Lo scorso 18 aprile, alla Farnesina, è stato presentato il WeWorld Index 2018, lo strumento, giunto alla sua quarta edizione, che serve a valutare il progresso di un paese analizzando le condizioni di vita dei soggetti più a rischio di esclusione, come bambine e bambini, adolescenti e donne.
La classifica presentata quest’anno include 171 paesi. In 100 di essi, vi sono forme insufficienti, gravi o gravissime di esclusione, 50 paesi se si considerano solo le ultime due categorie, con il 59% della popolazione mondiale: era il 54% nel 2017. In vetta alla classifica troviamo l’Islanda, che scalza la Norvegia, mentre in fondo la Repubblica Centrafricana (-146 punti). I primi 20 paesi appartengono tutti a Centro e Nord Europa più Canada, Australia, Nuova Zelanda e Slovenia. Gli ultimi 20 appartengono tutti al continente africano, più Afghanistan e Yemen.
E l’Italia? Brutte notizie per il nostro paese, che regredisce nella classifica di 9 posizioni, passando dal 18° posto del 2015 al 27° del 2018. L’Italia è il paese dell’Ue che tra 2017 e 2018 segna la maggior regressione in classifica. Perché? Il peggioramento dell’Italia riguarda tante dimensioni: il contesto generale è meno pacifico, l’ambiente è meno sostenibile e il rischio di essere colpiti da disastri naturali è molto elevato. In particolare, la condizione dei bambini e delle bambine ha risentito del contesto economico in cui vivono: la povertà delle famiglie condiziona il benessere dei bambini e la loro inclusione in diversi ambiti, in primis quello educativo.
WeWorld Index 2018: la povertà educativa affossa l’Italia in classifica
Marco Chiesara, Huffington Post, 18 aprile 2018