In questi giorni un comunicato dell’INPS ha riacceso le polemiche intorno alle politiche del Governo Conte a sostegno delle famiglie. L’Istituto Nazionale di Previdenza ha infatti ribadito che il bonus per asilo nido e baby-sitting alternativo al congedo parentale non è stato prorogato dalla Legge di Bilancio e, pertanto, dal 1° gennaio non è più possibile richiederlo. Come ben spiegato da Il Post:
Il bonus era stato introdotto per la prima volta dal governo Letta in via sperimentale per il triennio 2013-2015, e poi confermato dal governo Renzi per il biennio 2017-2018. Funzionava come sistema facoltativo e alternativo al congedo parentale, quello che permette ai genitori di prendere un congedo dal proprio lavoro fino a undici mesi, ricevendo solo una piccola frazione della retribuzione spettante (normalmente il 30 per cento e nessuna retribuzione in alcuni casi). I genitori che non avessero voluto o potuto sfruttare questa possibilità (per esempio perché non potevano permettersi di assentarsi dal lavoro) potevano utilizzare il bonus per ottenere 600 euro mensili con cui pagare baby sitter o le rate dell’asilo nido. È una misura considerata importante soprattutto per la libertà delle donne che non vogliono rinunciare a lavorare quando diventano madri.
Luigi Di Maio ha affermato che la notizia è falsa, e che anzi il Governo ha aumentato l’importo del bonus. In realtà il vicepremier si confonde con un’altra misura: il bonus nido annuale da 1.500 euro (effettivamente incrementato del 50% rispetto al passato).
Di Maio inoltre ha affermato che in futuro il governo introdurrà un nuovo provvedimento per dimezzare le spese per pannolini e quelle per baby sitter, ma il ministero del Tesoro da giorni sta facendo capire che non ci sono soldi per finanziare queste spese. Durante l’approvazione della legge di bilancio, infatti, proprio la maggioranza parlamentare aveva votato contro una serie di proposte dell’opposizione per ridurre l’IVA sui pannolini e altri beni di prima necessità.
Il taglio del bonus per baby sitter e asili nido
Il Post, 4 aprile 2019