Le ultime stime Istat, spiega Michaela Camilleri su Il Punto, confermano un trend demografico ormai largamente riconosciuto: facciamo sempre meno figli e in età sempre più avanzata. Nel 2018 è stato raggiunto un nuovo record negativo per numero di nascite: 449mila, 9mila in meno del precedente minimo registrato nel 2017 (128mila nati in meno rispetto a dieci anni fa). Dall’altra parte il calendario della maternità risulta sempre più spostato in avanti: l’età media al parto continua a crescere, toccando per la prima volta la soglia dei 32 anni. In generale, a parità di fecondità totale espressa, tra il 2017 e il 2018 cresce la fecondità nelle età superiori ai 30 anni e diminuisce in quelle inferiori.
Al calo delle nascite si accompagna una fecondità rimasta stabile rispetto allo scorso anno, pari a 1,32 figli per donna, ma in continuo calo sul più lungo periodo: si tenga conto che in Italia il numero medio di figli per donna nel 1960 era 2,4, un valore addirittura superiore a quello necessario per garantire un adeguato ricambio generazionale, ovvero 2,1 figli per donna.
Ma quali sono gli strumenti attualmente previsti nel nostro ordinamento per favorire la natalità e sostenere la genitorialità? Camilleri ne elenca diversi, su cui tuttavia sarebbe necessario un riordino che, in prospettiva, dovrebbe portare ad un assegno unico familiare che cumuli le diverse misure. Ma, e lo ricordava anche la nostra Elena Barazzetta commentando la Legge di Bilancio 2019, la politica continua a perseguire una strategia miope che, invece di investire in misure volte a rispondere con lungimiranza ai bisogni continengenti delle famiglie e ai più ampi scenari demografici, naviga a vista senza creare un contesto utile a porre gli individui nella condizione di costruire e migliorare il proprio futuro.
Gli strumenti a sostegno della genitorialità
Michaela Camilleri, Il Punto – Itinerari Previdenziali, 27 giugno 2019