Lo scorso 4 ottobre si è tenuta a Roma la presentazione del quinto Rapporto ASviS. Il documento dell’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile, realtà che riunisce oltre 220 istituzioni e associazioni (tra cui anche il nostro Laboratorio), rappresenta uno strumento per analizzare l’avanzamento del nostro Paese verso il raggiungimento dei 17 Obiettivi di sviluppo sostenibile dell’Agenda 2030 dell’ONU (Sustainable Development Goals, SDGs nell’acronimo inglese) e identificare gli ambiti in cui bisogna intervenire per favorire la sostenibilità economica, sociale e ambientale.
Il Rapporto, stilato grazie al contributo dei 600 esperti, fornisce un quadro delle iniziative messe in campo nel mondo, in Europa e – soprattutto – in Italia a favore dello sviluppo sostenibile, valuta le politiche realizzate negli ultimi 12 mesi e avanza proposte per accelerare il percorso del nostro Paese verso l’attuazione dell’Agenda 2030.
Proprio per la rilevanza dei temi, all’evento di presentazione hanno partecipato come relatori alcune importanti cariche istituzionali; tra questi il presidente della Camera dei Deputati Roberto Fico, il Ministro dell’Economia e delle Finanze Roberto Gualtieri e il Commissario Europeo Paolo Gentiloni. Sono intervenuti inoltre Pierluigi Stefanini e Enrico Giovannini, rispettivamente presidente e portavoce dell’ASviS.
Lo sviluppo sostenibile in Italia
Dopo alcuni anni in cui si era registrato un colpevole ritardo del nostro Paese in materia di sviluppo sostenibile (vuoi saperne di più?), il Rapporto 2019 evidenzia alcuni interessanti passi in avanti.
In primo luogo, uno step importante per dotare l’Italia di una governance per l’Agenda 2030 è stato fatto grazie alla costituzione della cabina di regia “Benessere Italia”, la quale si propone di coordinare, monitorare, misurare e migliorare le politiche di tutti i ministeri nel segno del benessere dei cittadini. Inoltre, il Ministero dell’Ambiente e della Tutela del Territorio e del Mare ha avviato le attività di istituzione del “Forum per lo sviluppo sostenibile” previsto dalla Strategia Nazionale per lo Sviluppo Sostenibile (SNSvS), presentandone ufficialmente il funzionamento durante la prima Conferenza nazionale per lo sviluppo sostenibile, svoltasi a Napoli nel dicembre 2018.
Altre azioni importanti sono state promosse in materia di educazione e informazione sui temi dello sviluppo sostenibile nelle scuole, nelle università e nelle amministrazioni pubbliche e sul fronte della mobilitazione delle imprese e della finanza sostenibile. Su questo fronte il rapporto segnala che nei mesi scorsi 10 associazioni imprenditoriali hanno presentato al Governo il documento congiunto “Acceleriamo la transizione alla sostenibilità. Le imprese per l’Agenda 2030” indicando le linee di azione necessarie per accelerare il passo verso gli SDGs.
Per quanto riguarda i singoli obiettivi, il documento evidenzia poi miglioramenti per l’Italia in alcuni degli indici che descrivono la sostenibilità sociale del Paese. Tra questi ci sono:
- Assicurare la salute e il benessere per tutti e per tutte le età (obiettivo 3). L’indicatore sulla salute e il benessere è migliorato in modo particolare a partire dal 2015; tale dinamica positiva è spiegata dalla riduzione della probabilità di morte sotto i 5 anni (3,4 decessi entro i 5 anni per mille nati vivi nel 2017) e della proporzione standardizzata di persone di 14 anni e più che non praticano alcuna attività fisica;
- Assicurare un’istruzione di qualità, equa ed inclusiva, e promuovere opportunità di apprendimento permanente per tutti (obiettivo 4). Dal 2010 in poi si osserva un deciso aumento sia della quota di persone di 30-34 anni che hanno conseguito un titolo universitario sia della quota di persone di 25-64 che hanno completato almeno la scuola secondaria di II grado (scuola media superiore). Da sottolineare poi come la percentuale di studenti di 15 anni che non raggiungono il livello di competenze matematiche di base sia diminuita nel corso del tempo. Infine, nell’ultimo anno il tasso di abbandono scolastico peggiora, in controtendenza con gli anni precedenti, attestandosi al 14%;
- Raggiungere l’uguaglianza di genere e l’empowerment di tutte le donne e le ragazze (obiettivo 5). Anche in questo caso l’indicatore mostra un andamento crescente per tutta la serie storica osservata (2010-2017). Dopo la lieve flessione avvenuta nel 2016, l’indicatore torna a migliorare grazie all’aumento della percentuale di donne nei consigli di amministrazione delle società quotate in borsa e della quota di donne presenti negli organi decisionali. A sostenere il buon andamento dell’indicatore, si segnala la tendenza crescente dei rapporti di femminilizzazione del tasso di occupazione e di quello dei laureati.
Il contrasto alla povertà e alle disuguaglianze: la strada è ancora lunga
Allo stesso tempo però segnali non del tutto confortanti dal punto di vista sociale arrivano da altri indici di cruciale importanza. Tra questi spiccano quelli riguardanti il contrasto alla povertà e alle disuguaglianze economiche.
In particolare, si evidenzia un netto peggioramento – specialmente a partire dal 2014 – dell’indice che sintetizza l’obiettivo 1, cioè porre fine ad ogni forma di povertà. Stando al Rapporto, nel biennio 2016-2017 questa dinamica negativa è riconducibile all’aumento della povertà assoluta e della povertà relativa, che registrano entrambe il valore più alto di tutta la serie storica osservata (rispettivamente 8,4% e 15,6% della popolazione). Tra gli individui in povertà assoluta si stima che i giovani di 18-34 anni siano 1 milione e 112mila, il valore più elevato dal 2005. Da segnalare che nel 2017 si registra una diminuzione dell’indice di grave deprivazione materiale, il quale resta comunque superiore di 3,5 punti rispetto alla media europea (vuoi saperne di più?).
Anche l’indicatore relativo all’obiettivo 8 – cioè incentivare una crescita economica duratura, inclusiva e sostenibile, un’occupazione piena e produttiva e un lavoro dignitoso per tutti – è stato fortemente influenzato dal ciclo economico. Di conseguenza, esso peggiora fino al 2014, a causa dell’andamento sfavorevole del PIL per occupato e dell’aumento della disoccupazione e della quota dei giovani NEET (la più alta dei Paesi UE), mentre nel triennio 2015-2017 si registra un lento recupero.
Anche per tali ragioni, gli esperti dell’ASviS sottolineano come è fondamentale che gli effetti del Reddito di Cittadinanza siano misurati e monitorati con cura e continuità, così da poter individuare le aree che richiedono ulteriori potenziamenti (per saperne di più). Allo stesso tempo, la misura deve essere accompagnata da un’adeguata offerta di servizi per l’avviamento al lavoro, con percorsi di educazione e di formazione mirati che inneschino un ciclo virtuoso che riduca non solo l’elevato tasso di disoccupazione, ma anche il tasso dei cosiddetti working poor (persone occupate che si trovano al di sotto della soglia di povertà).
Nel Rapporto si evidenzia inoltre come, in tema di esclusione sociale, particolare attenzione va posta nei confronti dei minori, per i quali vanno rafforzate le misure di contrasto alla povertà economica, educativa ed alimentare. A queste va aggiunta una seria politica di supporto ed empowerment diretta alle famiglie che sono maggiormente esposte al rischio di esclusione sociale.
Come si è visto quindi, nonostante importanti novità, la strada verso una maggiore equità sul piano sociale rappresenta una mèta complessa da raggiungere. Proprio per questo, le analisi e i dati come quelli pubblicati dall’Alleanza Italiana per lo Sviluppo Sostenibile sono una fonte preziosa sia per chi – come il nostro Laboratorio – si occupa di studiare e raccontare tali fenomeni sia per i policy maker di livello nazionale e locale, i quali sono chiamati ad agire in maniera decisa ed efficace allo scopo di creare un sistema capace di rispondere a quanto definito all’interno dell’Agenda 2030.
Clicca qui per scaricare e consultare il Rapporto ASviS 2019
Qui è possibile rivedere la diretta della presentazione del Rapporto Asvis 2019