Giovedì 31 gennaio, in occasione della festa di San Giovanni Bosco, si è tenuto a Roma il convegno “Mi interesso di te”. L’evento aveva lo scopo di raccontare i primi mesi di sperimentazione del progetto “Mi interesso di te”, promosso dalla Federazione nazionale SCS/CNOS – Salesiani per il sociale e finanziato da Intesa Sanpaolo nell’ambito della sua attività filantropica. L’iniziativa si propone di offrire un primo aiuto ai minori stranieri che arrivano nel nostro Paese non accompagnati da figure adulte di riferimento. Questi giovani, a cui spesso ci si riferisce con la sigla MSNA (Minori Stranieri Non Accompagnati), rappresentano una sfida significativa per il nostro sistema di accoglienza e integrazione.
Nel 2017 anche il Legislatore ha riconosciuto la particolare condizione dei MSNA attraverso una disciplina specifica (la cosiddetta “legge Zampa” – dal nome della deputata proponente – che abbiamo approfondito in questo articolo). “Mi interesso di te”, a partire da un primo contatto realizzato attraverso azioni di educativa di strada, mira a costruire con i minori stranieri una relazione di fiducia e un percorso d’aiuto che porti gradualmente all’apprendimento della lingua, alla formazione professionale e all’inserimento lavorativo.
L’origine del progetto e le sue declinazioni territoriali
“Mi interesso di te” è nato dall’esperienza di una piccola associazione romana, La Perla. Questo attore, nel periodo di picco migratorio nella rotta mediterranea registrato tra il 2015 e il 2016, ha iniziato a offrire un servizio di educativa di strada nei pressi della Stazione Roma Termini. Questo è il luogo intorno a cui, a Roma, gravitano i ragazzi “invisibili”: vivono e lavorano per strada e non sono inseriti in percorsi di accompagnamento. La prima sperimentazione si proponeva quindi di intercettare questi giovani attraverso l’educativa di strada per portarli – o riportarli, qualora ne fossero usciti – all’interno delle maglie della tutela e della presa in carico dei servizi.
In una seconda fase il progetto, sempre allo scopo di offrire un primo aiuto e una possibilità di contatto ai minori stranieri non accompagnati, ha istituito un centro diurno di bassa soglia presso cui questi ragazzi potessero usufruire di una serie di servizi di prima accoglienza (doccia, colazione, mediazione linguistica, ecc.). La Federazione SCS/CNOS – Salesiani per il sociale, consapevole delle criticità presenti nel sistema di accoglienza e accompagnamento dei MSNA, ha deciso di adottare il progetto e di promuovere nuove sperimentazioni in diversi contesti urbani coinvolgendo Intesa Sanpaolo come finanziatore delle diverse declinazioni territoriali. Le città scelte per le nuove sperimentazioni sono Napoli, Catania e Torino; la selezione è avvenuta non solo sulla base di una significativa presenza di MSNA ma, soprattutto, in ragione della presenza di reti territoriali in grado di promuovere il progetto.
La rilevanza dell’iniziativa, nella sua nuova formulazione proposta dai salesiani, risiede infatti non tanto nella predisposizione di nuovi servizi e interventi, ma nel rafforzamento delle competenze e della capacità di intercettazione e accompagnamento dei soggetti già attivi sul territorio.
L’esperienza torinese
Nella città di Torino il progetto è condotto dal Comitato SCS – un’associazione di secondo livello che riunisce tutti gli enti di ispirazione salesiana operanti in Piemonte e Valle d’Aosta e che è la diramazione locale della Federazione SCS/CNOS – insieme alla cooperativa sociale ET (Educatori di Territorio). Quest’ultima, attiva a Torino da più di trent’anni, offre percorsi di educativa territoriale a privati, in appalto con alcuni enti pubblici e in numerosi oratori della diocesi torinese. Nel corso degli anni ha promosso inoltre iniziative di educativa di strada in diverse circoscrizioni torinesi e progetti locali di social housing.
La sperimentazione è stata avviata a gennaio 2018 e si concluderà nella primavera del 2019. L’iniziativa torinese si concentra a San Salvario, storico quartiere di migrazioni adiacente alla Stazione Porta Nuova dove la comunità salesiana è fortemente radicata, grazie all’Oratorio San Luigi (il secondo Oratorio di Don Bosco). La declinazione torinese del progetto si è fin da subito strutturata diversamente dall’esperienza originaria: Torino è una città che difficilmente è raggiunta per caso dai giovani migranti, che la scelgono come meta se possono contare su contatti locali più o meno stretti e affidabili. Se quindi raramente gli operatori incontrano minori e ragazzi che vivono per strada, le caratteristiche locali del fenomeno comportano per i promotori del progetto un significativo impegno nella promozione dell’iniziativa sul territorio e nel rafforzamento della rete di intercettazione e di accoglienza. L’iniziativa si è presto confrontata con un’altra sentita esigenza locale: non solo accogliere i minori, ma anche accompagnare i giovani neo-maggiorenni nella costruzione di un percorso di autonomia.
Questa rete è rappresentata da tutti gli attori che localmente operano sul tema dei minori stranieri e dei giovani migranti; “Mi interesso di te” rappresenta un’importante nuova porta di accesso a questa rete, con cui coopera strettamente. Anche l’Ufficio Minori Stranieri rappresenta un interlocutore fondamentale per il progetto: il confronto con esso permette innanzitutto di verificare quali minori siano effettivamente non accompagnati e, in seconda battuta, quali interventi e percorsi siano eventualmente già stati messi in campo a favore dei singoli minori intercettati da “Mi interesso di te”. L’iniziativa conta infine sulla fondamentale collaborazione delle forze dell’ordine e dei servizi sociali comunali. Gli interlocutori del progetto permettono agli operatori di attivare al bisogno servizi, interventi e consulenze di vario genere offerte proprio all’interno della rete e di trovare una risposta immediata alle principali necessità dei giovani migranti. Come sottolineato, un fondamentale elemento di riuscita del progetto è rappresentato dal rafforzamento della capacità di intercettazione della rete. Per questo motivo sono state attivate collaborazioni con diversi soggetti-sentinella dei quartieri e delle zone maggiormente frequentati da persone e famiglie migranti. Sono quindi stati coinvolti imam o persone di riferimento delle varie sale di preghiera presenti sul territorio; anche alcuni esercizi commerciali sono stati invitati a far parte della rete di segnalazione e messa in contatto con “Mi interesso di te” (parrucchieri, macellerie, ecc.).
Un fondamentale punto di accesso all’iniziativa è rappresentato poi dal centro diurno “Di Te”, implementato su ispirazione del progetto romano. Il centro torinese offre servizi di primissimo aiuto – quali docce e pasti caldi – che spesso rappresentano la base per la costruzione di un rapporto di fiducia con i ragazzi provenienti dalla strada. Il centro si concentra inoltre sul complesso lavoro di accompagnamento all’inserimento sociale offrendo, in particolare, un’opportunità di mediazione rispetto al linguaggio burocratico e specialistico dei servizi deputati all’inserimento lavorativo e sociale delle persone migranti.
Nel 2018 “Mi interesso di te” ha intercettato complessivamente 114 minori e giovani migranti.
Sfide aperte al/dal progetto “Mi interesso di te”
Le sperimentazioni locali di “Mi interesso di te” sono accompagnate da un percorso di monitoraggio e valutazione promosso dall’Università Cattolica del Sacro Cuore di Milano. La rilevazione ha lo scopo di descrivere i contesti locali e le loro caratteristiche e di individuare criticità del progetto e del sistema di accoglienza dei MSNA, anche al fine di richiedere nuovi finanziamenti per dare continuità all’iniziativa e favorire il passaggio da sperimentazione a intervento strutturale.
Come sottolineato, una fondamentale criticità emersa in questi mesi di attività è la fascia di età di riferimento: il servizio intercetta sempre più anche giovani neo-maggiorenni non accompagnati per costruire con loro il passaggio verso l’autonomia. In questo senso un ruolo fondamentale è giocato dalla formazione professionale e dal coinvolgimento in tirocini e apprendistati. Gli operatori del progetto torinese hanno però rilevato la difficoltà di inserire i ragazzi intercettati in corsi di formazione esistenti: essi appaiono infatti troppo impegnativi dal punto di vista delle competenze linguistiche, della durata, del contesto culturale in cui sono offerti.
Per questo motivo “Mi interesso di te” si è arricchito nel 2018 di una sperimentazione di due percorsi formativi pragmatici, brevi ed intensi che sboccano poi in tirocini pre-professionalizzanti utili a fornire ai ragazzi una prima conoscenza del mondo del lavoro nel nostro Paese. I due percorsi – uno legato alla riparazione e rigenerazione di grandi elettrodomestici e l’altro alle arti grafiche – hanno coinvolto finora 12 neomaggiorenni. Queste opportunità formative e di tirocinio sono costruite con le stesse aziende ospitanti e con le scuole professionali salesiane del territorio. La partecipazione di studenti dei corsi, futuri “colleghi” e imprese stimola la creazione di un’alleanza educativa intorno al giovane. La co-progettazione dei percorsi con le imprese – che a volte partecipano attivamente all’erogazione della formazione – rappresenta altresì l’occasione per rispondere in maniera più appropriata alle esigenze delle aziende, puntando quindi al concreto inserimento nel mondo del lavoro della persona coinvolta.
Il presente articolo è stato scritto grazie alle informazioni raccolte nel corso di un’intervista realizzata con Matteo Aigotti (coordinatore operativo del progetto “Mi interesso di te” per la città di Torino) e Francesca Maurizio (responsabile locale del progetto “Mi interesso di te” per la città di Torino).