Il contratto di rete è uno strumento di cooperazione tra imprenditori, introdotto in Italia nel febbraio 2009 con l’articolo 3, comma 4-ter e seguenti del decreto legislativo n.5 e modificato a più riprese negli anni successivi. Il complesso iter seguito dal legislatore sembra indicare che si tratti di un mezzo idoneo al rilancio dell’economia italiana, capace di rivitalizzare il sistema produttivo imprenditoriale in una situazione di crisi internazionale e di globalizzazione dei mercati. Il coordinamento di diverse attività economiche attraverso una rete comporta, infatti, un valore aggiunto che può tradursi, per le singole organizzazioni aziendali coinvolte, in crescenti livelli di capacità innovativa e di competitività sul mercato.
Come spiega Eleonora Maglia su Quadrante Futuro, tra gli obiettivi perseguiti dichiarati dalle imprese risultano prioritari l’internazionalizzazione, l’innovazione e lo sviluppo, ma è interessante osservare che, oltre agli utilizzi strettamente economici previsti in origine, di fatto i Network di imprese hanno fatto ricorso al contratto di rete anche per finalità relative a prestazioni sociali, adottando questo strumento per consentire alle singole retiste di offrire programmi di conciliazione vita-lavoro e di welfare aziendale che, date le ridotte dimensioni, risultano più difficili da elaborare.