Il 27 settembre a Verona si è svolta una mattinata di studio e riflessioni per approfondire ciò che è stato fatto e per capire cosa sarà del Terzo Settore dopo la riforma. Il seminario “La riforma del Terzo Settore. Stato dell’arte e questioni applicative alla luce dei decreti correttivi” , organizzato da Euricse in collaborazione con Cattolica Assicurazioni, ha focalizzato l’attenzione sulle recenti novità e, più in generale, sulla portata del Codice del Terzo Settore.
Il padrone di casa, Alberto Minali, amministratore delegato del Gruppo Cattolica Assicurazioni, ha inaugurato la giornata di lavori affermando che “Cattolica è l’unico Gruppo assicurativo che ha costruito un Osservatorio dedicato: l’ha fatto perché il Terzo Settore deve avere molta più riconoscibilità e molta più nobiltà rispetto a ciò che è stato in passato. Grazie, allora, a chi forma l’Osservatorio e, attraverso elevate competenze tecniche, mantiene il passo con una normativa in continuo divenire”. La conoscenza, ha spiegato Minali, è l‘incipit di tutto: “noi vogliamo rispondere a un’esigenza: conoscere. Per poi dare risposte efficaci, per essere al fianco degli operatori del Terzo Settore e per dare loro strumenti davvero utili”. Un modo, ha aggiunto, per sostenere un comparto rilevante per l’Italia: “cosa sarebbe il nostro Paese senza il Terzo Settore e senza le molteplici forme di protezione che offre?”.
La mattinata di lavori ha visto quindi l’intervento di Antonio Fici – esperto della legislazione nonprofit, ricercatore di Euricse, docente all’università del Molise e componente del Comitato scientifico dell’Osservatorio del Terzo Settore di Cattolica – che ripercorso i principali passaggi della riforma sottolineando che “più che di riforma del Terzo Settore dovremmo ormai parlare di nuovo diritto del Terzo Settore: in questo modo si rende esplicita la portata epocale della normativa”. Sono infatti molte le novità introdotte con i decreti correttivi elencati da Fici. “A partire dalla proroga del termine per l’adeguamento degli statuti: termine rinviato di sei mesi”. E ancora: “di enorme rilevanza sistematica e impatto pratico è il comma 1-bis, inserito nell’articolo 22 sull’acquisto della personalità giuridica da parte di associazioni e fondazioni del terzo settore. La novità colma un vuoto, semplificando la vita a quegli enti già costituiti che aspirano a qualificarsi come enti del terzo settore. L’articolo 22, infatti, prevede una procedura particolare, semplificata e rapida rispetto a quella ordinaria di cui al d.P.R. 361/2000, mediante la quale gli enti del terzo settore possono divenire persone giuridiche ed ottenere così il beneficio della responsabilità limitata di cui all’articolo 22, comma 7, del Codice”.
Quanto alla riforma tout court, “l’obiettivo – ha spiegato Alessandro Lombardi, direttore generale del Terzo Settore e della responsabilità sociale delle imprese presos il Ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali – era superare la frammentarietà della disciplina pre-esistente, per fornire un quadro omogeneo che potesse, valorizzando specificità delle singole figure organizzative, definire un quadro unitario”. L’approccio del Codice, ha ribadito Lombardi, “è multidimensionale: abbraccia profili di diritto privato, diritto amministrativo, diritto commerciale. Tutto ciò in una logica sistemica”. Ma il processo continua: “attualmente, al Consiglio nazionale del Terzo Settore sono arrivati alcuni provvedimenti per procedere alla loro discussione, a partire dalle linee guida per la valutazione dell’impatto sociale. La logica e il clima in cui si lavora sono caratterizzati da un dialogo franco”. All’attenzione degli uffici ministeriali, ha detto ancora, “ci sono anche altri provvedimenti, come la disciplina dei ricavi dell’impresa sociale, la disciplina delle erogazioni liberali, il provvedimento di controllo sull’impresa sociale”. Al momento “stiamo lavorando sulla progettazione esecutiva dell’alberatura del Registro Unico e definendo l’interrelazione con le amministrazioni locali” ha aggiunto Lombardi. “Il quadro che ne emerge ricorda il cantiere delle cattedrali medievali: tanti attori che sono in operosa attività nella costruzione di un edificio, le cui fondamenta sono salde e sono state fissate in maniera chiara. Abbiamo definito la base imprescindibile per ogni costruzione successiva”. Insomma: “la posizione dell’amministrazione è di piena apertura e dialogo continuo, sia con il Terzo Settore sia con le amministrazioni locali con cui, nei prossimi giorni, ci confronteremo. A partire dall’atto di indirizzo sull’utilizzo delle risorse finanziarie”.
“Siamo tutti protagonisti di questa riforma” ha fatto eco Felice Scalvini in rappresentanza di ANCI. “ La legge ha realizzato un Codice, ha istituzionalizzato un settore, ha realizzato una nuova identità sul fronte civilistico, sul fronte societario, sul fronte fiscale, sul fronte amministrativo e sul fronte dell’articolazione dei diversi livelli della pubblica amministrazione; una operazione potente di trasformazione istituzionale”. Quanto al futuro, Scalvini ha concluso il suo intervento con un appello: “in questa presa di posizione globale e di soggetti diversi che cercano di dimostrare come verrà applicato il Codice, ricordiamoci che il ruolo principale devono averlo gli attori del Terzo Settore che hanno contribuito al processo di costruzione del Paese e devono riscoprire un nuovo protagonismo”.
Le applicazioni del nuovo diritto del Terzo Settore sono più d’una e, altrettante, sono le possibilità di esportare le buone pratiche verso altre forme organizzative. Nel campo della sanità, ad esempio, come ha dimostrato la testimonianza di Fabio Lenzi del Fondazione Policlinico Gemelli, ma anche in quello della cultura, così come spiegato da Marco Abbadessa di Coop.Kalatà Culture.
I lavori sono stati conclusi da Gianluca Salvatori, segretario generale di Euricse che ha dichiarato che "oggi più che mai il terzo Settore ha un grande potenziale che è ancora e in parte inespresso e va quindi portato a un livello d’impatto più elevato”. In questo senso bisogna superare la piccola scala: “il Terzo Settore è fatto da organizzazioni che agiscono su piccola scala, e questo in parte è l’effetto di una scelta culturale e in parte a fronte di ostacoli strutturali”. Bisogna quindi "far sì che il Terzo Settore risponda a una responsabilità più ampia, ai bisogni del Paese”.