali, membri di comitati consultivi o di amministrazione, esperti in settori specifici e più di 750 stakeholder che hanno contribuito alle riflessioni critiche e di merito.
Questo articolato quadro di riferimento ha permesso l’aggiornamento di 28 relazioni per gli Stati membri dell’UE e la produzione di schede conoscitive per sette paesi di riferimento non UE (Albania, Islanda, Montenegro, Macedonia settentrionale, Norvegia, Serbia e Turchia) per un totale di 35 relazioni nazionali (Per l’elenco dei Paesi inclusi nelle varie mappature si rimanda alla Tabella 6 in Appendice). Inoltre, ha consentito l’analisi di oltre 100 esempi concreti di buone pratiche di imprese sociali che operano in diversi settori di interesse generale e ha contribuito a 50 indagini esplorative di casi studio in 11 paesi.
Durante lo studio sono emerse varie sfide, in particolare la forte specificità per paese del fenomeno dell’impresa sociale, che riflette le diverse tradizioni e i diversi contesti istituzionali così come le policies nazionali ed i quadri legislativi in rapida evoluzione.
I confini dell’impresa sociale e i suoi modelli di evoluzione
Definizione di impresa sociale
Il punto di partenza dello studio di mappatura è stato l’adozione di una concezione comune di impresa sociale che si ispira alla definizione approvata dalla Commissione Europea attraverso la sua Social Business Initiative (SBI). Questa definizione è stata ulteriormente articolata a livello operativo su tre dimensioni che contraddistinguono l’impresa sociale:
Sulla base di questa definizione, le imprese sociali, oltre a mostrare le tipiche caratteristiche di tutte le imprese, devono perseguire un esplicito obiettivo sociale. Ciò implica che i prodotti forniti / attività gestite, devono avere una connotazione di interesse pubblico e sociale.
Inoltre, ci si aspetta che le imprese sociali adottino modelli di governance inclusivi: questo comporta l’impegno di diverse categorie di stakeholder che hanno relazioni con l’impresa. Le imprese sociali, inoltre, adottano un dispositivo specifico – il vincolo alla distribuzione degli utili – che ha lo scopo di garantire che lo scopo sociale perseguito dall’impresa sociale sia salvaguardato e sopravviva nel tempo, al di là dell’impegno dei suoi fondatori.
Tabella 1. Un tentativo di rendere operativo il concetto di impresa sociale basato sulla SBI.
Fonte: European Commission (2020), Social enterprises and their ecosystems in Europe.
Nota: SEs = Social Enterprises
Le definizioni nazionali di impresa sociale articolano in modo diverso la dimensione imprenditoriale, sociale e quella relativa alla governance. Le differenze riguardano i tipi di attività definiti come sociali (integrazione lavorativa, erogazione di servizi sociali e sanitari e/o altre sfide sociali), la quota di reddito che deve essere generata dalle attività di mercato, il grado e le modalità con le quali devono essere coinvolti gli stakeholder nei processi decisionali.
Nello stesso tempo, il grado di accettazione del concetto di impresa sociale varia in misura significativa da un paese all’altro a seconda della rilevanza del fenomeno, dal suo tasso di sviluppo, dall’esistenza di altri concetti simili e/o confinanti più conosciuti e popolari, il numero di organizzazioni che si riconoscono come imprese sociali.
I motori dell’impresa sociale
Le imprese sociali sono
emerse principalmente
negli ultimi due decenni: si sono sviluppate grazie all
‘interazione tra processi bottom-up (guidati dalla comunità) o
top-down (guidati dall’esterno). Il loro
sviluppo è così
plasmato dai valori della solidarietà, che incoraggiano i cittadini ad auto-organizzarsi,
e si intrecciano con specifiche
politiche pubbliche e schemi pubblici. Si possono identificare
quattro gruppi di Paesi, come mostrato nella Tabella 2.
Tabella 2. Motori e tendenze delle imprese sociali
Fonte: European Commission (2020), Social enterprises and their ecosystems in Europe.
Nota: WISEs = Work Integration Social Enteprises
Gli ecosistemi delle imprese sociali: una prospettiva comparata
I report dei differenti Paesi mostrano che il numero delle imprese sociali e delle persone occupate stanno progressivamente aumentando in quasi tutti gli Stati dell’Unione Europea. La domanda di servizi erogati dalle imprese sociali cresce e contemporaneamente il contesto nel quale operano sta diventando sempre più abilitante.
Nel complesso c’è una correlazione tra il grado di riconoscimento dell’impresa sociale, la sua istituzionalizzazione, la dimensione e la facilità di accesso ai finanziamenti.
Tuttavia, il potenziale dell’impresa sociale è ancora lontano dall’essere pienamente sfruttato ed esiste un significativo margine di miglioramento degli ecosistemi in cui le imprese sociali operano soprattutto per quanto riguarda i 4 pilastri su cui si basano le SEs:
-
capacità di auto-organizzarsi;
-
visibilità e riconoscimento;
-
accesso alle risorse;
-
ricerca e sviluppo delle competenze.
Capacità di auto-organizzarsi
L’emergere delle imprese sociali è rafforzato dall’impegno sociale e civile di gruppi di cittadini che si auto-organizzano, spesso con poche risorse a disposizione, per affrontare le nuove esigenze e le sfide della società. Il consolidamento e la diffusione delle imprese sociali vengono rafforzate dalle reti di economia sociale con attività di advocacy, lobbying, formazione e capacity building, nonché attraverso forme di mutualismo. Anche i network europei sono stati fondamentali nel sostenere l’armonizzazione e la diffusione di buone pratiche e strumenti operativi.
Visibilità e riconoscimento
Pur essendo presenti in tutti i paesi mappati, le imprese sociali mostrano diversi gradi di riconoscimento pubblico e privato, politico e giuridico. Il riconoscimento politico delle imprese sociali ha acquisito maggiore rilevanza soprattutto dopo il lancio della SBI (Tabella 3). Esse sono state riconosciute politicamente sia negli Stati membri dell’UE in cui le imprese sociali e altri fenomeni simili hanno una lunga tradizione sia in quei paesi in cui l’impresa sociale è una tendenza recente. La mappa di Figura 2 fa luce sulle strategie nazionali, i piani d’azione, le politiche nazionali e i concetti che hanno contribuito a riconoscere e definire l’impresa sociale.
Figura 2. Paesi con policy rivolte alle imprese sociali
Fonte: European Commission (2020), Social enterprises and their ecosystems in Europe.
Sono inoltre evidenziati i paesi in cui i quadri politici che riguardano l’impresa sociale sono attualmente in fase di sviluppo.
Il riconoscimento giuridico delle imprese sociali è stata una chiave fondamentale per consentirne lo sviluppo su larga scala. Sono state seguite due strade principali, come delineato nella la mappa della Figura 3:
-
Adeguamento della normativa esistente: normativa sulle cooperative (ad esempio, Grecia, Italia e Portogallo) e sul diritto societario (come in Lettonia e nel Regno Unito).
-
Introduzione di uno status giuridico/qualificazione/accreditamento sociale delle imprese che consentono a diverse entità giuridiche di qualificarsi come imprese sociali e svolgere un’ampia serie di attività di interesse general. In alcuni casi, l’introduzione di uno status giuridico è avvenuta all’interno di un più ampio riconoscimento dell’economia sociale e solidale o di terzo settore (ad esempio, Francia, Romania e Slovacchia).
Tuttavia, lo sviluppo dell’impresa sociale non richiede necessariamente l’adozione di una legislazione specifica. Le imprese sociali possono anche fare affidamento sui quadri giuridici esistenti. Paesi come l’Austria, l’Estonia, la Germania, i Paesi Bassi e la Svezia hanno preferito non introdurre una legislazione specifica, pur tuttavia un numero significativo di imprese sociali operano e si sviluppano.
Figura 3. Paesi con leggi su forme giuridiche specifiche o status giuridici per le imprese sociali
Fonte: European Commission (2020), Social enterprises and their ecosystems in Europe.
Gli atti giuridici che hanno contribuito a definire e regolare i diversi tipi di imprese sociali sono presentati cronologicamente nella Figura 4.
L’arco di tempo tra il 1991 e il 2001 è stato caratterizzato principalmente dall’introduzione di nuove leggi e regolamenti per adeguare la cooperazione in relazione ai non-soci ed alla comunità, sia per consentire l’integrazione delle persone svantaggiate nel mondo del lavoro. Al contrario, dal 2001 un numero significativo di paesi ha optato per una legislazione che introducesse uno status in modo da qualificare un’ampia gamma di organizzazioni come imprese sociali.
Una tendenza molto recente è quella di riconoscere l’impresa sociale attraverso leggi quadro riconoscendola come parte di un fenomeno più ampio: l’economia sociale o solidale, il terzo settore.
Figura 4. Cronologia del riconoscimento delle imprese sociali.
Fonte: European Commission (2020), Social enterprises and their ecosystems in Europe.
Oltre ad un sistema di riconoscimento pubblico per le imprese sociali, alcuni paesi utilizzano un sistema di marchi privati, etichette e certificazioni. Questi schemi sono stati adottati progressivamente in Austria, Finlandia, Germania, Polonia e Regno Unito. Uno dei motivi alla base della creazione di schemi di certificazione privati è la disponibilità delle imprese interessate a segnalare la loro specificità, data la mancanza di leggi e strategie ad hoc specificamente rivolte alle imprese sociali o l’esistenza di incentivi concreti che spingano le imprese sociali a registrarsi come tali.
Accesso alle risorse
L’accesso alle risorse finanziarie è di fondamentale importanza per le imprese sociali, come per tutti i tipi di imprese. Le risorse finanziarie sono necessarie per sostenere lo start-up e il consolidamento, nonché la continuità e la crescita delle attività delle imprese sociali.
L’accesso alle risorse finanziarie è, tuttavia, più complesso per le imprese sociali per:
-
La natura specifica dell’impresa sociale: nella fase di start-up e nelle fasi di capitalizzazione difficilmente può contare su canali di finanziamento tradizionali, perché può garantire un rendimento nullo o basso degli investimenti.
-
La specificità dei beni/servizi forniti: le imprese sociali spesso vendono i loro servizi alla committenza pubblica o si rivolgono agli utenti che non sono tenuti/non sono in grado di pagare.
La committenza pubblica non sempre riconosce il valore reale dei servizi forniti dalle imprese sociali e tende a chiedere loro di mantenere bassi i costi.
A differenza delle imprese convenzionali, le imprese sociali possono contare su risorse private (umane, risorse come i volontari e risorse finanziarie come le donazioni), nonché sovvenzioni pubbliche e vantaggi fiscali.
Il principale ostacolo che le imprese sociali devono affrontare, tuttavia, è salvaguardare flussi stabili di risorse per garantire un’adeguata copertura delle esigenze dei cittadini. Questi flussi sono sempre più regolati da contratti.
Per comprendere il ruolo, il potenziale e l’impatto delle diverse fonti di finanziamento su cui si basano le imprese sociali, è essenziale distinguere tra:
-
Risorse a fondo perduto per la fase di start-up / consolidamento: le situazioni variano dalla disponibilità di un’ampia gamma di misure e politiche coerenti (Paesi Bassi, Regno Unito), alla grande varietà non coordinata di misure (Francia) fino a regimi di sostegno pubblico estremamente limitati (la Repubblica Ceca e Svezia). In molti paesi le misure di sostegno alla fase di start-up sono più sviluppate di quelle per il consolidamento e la disponibilità di risorse è maggiore laddove esistono sistemi di sostegno all’imprenditorialità in generale (Germania, Paesi Bassi, Regno Unito).
-
Risorse generatrici di reddito: in tutti i paesi mappati, le imprese sociali si basano su un mix di risorse finanziarie che derivano da diverse attività generatrici di reddito, che variano a seconda dei paesi analizzati. Le modalità di interazione con l’attore pubblico includono la co-progettazione a contratto, i voucher e bilanci personali, nonché gli appalti pubblici che – regolamentati dalle norme UE in materia di appalti pubblici entrate in vigore nel 2014 – offrono nuove opportunità per le imprese sociali.
-
Risorse rimborsabili / prestiti / finanziamenti: la variazione tra i diversi paesi dipende dal livello di sviluppo delle imprese sociali, dalla loro capacità di pianificazione e disponibilità finanziaria. Certamente le imprese sociali non sono ancora "investor-ready" in quasi nessuno dei paesi analizzati. Un’ulteriore difficoltà deriva dal fatto che le risorse rimborsabili sono per lo più modellate secondo una logica d’investimento tradizionale che si aspetta rendimenti alti e a breve termine che le imprese sociali non sono in grado di garantire.
-
Benefici/incentivi fiscali: data la loro natura in quasi tutti i paesi le imprese sociali godono di quei benefici fiscali previsti per le organizzazioni non-profit, organizzazioni di economia sociale e imprese tradizionali. Il vantaggio fiscale più diffuso è l’esenzione dall’imposta sugli utili non distribuiti. Ulteriori benefici fiscali concessi alle imprese sociali comprendono l’esenzione o la riduzione di aliquote IVA, costi di previdenza sociale ridotti o coperti da sovvenzioni, benefici fiscali rivolti a donatori privati e/o istituzionali.
Tabella 3. Principali benefici fiscali per le imprese sociali.
Fonte: European Commission (2020), Social enterprises and their ecosystems in Europe.
Ricerca, educazione e sviluppo di competenze
L’attività di ricerca sulle imprese sociali emerge, in Europa, negli anni ’90: da allora si è consolidato il campo di ricerca scientifica e nuovi ricercatori con differenti background disciplinari se ne sono occupati.
La ricerca ha contribuito ad aumentare la visibilità delle imprese sociali e i fenomeni sociali ad esse collegati, così come è aumentata la consapevolezza dei cittadini e dei policymakers sulla rilevanza di questo schema di sviluppo sociale.
Tuttavia la ricerca rimane abbastanza frammentata, sostanzialmente descrittiva e classificatoria e spesso utilizza definizioni di impresa sociale che differisce dalla definizione operativa dell’UE.
Un’ampia gamma di strumenti e attività di formazione sono emersi per colmare la mancanza di competenze degli imprenditori sociali. Malgrado ciò molti programmi di training tendono a mimare quelli delle società tradizionali invece di esplorare i vantaggi competitivi dell’impresa sociale rispetto a quella convenzionale.
Inoltre c’è un bisogno urgente di capacity building e di conoscenza condivisa nei funzionari pubblici (civil servant) e negli operatori finanziari e bancari, che spesso non capiscono i fattori chiave dell’impresa sociale e i suoi bisogni.
Imprese sociali: dimensioni e tipologie giuridiche
Misurare le dimensioni delle imprese sociali
Misurare le dimensioni delle imprese sociali è stato un compito difficile. Fattori multipli concorrono a rendere quasi impossibile offrire un quadro uniforme delle dimensioni delle imprese sociali in Europa.
Primo, l’affidabilità delle fonti di dati e la qualità dell’informazione in esse contenuta sono molto diverse; secondo, l’approccio seguito dai ricercatori nazionali nel quantificare la dimensione delle imprese sociali nei contesti nazionali ha influenzato considerevolmente la stima.
Nel complesso, il numero di imprese sociali stimato varia da decine di migliaia in Belgio, Francia, Germania e Italia a poche centinaia in Croazia e a Cipro. Il grado di affidabilità dei dati, da molto alto in Italia e in Polonia a molto basso a Cipro dimostra che non è un caso che i dati tendano ad essere più affidabili dove l’impresa sociale è stata riconosciuta e regolamentata.
Tabella 4. Numero stimato di imprese sociali.
Fonte: European Commission (2020), Social enterprises and their ecosystems in Europe.
Status e forme giuridiche adottate dalle imprese sociali
Le imprese sociali hanno adottato una grande varietà di forme organizzative e giuridiche che
dipendono dal sistema giuridico nazionale previsto dal loro Paese di appartenenza e da altre caratteristiche di contesto.
Tra queste vi sono forme giuridiche/status ad hoc che sono stati progettati specificamente per favorire la crescita delle imprese sociali e forme giuridiche non progettate esplicitamente per le imprese sociali (ad es. associazioni, cooperative e mutue, fondazioni, imprese convenzionali e tipi specifici di organizzazioni senza scopo di lucro come, ad esempio, il chitalishte in Bulgaria), che possono essere utilizzate, anche se a volte con difficoltà, per svolgere attività economiche che perseguono finalità di interesse generale.
Sulla base dei sistemi giuridici nazionali e del riconoscimento pubblico di cui godono, le imprese sociali si possono classificare in cinque gruppi distinti. Ciò detto, ci sono molte imprese sociali che continuano ad usare forme giuridiche che non sono necessariamente concepite per loro (sesto gruppo).
Tabella 5. Status e forme giuridiche adottate dalle imprese sociali.
Fonte: European Commission (2020), Social enterprises and their ecosystems in Europe.
L’impresa sociale e il panorama delle forme organizzative e dei sistemi di welfare
Tipi di impresa sociale rispetto ad altre forme organizzative
Il diagramma tridimensionale riportato in
Figura 5 contribuisce a
posizionare le
diverse forme organizzative che operano
nei paesi analizzati in relazione alle tre dimensioni chiave (proprietà imprenditoriale, sociale e di governance), nonché nei confronti di una tipologia ideale, rappresentata dal concetto di impresa sociale così come definita dalla SBI.
Nel diagramma, il tipo ideale coincide con il punto arancione, posizionato in alto a destra, che illustra il forte orientamento sociale, imprenditoriale e inclusivo dell’impresa sociale.
Questo diagramma illustra i confini tra le organizzazioni che soddisfano i requisiti operativi dell’UE e quelle che non corrispondono. Le organizzazioni indicate dal punto blu sono concepite come imprese sociali: la loro posizione nel diagramma è il risultato dell’interazione tra le dimensioni sociali, imprenditoriali e inclusive che soddisfano un valore minimo.
Le organizzazioni contrassegnate dal punto viola non sono concepite come imprese sociali: questo è il caso, ad esempio, delle associazioni che non svolgono attività economica, le cooperative che non perseguono obiettivi di interesse generale e società convenzionali che non hanno istituzionalizzato il perseguimento di scopi sociali espliciti.
Figura 5. Tipologie organizzative e le tre dimensioni della definizione SBI
Fonte: European Commission (2020), Social enterprises and their ecosystems in Europe.
L’impresa sociale nei confronti delle politiche pubbliche e dei sistemi di welfare
A seconda del paese, le imprese sociali svolgono un ruolo diverso all’interno del sistema di welfare ed ai processi di riforma intrapresi.
Nei Paesi con un’offerta tradizionalmente scarsa di servizi sociali da parte dei fornitori pubblici e forti tradizioni di impegno civico, le imprese sociali sono emerse inizialmente per colmare le lacune nella fornitura di servizi sociali. In questi Paesi (Grecia, Italia, Portogallo, Spagna), le autorità pubbliche hanno successivamente deciso di garantire la fornitura di servizi di interesse generale finanziando e sostenendo le imprese sociali. In quegli Stati membri (Danimarca, Finlandia, Svezia, Regno Unito) dove l’offerta di servizi sociali è stata tradizionalmente pubblica, l’emergere delle imprese sociali si è tipicamente intrecciata con la trasformazione dei sistemi di welfare. I principali campi d’intervento sono quelli in cui la fornitura di servizi è stata appaltata all’esterno.
Nei paesi in cui i sistemi di welfare sono in fase di riforma, sono emerse le imprese sociali in uno spettro diversificato di aree con una forte propensione a soddisfare le esigenze di gruppi svantaggiati ed emarginati. Ciò vale per un numero significativo di paesi extra unione. Paesi con ampie strutture di welfare senza scopo di lucro già sostenute da risorse pubbliche e che coprono la maggior parte dei bisogni della popolazione hanno visto un cambiamento verso posizioni imprenditoriali più forti (Austria, Germania e Paesi Bassi). Ci sono, inoltre, alcuni paesi dove le imprese sociali tendono ad essere scollegate dalle politiche pubbliche (Albania, Malta, Macedonia settentrionale, Serbia, Turchia).
Nel complesso, le imprese sociali sono attualmente ampiamente diversificate in termini di tipologie di servizi di interesse e gruppi target serviti.
Questi diversi campi di attività possono, tuttavia, essere ricondotti a tre principali aree di intervento:
Tendenze, opportunità e sfide
I rapporti dei singoli paesi confermano che le imprese sociali esistono in tutti i paesi analizzati e che stanno crescendo in numero e importanza. Sono per lo più di tipo comunitario e spesso emergono dall’economia sociale e utilizzano la sua tipica forma organizzativa. Un’ampia e crescente quota dell’offerta di servizi di interesse generale è garantita da imprese sociali spesso in collaborazione con le autorità locali. Inoltre, le imprese sociali contribuiscono direttamente alla creazione di migliaia di posti di lavoro in generale e per persone svantaggiate in particolare.
Indipendentemente dal grado di sviluppo dell’impresa sociale, la lettura trasversale dei rapporti sui singoli paesi mette in luce l’importanza di creare un ambiente equilibrato e un ecosistema coerente che valorizzi pienamente la natura delle imprese sociali. Dal punto di vista delle prospettive finanziarie, flussi stabili di risorse provenienti da attività generatrici di reddito sono essenziali.
Vi è inoltre la necessità di sviluppare capacity building a diversi livelli per formare in modo adeguato le amministrazioni pubbliche che riescano a sfruttare i fondi disponibili e gestire le gare d’appalto, per familiarizzare funzionari pubblici e bancari con le imprese sociali e per sostenere le imprese sociali a diventare Investor-ready.
Appendice
Tabella 6. Paesi inclusi nelle tre mappature della Commissione Europea sulle imprese sociali
Riferimenti
European Commission (2020), Social enterprises and their ecosystems in Europe. Comparative synthesis report, Authors: Carlo Borzaga, Giulia Galera, Barbara Franchini, Stefania Chiomento, Rocìo Nogales and Chiara Carini, Luxembourg: Publications Office of the European Union.